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Biuso
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Inserito il - 13/05/2008 : 14:20:02
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Sembra non esserci fine alla sicula vergogna. L'amico di Brusca va in Senato.
Repubblica difenderà anche questo nuovo senatore?
agb ««Per lætitiam...intelligam passionem qua mens ad majorem perfectionem transit» (Spinoza, Ethica, III, XI, Scholium) |
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Biuso
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Inserito il - 20/05/2008 : 17:46:38
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E' un testo lungo ma illuminante. Lo si trova qui: www.beppegrillo.it/2008/05/passaparola_in.html#more
=================== Oggi alle ore 14.00 Marco Travaglio ha inaugurato la rubrica "passaparola", il suo appuntamento settimanale col blog. Riporto di seguito la trascrizione della diretta video.
"Buongiorno a tutti. Iniziamo questo appuntamento settimanale. Sono un po' inesperto in questa materia e quindi spero che la cosa venga bene, ma verrà meglio nelle prossime settimane. Io vorrei sfogliare con voi i giornali della settimana per mostrare quali sono i problemi che affliggono l'informazione dei quali tutti noi, tutti voi credo, siamo molto preoccupati. Parto da un caso che mi ha coinvolto ma che, in realtà, non è il mio caso: si chiama "caso Schifani" anche se molti l'hanno chiamato "caso Travaglio". Dieci giorni fa sono stato da Fabio Fazio a raccontare alcune cose già presenti in alcuni libri mai querelati e in alcuni articoli querelati da Schifani che però ha perso la causa perché un giudice ha stabilito che tutto quello che aveva scritto di lui l'Espresso era sostanzialmente vero, non c'era alcuna diffamazione. Quella sera, come già mi era capitato sette anni fa quando ero andato a presentare un altro libro nelle stesse identiche condizioni da Daniele Luttazzi, è intervenuta la prima gallina che fa l'uovo, sempre in questi casi, cioè l'allora ministro e ora capogruppo del Popolo della Libertà provvisoria Maurizio Gasparri il quale ha dichiarato che ci sarebbero state delle conseguenze politiche. Per un attimo mi sono domandato "fanno dimettere Schifani?", in realtà volevano far dimettere me da non so cosa e far cacciare tutti i capi possibili e immaginabili della Rai come se io avessi chiesto il permesso o addirittura avessi ricevuto ordini dai capi della Rai, figuriamoci, per dire quelle cose. Mi ha molto colpito il fatto che tra i più solerti a intervenire contro il fatto che avessi raccontato una cosa vera, documentata e già nota, c'è stato il direttore di Rai3 Paolo Ruffini, già noto per aver collaborato alla chiusura del programma di Sabina Guzzanti "Raiot" - anche lì perchè si dicevano troppe cose vere tutte insieme. Ha dichiarato che ho "gratuitamente offeso la seconda carica dello Stato". Effettivamente era gratis, perché nessuno mi ha pagato per farlo. In realtà, Ruffini ha un conflitto di interessi quando parla di Schifani. Forse nessuno, o pochi, lo sanno ma Paolo Ruffini non è [solo] omonimo dell'ex ministro democristiano e dell'ex Cardinale di una certa Palermo anni Settanta: è il figlio del ministro e il nipote del Cardinale. Ma di più: la mamma del direttore di Rai3 Ruffini è la sorella dell'On. La Loggia che non è omonimo dell'attuale parlamentare di Forza Italia (che era socio di Schifani e di Nino Mandalà, poi condannato per mafia, nella famosa società Siculabroker tra la fine degli anni Settanta e la fine degli anni Ottanta): è proprio lui! Praticamente, Ruffini è il nipote di La Loggia. Quindi, le storie della Siculabroker gli basterebbe fare un giro di opinioni in famiglia per conoscerle...
