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Federica
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Inserito il - 22/04/2008 : 19:04:12
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Temo di non essere d'accordo con Triad, sul suo commento di qualche tempo fa.. A mio avviso, la legge elettorale farà anche schifo. Ed è chiaro che non la cambieranno, così continuerà a fare schifo. Ma i votanti hanno un'ottima percentuale di responsabilità.
È come la gente attorno a me, che urla all'ignoranza per giustificare quello che storicamente in Italia accade ormai da anni ed anni.
Quanto a Lombardo, ha saputo vendere la sua immagine molto bene. Ha dato l'alternativa di destra a chi non avrebbe mai votato Cuffaro di nuovo o a chi ne aveva fin sopra i capelli di un'immagine sostanzialmente "rovinata". ha saputo muoversi a livello locale e a livello regionale. non mi sorprende che le cifre dei paesi etnei verso il suo partito siano ALLUCINANTI.
Anche noi siciliano non scherziamo affatto, né per quanto riguarda casa nostra, né per quanto riguarda il paese. |
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Cateno
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Inserito il - 22/04/2008 : 22:10:34
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Non c'è che dire, questi elettori "sa manginu a spisa"!
http://www.librino.it/prima.asp?indice_news=140
Mi convinco sempre più che non è l'informazione di per sé a far cambiare orientamento agli elettori; tutti sapevano chi è Lombardo. Lo hanno votato, anzi, proprio perché sapevano chi è, proprio perché sapevano che "magari questa volta il favorino lo fa a me"; lo hanno votato perché a loro non importa niente della mafia, importa solo che possano sentirsi più furbi del loro vicino. E Lombardo non ha avuto nessun merito, giacché se ci fosse stato Cuffaro lo avrebbero votato nuovamente.
Finché non lo fai tuo,/ questo "muori e diventa",/ non sei che uno straniero ottenebrato/ sopra la terra scura. (J. W. Goethe) |
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antonio
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Inserito il - 23/04/2008 : 11:30:47
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Mio saggio Cateno, sono pienamente d'accordo con te: molta gente sa chi vota e se non si guarda bene dal cambiare candidato è perchè spera di volgere aproprio favore la corruttibilità del politico in esame. Ciò che io considero decisivo nel far capire alla fin troppo gentile e sensibile Karis che noi siciliani vinciamo l'ipotetico ed avvincente agone della stoltezza con i nostri fratelli padani è stato da te espresso quando hai scritto che dalle nostre parti è fondamenentale sentirsi più furbi del vicino. Io non voglio certo sottovalutare questo sentimento tra gli italiani del Nord, ma se le mie pur brevi esperienze milanesi mi hanno rettamente insegnato esso, lì, è più attenuato, benchè, naturalmente, esistano delle eccezioni berlusconiane. Invece, caro Triad, stavolta non sono d'accordo con te: non è certo da attribuire a sotterfugi legislativi buoni per le democrazie popolari crollate negli anni Novanta l'elezione di farabutti, bensì alla intelligenza degli elettori e alla loro voglia, brama e smania di farsi rappresentare da manigoldi come loro stessi. D'altro canto non possiamo prendercela troppo neanche con l'informazione: pur in forme ridotte esiste, è sufficiente essere in grado di selezionarla e di elaborarla in modo critico ma ancora una volta la responsabilità dell'intorpidimento della vita politica e sociale italiana è, a mio avviso, da attribuire agli italiani stessi. Io credo poco nella forza dei capi politici capaci di animare e infiammare lo spirito di un popolo, nel bene e nel male: se un'idea o un progetto politico trovano un'espressione nella realtà è perchè ve ne sono le condizioni e queste, nelle democrazie, sono dettate dagli elettori, noi. In altri termini, se ci sono le porcate dei politici è perchè ci sono porci che vanno ghiotti di ghiande. Ora, vorrei passare a te Karis per convincerti che non hai molto di che scusarti con noi siciliani. Molti di voi hanno votato Lega o Berlusconi ma noi non siamo stati da meno avendo votato Berlusconi, Lombardo e Cuffaro. Se le mie informazioni sono corrette siamo stati capaci anche di determinare la rielezione di quell'uomo dotato di ogni raffinatezza che risponde al nome di Strano e che ha dato splendida prova di sè in Senato divorando