E quando afferma che io non posso raccontarle in televisione... diciamo che sta dicendo che non dovrei rinvangare certe storie di famiglia. Della sua famiglia. Si chiama conflitto di interessi, anche se in questo caso Berlusconi non c'entra, ma nessuno l'ha fatto notare. Pazienza! Meglio sapere con chi si ha a che fare, chi parla e chi dirige la rete progressista della Rai; poi ci sono anche le reti dirette dal centrodestra. A quel punto cos'è successo? Nessuno ha chiesto a Schifani conto e ragione di quello che è nei documenti ma, in compenso, hanno cominciato a chiedere conto a me di una serie di cose che peraltro non ho mai fatto. Per esempio, l'ottimo giornalista di "Repubblica" D'Avanzo ha addirittura insinuato in un articolo mellifluo che io mi fossi fatto pagare le vacanze estive del 2002 o del 2003 da un signore che è stato poi condannato per mafia e che io non ho mai visto, né conosciuto, né sentito nominare. Poi, però, ha scritto "chi potrebbe credere a questa cosa?". Forse è il primo caso di un giornalista che nella riga sopra scrive una notizia e in quella sotto "ma nessuno ci crede!". Ma se nessuno ci crede perché la scrivi? Perché non la verifichi? Perché non fai il tuo mestiere? Pazienza, ma questo ha portato a parlare di me e delle mie vacanze invece di parlare delle società e delle consulenze urbanistiche del presidente del Senato. Consulenze urbanistiche che, guarda caso, sono state commissionate a Schifani dal comune di Villabate, uno dei comuni più infiltrati dalla mafia, e proprio da quel Nino Mandalà che proprio quindici-vent'anni prima sedeva nella stessa società di brokeraggio con Schifani e La Loggia. Comune che poi è stato sciolto due volte per mafia, per cui Schifani non ha potuto portare a termine il suo lavoro a proposito del Piano Regolatore che secondo il presidente del Consiglio Comunale di Villabate, Francesco Campanella attualmente in carcere e pentito, Schifani e La Loggia avevano concordato direttamente con il boss. Altra lezione di D'Avanzo: come fai ad accusare della gente di aver avuto rapporti, anche d'affari, [con queste persone] prima della loro incriminazione e della loro condanna? Uno non diventa mafioso il giorno in cui lo condannano per mafia o lo arrestano. Di solito è mafioso fin dalla più tenera età, è difficile la vocazione adulta nella mafia. Ti reclutano da giovane. Chi sta a Palermo e si mette in società con certe persone dovrebbe prima informarsi di chi siano. Chi accetta consulenze da un comune pesantemente infiltrato dalla mafia non può dire "non lo sapevo". Prima di lavorare in certi ambienti devi prendere informazioni, e su Mandalà le informazioni in loco erano piuttosto copiose. I magistrati, quando arrivano, sono sempre gli ultimi a sapere, un po' come i cornuti. Negli ambienti politici - lo diceva già Paolo Borsellino ma anche Giuseppe Aiala nel suo ultimo libro - chi ha certi rapporti lo si viene a sapere ben prima che la magistratura lo possa mettere nero su bianco. Altrimenti oggi dovremmo dire che Al Capone non era un mafioso. Al Capone non è mai stato condannato per mafia ma solo per evasione fiscale. Dovremmo definire Al Capone il "noto evasore fiscale italo-americano", secondo il metodo D'Avanzo. Ma andiamo avanti, non voglio parlare troppo di questo caso ma dei giornali, di come titolano i loro articoli e di quello che scrivono nei loro articoli. Naturalmente, la fonte che D'Avanzo indicava, cioè l'avvocato di questo Aiello che avrebbe detto di avermi pagato le vacanze, ha scritto a D'Avanzo una letterina su Repubblica in cui diceva "io non posso essere la sua fonte perché non l'ho mai sentita ne vista". La risposta di D'Avanzo non è stata "chiedo scusa, mi sono sbagliato, era una balla". Non ce n'è uno che si prenda la responsabilità di aver detto questa balla. Nessuno lo sa. La risposta di D'Avanzo sono due righe, uno vera lezione di giornalismo: "Il ricordo di Michele Aiello - cioè il ricordo che mi aveva pagato le vacanze, che non è vero - è stato raccolto da fonti vicine all'inchiesta". "Fonti vicine all'inchiesta". Tenete presenti queste parole, sono tutte espressioni nuove, neologismi che vengono fuori per l'occasione. "Fonti vicine all'inchiesta". Non si sa chi l'ha detto, sentito, riferito. "Fonti vicine all'inchiesta". Fonti purissime... Il Riformista: "Travaglio si discolpa su Repubblica: 'Ho pagato io quella vacanza'". Il titolo è già interessante: "si discolpa". Ma di che? Io non mi discolpo di niente, non ho fatto niente! Ho raccontato le mie vacanze proprio perché non ho niente da nascondere, mentre a dieci giorni da "Che tempo che fa" l'unico che non ha ancora spiegato è il presidente del Senato. Anche perché spontaneamente non lo farà mai. Ci vorrebbe un giornalista che gli mettesse un microfono sotto il naso e gli facesse la domanda sulla Siculabroker, sul comune di Villabate e sulle sue consulenze. Ma purtroppo non è accaduto. L'unico che gli ha messo sotto il naso il microfono è stato un giornalista del TG1 che, sdraiato carponi, gli ha chiesto: "Presidente, come agevolare il dialogo tra destra e sinistra?". Il presidente, naturalmente, ha risposto che il dialogo è importante. Meglio del dialogo che ha visto in questi giorni: è stato baciato da Anna Finocchiaro con grande trasporto. Non se lo poteva immaginare. Seconda domanda: "Anna Finocchiaro l'ha difesa, è contento?" Fine dell'intervista. Nessuna domanda. Che risponda lui a domande che nessuno gli fa sarebbe abbastanza impensabile, infatti questo è l'unico Paese in cui uno che ha avuto certi rapporti e ha certi particolari biografici può diventare, di fatto, il vicepresidente della Repubblica in quanto seconda carica dello Stato. En passant cito Il Giornale, che invece di parlare di Schifani parla di me in un articolo pieno di balle. A un certo punto c'è scritto che io avrei una rubrica settimanale su Repubblica Torino, ed è vero, in cui rispondo alle lettere "con il vezzo di un autoritratto firmato dal disegnatore Mannelli". Ma come faccio ad avere un autoritratto firmato da un disegnatore che non sono io? Quello si chiama ritratto, l'autoritratto è quello che mi faccio io! Non si sa più nemmeno che parole usare, in certi casi. Si usano parole completamente fasulle. A questo punto che succede? Le nebbie si diradano, si viene a scoprire che anche la storia delle mie vacanze è una balla, nessuno chiede scusa - anzi si scrive "fonti vicine all'inchiesta" - e partono tutte le procedure legali per cercare di tappare la bocca o a chi ha ospitato o a chi ha raccontato questi fatti. Partono le solite authority, i soliti consigli di amministrazioni, le solite commissioni parlamentari di vigilanza. Tutti organismi politici dove ci sono dentro D'Alema, Fassino, Berlusconi, Fini, Mastella, travestiti tramite i loro emissari, che aprono pratiche, minacciano sanzioni, annunciano codici. Addirittura denunciano violazioni che nessuno ha mai commesso perché i codici li conoscono soltanto loro e le regole le conoscono soltanto loro. Io personalmente una regola conosco: verificare se una cosa è vera, accertarmi se sia interessante. Se è vera ed interessante, dirla. L'unica regola che conosco è che non bisogna violare il codice penale. Qualcuno ritiene che l'abbia violato? Lo dimostri in Tribunale. Qualcuno ritiene di avere qualcosa da rispondere? Risponda. Non ho sentito nessuna risposta, solo tante parole al vento. Segnatevi anche questa: contraddittorio. Fabio Fazio è l'intervistatore, io l'intervistato. La cosa accade tutti i sabati e le domeniche