mortadella. Cuffaro, il nostro ex governatore, una volta costretto a dimettersi perchè condannato in primo grado per favoreggiamento a degli uomini della mafia (peccato che non sia stato condannato per favoreggiamento alla mafia), ha avuto come grazioso dono dagli elettori siciliani un seggio al Senato e se consideri che quando qualche anno fa è stato rieletto alla presidenza della nostra regione la gente sapeva che rischiava una condanna per aver favorito la mafia e che nonostante ciò l'ha votato non preferendogli la candidata antimafia Rita Boprsellino, sorella del magistrato ucciso dalla mafia (e chissà, magari su ordine del Milanese) non c'è da sorprendersi. Di Lombardo hanno detto a sufficienza i miei amici ma sappi che ha stravinto le elezioni regionali ottenendo quasi i due terzi dei voti (viva le percentuali bulgare!) e battendo la Finocchiaro, esponente del Pd appoggiata dalle due sorelle dei magistrati Falcone e Borsellino. Che dire? I siciliano credono che la mafia non sia un loro problema; anzi molta della gentaglia che conosco sostiene che almeno, dove c'è mafia, c'è lavoro, non comprendendo che c'è solo concentrazione di ricchezza in mano a pochi e briciole per i cani. Ma a molti siciliani non dispiace fare i cani. Spero che tu inoltre conosca la magnifica figura di Dell'Utri, vero deus ex machina del berlusconismo, capace di esprimere solo i peggiori difetti dei siciliani: arroganza, sfontatezza nel prevaricare sugli altri certi di farla franca, immutabilità del carattere, mancanza di sincerità e, da non trascurare, vittimismo. E si noti che egli ha già subito delle condanne in primo e secondo grado per reati come estorsione, falso in bilancio (requisito minimo per stare nelle vicinanze di Berlusconi) e associazione mafiosa. Tu forse ora obietterai che il non plus ultra della volgarità, dell'illegalità e del populismo non è siciliano ma lombardo ma io mi permetto di dire che il signore di Arcore è una creatura siciliana più che mai. Le sue imprese non sarebbero neppure sorte se il denaro della mafia non fosse stato dirottato in favore dei suoi progetti e molti dei suoi sodali, oltre a Dell'Utri, sono siciliani. Siamo noi a sfruttare voi, non il contrario: la mafia ha soggiogato l'Italia negli ultimi decenni e nel breve, se subirà un considerevole ridimensionamento non sarà ad opera dello Stato, che è cresciuto e si è rafforzato col sostegno della mafia (ma una visone dulaistica mafia-stato è già una visione poco corretta, essendo il nostro Stato mafia distillata), bensì per merito della 'ndrangheta. In conclusione: non ti scusare affatto; tra un Cuffaro e un Borghezio, tra un Calderoli e un Lombardo, vincono sempre i Nostri prodi eroi, capaci di costruire clientele vaste e consolidate che voi vi sognate, e vincono anche dal punto di vista del grottesco. Prova a sentir parlare Lombardo e Cuffaro e i Vostri vi sembreranno dei maggiordomi!
Antonio Trovato |
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Stanley
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Inserito il - 23/04/2008 : 12:30:16
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Per chi volesse stare ancora peggio ecco il link del servizio a cui fa riferimento l'articolo riportato da Cateno. C'è poco da dire anche sull'intervista al Corriere di Lombardo, basta vedere come parla della "sua" Sicilia e di Verga, di cui stranamente aveva acquistato un archivio ad un prezzo ridicolo all'asta, senza che (ancora più stranamente) il Comune di Catania esercitasse il diritto di prelazione (fonte Wikipedia, in cui è possibile reperire altri misfatti). La deformazione sta nello specchio o in chi vi si guarda?
"Chi ha il coraggio di ridere è padrone degli altri,come chi ha il coraggio di morire" (G. Leopardi)
Stanley |
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Stanley
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Inserito il - 23/04/2008 : 16:14:26
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Il solito giornale comunista...
"Chi ha il coraggio di ridere è padrone degli altri,come chi ha il coraggio di morire" (G. Leopardi)
Stanley |
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Biuso
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Inserito il - 23/04/2008 : 17:01:01
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| Stanley ha scritto:
Per chi volesse stare ancora peggio ecco il link del servizio a cui fa riferimento l'articolo riportato da Cateno.
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Ho visto l'inchiesta... Terribile e magnifica la potenza della miseria -culturale prima che economica. Dai 25 ai 200 euro e la compravendita dei voti è completa, capillare, implacabile. Nei quartieri più popolari di Catania due giorni prima delle elezioni la gente esce dai "patronati" -pagati coi soldi pubblici ma al servizio di vari candidati poi vincenti- con i sacchetti della spesa. È la plebe di sempre, della storia profonda dei servi.
Promettono posti di lavoro precari, per 3 o 6 mesi, e poi si ricomincia. È semplice: con questo sistema la disoccupazione rimarrà secolare, come il sottosviluppo. Perché? Perché con un lavoro vero, con una vita dignitosa, una persona non sarà più ricattabile, condizionabile, manipolabile. Ergo: il sistema clientelare rende perenne la fame. E' così difficile da capire?
agb ««Per lætitiam...intelligam passionem qua mens ad majorem perfectionem transit» (Spinoza, Ethica, III, XI, Scholium) |
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Stanley
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Biuso
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Inserito il - 24/04/2008 : 15:02:22
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Questa stagione è aperta da tempo. Tra gli eletti della destra in Parlamento, il 56% è composto da avvocati. Hanno forze bastanti per fare causa a tutta Italia.
Un altro modo per intimorire le pochissime voci libere. Anche questo è l'Italia e la sua "Giustizia".
Uno dei libri più scientifici dedicati all'antropologia italica è Pinocchio, non solo e non tanto per la trionfante e pervasiva bugia ma per molti dei suoi episodi: quando Pinocchio viene picchiato e derubato, il giudice lo spedisce in prigione. Amara ma realistica metafora.
agb ««Per lætitiam...intelligam passionem qua mens ad majorem perfectionem transit» (Spinoza, Ethica, III, XI, Scholium) |
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Biuso
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Inserito il - 27/04/2008 : 10:14:44
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| Biuso ha scritto:
Le conseguenze possono essere sostanzialmente due:
- il commissariamento, primo passo verso la liquidazione, ed è «chiaro che gli effetti del commissariamento sarebbero terribili: flotta falcidiata e circa 7.000 persone che perderebbero il lavoro. Inoltre se la compagnia si fermasse anche solo per un paio di giorni o andasse in amministrazione straordinaria senza avere garanzie finanziarie di rilancio, il rischio di crac diventerebbe reale: si bloccherebbero le prenotazioni e i noleggiatori di aerei ritirerebbero i jet in affitto alla Magliana, circa un quarto della flotta». - un "prestito ponte", e cioè lo scaricare ancora una volta sull'intera collettività i costi di una gestione tutta clientelare, partitica, assistenzialistica della Compagnia di bandiera: «un "buco nero" costato alla collettività 15 miliardi in 15 anni, 270 euro per ogni cittadino, neonati compresi»
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Delle due soluzioni, il grande promettitore della riduzione fiscale -bugiardo come sempre- ha scelto quella che "mette le mani nelle tasche degli italiani". Altri soldi pubblici, cioè di noi tutti, buttati nel nulla del fallimento Alitalia invece che nella ricerca, nella scuola o nella sanità...
Lo rileva anche Scalfari su Repubblica di oggi.
---------------- Berlusconi - non il governo Prodi che non c'è più - ha buttato nella fornace Alitalia 300 milioni presi dalle casse pubbliche per guadagnare tre o quattro mesi di tempo.
In attesa di chi e di che cosa? Alitalia non può esser rimessa in piedi da sola. Non è una questione di soldi ma di imprenditorialità e di dimensioni. Non esiste neppure una remota probabilità di una compagnia aerea italiana che abbia da sola un ruolo internazionale.
Aeroflot è una compagnia regionale e statale ancor più piccola del rottame Alitalia. Lufthansa pone condizioni ancora più severe di quelle di Air France.
Gli italiani chiamati da Berlusconi a contribuire alla cordata patriottica si riducono a Ligresti e forse a Tronchetti Provera. Se tra tutti e due metteranno insieme 150 milioni sarà un miracolo. Le banche tireranno fuori un finanziamento solo se ci sarà un piano industriale.
Bruxelles non accetterà mai un aiuto di Stato per rianimare un moribondo, l'ha già concesso una volta e non è servito a niente. Londra, Berlino, Parigi son lì a vigilare perché una violazione delle regole europee in un settore strategico come l'aeronautica non avvenga. Tutta questa incredibile storia è la degna inaugurazione del Berlusconi-ter. Bossi se ne frega, il Nord secessionista vola benissimo con i suoi aeroporti padani.
Da lui Berlusconi non avrà nessun aiuto per Alitalia ladrona. ----------------
agb ««Per lætitiam...intelligam passionem qua mens ad majorem perfectionem transit» (Spinoza, Ethica, III, XI, Scholium) |
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Biuso
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Inserito il - 01/05/2008 : 12:13:23
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E' un po' lungo. Leggetelo quando avrete tempo, aiuta a capire chi è il nuovo presidente del Senato e in quale gorgo stiamo precipitando. E' tratto da "I Complici - tutti gli uomini di Bernardo Provenzano da Corleone al Parlamento" di Lirio Abbate e Peter Gomez, Fazi Editore, 2007.

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"Schifani disse a La Loggia: 'senti Enrico, dovresti telefonare a Nino Mandalà, perché ha detto che a Villabate Gaspare Giudice non ci deve mettere piede... e quindi c'è la possibilità di recuperare Nino Mandalà, telefonagli'. Il mafioso è quasi divertito. Tanta confusione intorno al suo nome in fondo lo fa sentire importante. Alzare la voce con i politici è sempre un sistema che funziona. E, secondo lui, anche Renato Schifani ne sa qualcosa. Dice Mandalà: 'Simone, hai presente che Schifani, attraverso questo [il candidato di Misilmeri]... aveva chiesto di avere un incontro con me, se potevo riceverlo. E io gli ho detto no, gli ho detto che ho da fare e che non ho tempo da perdere con lui. Quindi, quando ha capito che lui con me non poteva fare niente, si è rivolto al suo capo Enrico La Loggia che, secondo lui, mi dovrebbe telefonare. Ma vedrai che lui non mi telefonerà. Mi può telefonare che io, una volta, l'ho fatto piangere? Nell'auto di Simone Castello la domanda del boss di Villabate è seguita da qualche secondo di silenzio. Poi le microspie dei carabinieri registrano la storia di un'amicizia tradita. Una storia di mafia in cui i capibastone minacciano e i politici, terrorizzati, chiedono piangendo perdono. Mandalà la narra con astio, tutta d'un fiato. Torna con la mente al 1995, l'anno in cui suo figlio Nicola era stato arrestato per la prima volta. Accusa La Loggia di averlo lasciato solo, di averlo 'completamente abbandonatoì, forse nel timore che qualcuno scoprisse un segreto a quel punto divenuto inconfessabile: lui e Nino Mandalà non solo si conoscevano fin da bambini, ma per anni erano anche stati soci, avevano lavorato fianco a fianco in un'agenzia di brokeraggio assicurativo. 'Non mi aspettavo che dovesse fare niente, che dovesse fare dichiarazioni alla stampa, ma almeno un messaggio, 'ti do la mia solidarietà', [mr lo poteva mandare]. Stiamo parlando di un rapporto che risale alla notte dei tempi, quando eravamo tutti e due piccoli - lui è più piccolo di me - [nemmeno] mi ricordo quando ci siamo conosciuti. [Ma] suo padre... era mio padre, lui era un cristiano con i cazzi, non [come] questo pezzo di merda... [Poi siamo stati] soci in affari perché abbiamo avuto assieme una società di brokeraggio assicurativo, lui presidente e io amministratore delegato. [Andavamo] in vacanza assieme...' Il portaordini di Provenzano cerca d'interromperlo, sembra voler tentare di calmarlo: 'Va bene, magari è il presidente [dei senatori di Forza Italia e non si può esporre]...' #8216;D'accordo, però, dico, in una situazione come questa... Dio mio mandami un messaggio. [Poteva farlo attraverso] 'sto cornuto di Schifani che [allora] non era [ancora senatore], [ma faceva] l'esperto [il consulente in materie urbanistiche] qua al Comune di Villabate a 54 milioni [di lire] l'anno. Me lo aveva mandato [proprio] il signor La Loggia. Lui [Schifani] mi poteva dire, mi chiamava e mi diceva:'Nino vedi che, capisci che non si può esporre però è con te, ti manda [i saluti]'. No, e invece non solo non mi manda [a dire] niente lui, ma Schifani...' 'Dice che non ti conosce...' 'Schifani, quando quelli là in Forza Italia, gli chiedono 'ma che è successo all'amico tuo, al figlio dell'amico tuo' risponde 'amico mio?...no, manco lo conosco, lo conosco a mala pena'. [Così] il signor Schifani [quando veniva a Villabate] per motivi di lavoro [la consulenza per il Comune] vedeva a me e, minchia, scantonava, scivolava, si spaventava come se... come se prendeva la rogna, capisci? Poi, un giorno, dopo la scarcerazione di Nicola, [io e La Loggia] ci siamo incontrati a un congresso di Forza Italia. Lui viene e mi dice: 'Nino, io sai per questo incidente di tuo figlio...'. Gli ho detto: 'Senti una cosa, tu mi devi fare una cortesia, pezzo di merda che sei, di non permetterti più di rivolgermi la parola'. 'Ma Nino, ma è mai possibile che tu mi tratti così?'. 'E perché come si deve trattare? Perché non è possibile spiegarmelo. Chi sei?' 'No, ma io non dico questo, ma i nostri rapporti...' 'Ma quale rapporto.' 'Senti possiamo fare una cosa, ne possiamo parlare in ufficio da me?', #8216;Si perché no...' E ci siamo trasferiti in via Duca della Verdura [lo studio di La Loggia]. [...] Da un certo punto di vista l'astio dell'avvocato Mandalà è perfettamente comprensibile. Lui Schifani e La Loggia li aveva sempre considerati degli amici, tanto che erano stati tra gli ospiti importanti del suo secondo matrimonio, avvenuto nei primi anni Ottanta. A quell'epoca Nino Mandalà era appena rientrato in Sicilia da Bologna, dove lavorava nel mondo delle concessionarie d'auto e dove anche suo figlio Nicola era nato. Con loro aveva fondato la Sicula Brokers, una strana società in cui i suoi futuri leader di Forza Italia sedevano fianco a fianco di imprenditori di odor di mafia e boss di Cosa Nostra. A scorrere le pagine ingiallite di quei documenti societari c'è da rimanere a bocca aperta: la Sicula Brokers viene creata nel 1979 e tra i soci, accanto a Mandalà, La Loggia e Schifani, compaiono i nomi dell'ingegnere Benny D'Agostino, il titolare delle più grandi imprese di costruzioni marittime italiane, poi condannato per concorso esterno in associazione mafiosa, e di Giuseppe Lombardo, l'amministratore delle società di Nino e Ignazio Salvo, i re delle esattorie siciliane arrestati nel 1984 da Giovanni Falcone perché capi della famiglia mafiosa di Salemi. La Sicula Brokers è insomma una società simbolo di quella zona grigia nella quale, per anni, borghesia e boss hanno fatto affari. Palermo del resto è sempre stata così: nel dopoguerra i mafiosi erano i campirei dei ricchi, erano gli uomini di fatica ai quali la borghesia e l'aristocrazia delegavano l'amministrazione delle terre e dei beni. Un rapporto quasi simbiotico, spesso caratterizzato da reciproci scambi di favori. Ecco quindi che Benny D'Agostino, il socio di La Loggia, Schifani e Mandalà, viaggia nei primi anni Ottanta in Ferrari con don Michele Greco, il 'papa della mafia'; ospita nelle sue proprietà i latitanti; si dedica con i prestanome di Provenzano, come il boss Pino Lipari, al controllo della spartizione degli appalti pubblici. Ecco quindi che il senatore Giuseppe La Loggia, il padre di Enrico, stando al racconto di Mandalà, si presenta da un capomafia come Turiddu Malta per domandare il suo appoggio elettorale. Un fatto quasi normale per l'epoca, tanto che del sostegno dato da Cosa Nostra a La Loggia senior parlerà anche Nick Gentile, un pezzo da novanta nella Cosa Nostra made in USA, consigliere di Al Capone e Lucky Luciano. [...] Il problema è che la mafia, al contrario della politica, non dimentica. Anche a distanza di anni, anzi di decenni, è difficile scrollarsi di dosso certi rapporti, certe antiche relazioni. Ed è difficile anche per Enrico La Loggia che pure, a metà degli anni Ottanta, fa parte come assessore della prima giunta del sindaco Leoluca Orlando e, per diretta ammissione di Nino Mandalà, in quelle vesti risponde di no alle sue richieste di aiuto. Così le vittorie elettorali di Forza Italia nelle zone di Villabate e Bagheria, feudi di Provenzano e della famiglia Mandalà, diventano pericolose. Francesco Campanella, che osserva quanto accade dalla sua poltrona privilegiata di presidente del consiglio comunale, se ne accorge quasi subito. Nel 1994 l'avvocato Nino Mandalà sbandiera i suoi legami importanti. Se ne fa vanto. Dice a Francesco di avere'strettissimi rapporti con il senatore', gli parla del suo matrimonio al quale anche lui e Schifani avevano partecipato, e Campanella capisce che non mente. Il nuovo segretario comunale viene scelto dal sindaco Navetta su #8216;segnalazione di La Loggia' e la stessa cosa accade con Schifani: 'I rapporti tra loro erano ancora ottimi durante l'inizio dell'attività politica del Mandalà nel '94, tant'è vero che La Loggia era il suo riferimento all'interno di Forza Italia [...]; a un certo punto Schifani fu segnalato da La Loggia come consulente e quindi nominato dal sindaco come esperto in materia urbanistica. [...] Le quattro varianti al piano regolatore di cui abbiamo parlato, parco suburbano, la variante commerciale, la viabilità, furono tutte concordate dal punto di vista anche di modulazione, di componimento, insomma dal punto di vista giuridico con lo stesso Schifani'. [...] Lì Mandalà organizzò tutto per filo e per segno interagendo in prima persona. [...] Mi disse che aveva fatto una riunione con Schifani e con La Loggia e che aveva trovato un accordo per il quale i due segnalavano il progettista del piano regolatore generale, incassando anche una parcella di un certo rilievo [...]. L'accordo, che Mandalà aveva definito con i suoi amici Schifani e La Loggia, era quello di manipolare il piano regolatore, affinché tutte le sue istanze - che poi erano [la richiesta] di variare i terreni dove c'erano gli affari in corso e addirittura di penalizzare quelle della famiglia mafiosa avversaria o delle persone a cui si voleva fare uno sgarbo - fossero prese in considerazione dal progettista e da Schifani [...] Cosa che avvenne, perché poi cominciò questa attività di stesura del piano regolatore e io mi trovai a partecipare a tutte le riunioni che si tennero con lo stesso Schifani, qualche volta allo studio di Schifani e qualche altra volta al Comune. Io [poi] partecipai anche alle riunioni, più tipiche della famiglia mafiosa, in cui Schifani non c'era...' [...] Il clan di Villabate si butta a capofitto nell'affare. Dal Nord torna il costruttore che se ne era andato dal paese quando era scoppiata la faida con i Montalto. Si mette in società con Nino Mandalà, assieme a lui contatta tutti i proprietari degli appezzamenti di terreno che sarebbero dovuti diventare edificabili e fa loro firmare dei preliminari di vendita. In buona sostanza la mafia si accaparra tutte le zone in cui si potrà costruire. In un incontro con il sindaco Navetta e i due Mandalà, Francesco discute il piano regolatore e 'gli inserimenti fatti dal progettista con i pareri di Schifani'. Domanda il pubblico ministero [a Francesco Campanella]: 'Io volevo capire questo: le risulta che Schifani fosse al corrente all'epoca degli interessi di Mandalà in relazione all'attività di pianificazione urbanistica del Comune di Villabate?' 'Assolutamente sì, il Mandalà mi disse che aveva fatto questa riunione con La Loggia e con lo stesso Schifani e l'accordo era appunto nominare, attraverso loro, questo progettista che avrebbe incassato questa grossa parcella che in qualche modo avrebbe condiviso con lo stesso Schifani e La Loggia [...]' 'Quindi la parcella non sarebbe andata soltanto al progettista?' 'No, il progettista era il titolare di un interesse economico che era condiviso dallo stesso Schifani e La Loggia'. [...] '...però rimane da capire, signor Campanella, esattamente in che epoca si collocano o si colloca, se colo una, quella riunione tra Mandalà, La Loggia e Schifani in relazione alla pianificazione urbanistica del Comune di Villabate'. 'Questa si colloca sicuramente in epoca successiva all'arresto di Mandalà Nicola, nell'epoca in cui stavamo adottando questi atti...
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agb ««Per lætitiam...intelligam passionem qua mens ad majorem perfectionem transit» (Spinoza, Ethica, III, XI, Scholium) |
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Biuso
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Inserito il - 09/05/2008 : 08:49:30
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Biuso
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Inserito il - 11/05/2008 : 18:24:35
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| Biuso ha scritto:
E' un po' lungo. Leggetelo quando avrete tempo, aiuta a capire chi è il nuovo presidente del Senato e in quale gorgo stiamo precipitando. E' tratto da "I Complici - tutti gli uomini di Bernardo Provenzano da Corleone al Parlamento" di Lirio Abbate e Peter Gomez, Fazi Editore, 2007.
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La risposta di Travaglio alle accuse ricevute dopo aver ricordato in televisione alcuni dei fatti narrati in questo libro. Un attentato inaudito all'onore di Schifani, subito condannato a destra e a sinistra... La dolce dittatura berlusconiana eliminerà una alla volta le voci che possono arrivare alle masse. Rimarranno -speriamo- questi nostri spazi telematici, che i potenti sanno bene essere del tutto elitari (tra quattro amici "idealisti", "sognatori", "fessi"...) e dunque altrettanto ininfluenti.
agb ««Per lætitiam...intelligam passionem qua mens ad majorem perfectionem transit» (Spinoza, Ethica, III, XI, Scholium) |
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antonio
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Inserito il - 12/05/2008 : 11:25:00
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La mediocrità del potere politico ora in auge, che pervade perfino gli esemplari che hanno costituito il governo ombra, è chiara ed evidente anche per il fatto che a loro delle elite non importa nulla: non sono un problema e non fanno paura; ciò che conta è solo la massa dei senza testa che non riescono ad averne una neanche nella somma delle loro pseudoindividualità (e, del resto, quando una massa avrebbe mai avuto una testa?). Noto inoltre che grado di libertà vi è in Italia: uno dei pochi giornalisti non prezzolati o supinamente servi compiacendosi del fatto di esserlo viene attaccato per aver disonorato un uomo d'onore e l'opposizione (Di Pietro non costituisce alcuna opposizione, è altro rispetto a questo sistema politico e mi piace pensarlo come non in relazione con esso) corre a incensare l'esponente dell'onorata società. Ma l'obiezione più inteligente è stata presentata dallo stesso Travaglio: siamo in un paese ridicolo (questo lo dico io); si è limitato a dire quanto già scritto e pubblicato su dei libri e lo si attacca perchè osa dirlo in tv. Allora è vero che la televisione possiede un potere ontologico, in quanto conferisce realtà e pertanto pericolosità ad enunciati che se espressi con altri mezzi di comunicazione di fatto non esistono. Mi chiedo quante persone in Italia abbiano la percezione dell'ingiustizia che sta subendo Travaglio e con lui tutti coloro che non pensano un gran bene di Schifani: forse noi non abbiamo ancora capito che ci sono ormai Paesi di più scarsa tradizione democratica e liberale che ci hanno superato per libertà. Viva l'Italia!
Antonio Trovato |
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Biuso
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Inserito il - 12/05/2008 : 15:21:23
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Stamattina -anche su richiesta della Presidenza- ho invitato gli studenti a dedicare la seconda ora di lezione alla presentazione in Aula Magna di un libro nel quale Filippo Conticello ha raccolto le testimonianze di imprenditori di tutta la Sicilia che si rifiutano di pagare il pizzo alle cosche mafiose.
E' stato un bellissimo incontro, nel quale di è parlato anche di Berlusconi e di Travaglio. Ne ho scritto su girodivite: L'Isola che c'è

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Biuso
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Inserito il - 13/05/2008 : 09:30:47
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Ho letto con amara costernazione l'articolo cerchiobottista di Giuseppe D'Avanzo sull'odierna Repubblica. Se anche questo giornale si accoda al giustificazionismo delle anime belle, è proprio finita. Credo che io, voi, D'Avanzo e ogni siciliano che abbia gli occhi un poco aperti sappia bene come certi politici d'alto bordo delle nostre terre siano assai più che contigui alle mafie. Non solo: chi fra questi giornalisti "liberi ed equilibrati" ricorda che Andreotti NON è stato assolto dall'accusa di associazione mafiosa ma è stato prescritto (e quindi riconosciuto colpevole)? Ciò che emerge è la classica punta ma ora anche Repubblica vuole inabissarla.
Ha detto bene ieri Bruno Piazzese riferendosi a quel giornale: chi lo compra paga due volte: una all'edicolante, l'altra con le tasse che vanno a sostenere il finanziamento pubblico alla stampa. Una delle tante vergogne di questo Paese. Per fortuna c'è la Rete, ancora indomabile (per quanto?).

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