sera, si chiama intervista. Prevede che uno faccia le domande e l'altro dia le risposte. In questo caso hanno detto che ci voleva il contraddittorio, una terza persona - non so, la Finocchiaro o Schifani sotto la poltrona - che sbuca fuori per dire di starmi zitto o che sto raccontando balle. Ma questo non è mai avvenuto in nessuna intervista! Tra l'altro al presidente del Senato non mancano i mezzi, basta che faccia un gesto e si ritrova tutte le telecamere ai suoi piedi pronte a riferire qualunque sospiro esca dalla sua bocca. Perfino quando annuncia una lotta solenne e feroce alla mafia, che verrebbe anche meglio se uno non fosse socio dei mafiosi, ma non si può avere tutto dalla vita. La cosa che più mi ha fatto piacere è che questa manovra per screditare chi racconta i fatti non è andata a buon fine: chi riesce a conquistarsi una credibilità col proprio lavoro, con la propria serietà, alla fine ottiene quei famosi riconoscimenti dal basso di cui parlava Enzo Biagi, che sono incompatibili con i riconoscimenti dall'alto. Si deve scegliere: se li vuoi dal basso non li avrai dall'alto, e viceversa. Quindi, svanita la manovra, mi rimangono alcuni messaggi che mi sono appuntato. Uno viene da un mio amico che lavora alla Rai a Londra il quale mi ricordava che, a differenza che nella sua azienda, in Inghilterra quando un giornalista del servizio pubblico, la BBC, viene attaccato succede esattamente il contrario di quanto accade in Italia. Nel 2004 alcuni giornalisti della BBC fecero emergere il dossier Irak, cioè il dossier di bugie organizzate dal governo Blair d'intesa col governo Bush per mentire ai popoli occidentali, raccontare le balle delle armi di distruzione di massa mai trovate e dei rapporti tra Bin Laden e Saddam Hussein che non esistono. Quando andò in onda questo scoop il governo attaccò questi giornalisti. Bene, il presidente e il direttore generale della BBC, servizio pubblico radiotelevisivo pagato con i soldi degli inglesi, anziché prendersela con i giornalisti che li avevano messi in difficoltà con i loro scoop sul governo, si dimisero per difendere i loro cronisti. Da noi avete visto cos'hanno fatto i vertici della Rai, hanno detto che io avevo fatto qualcosa di inqualificabile, evidentemente perché non sono abituati a sentir raccontare la verità mentre quando vedono uno scendiletto che mette il microfono sotto il naso del presidente Schifani per chiedergli come agevolare il dialogo... beh quello gli piace, gli sembra un'intervista vera. Lì non chiedono il contraddittorio e neanche le domande! E' una questione di abitudine. Quando parlano di BBC, se la guardassero almeno un paio di secondi al giorno per capire così un servizio pubblico radiotelevisivo. Altra cosa che mi ha fatto piacere è che molti mi hanno mandato delle citazioni, delle frasi, degli articoli e persino dei detti. Vorrei concludere con un detto catalano che una studentessa di Barcellona in Italia per una borsa di studio mi ha mandato, insieme a uno di Paul Valéry che già conoscevo. Il detto di Paul Valéry è: "c'è un solo modo per vedere realizzati i propri sogni: svegliarsi". C'è un altro detto di Paul Valéry: "se non riesci a demolire il ragionamento, cerca almeno di demolire il ragionatore". La stessa cosa avviene quando non riesci a demolire i fatti, che hanno una loro forza intrinseca, cerca almeno di demolire chi li ha raccontati. Infine, il detto catalano, che questa ragazza mi ha segnalato dicendomi che non le viene in mente niente di più preciso per descrivere la situazione che sta vivendo in Italia, la qual cosa la sgomenta parecchio. E con questa vi lascio: "ci pisciano addosso e ci dicono che sta piovendo". Ciao, a lunedì prossimo."
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Biuso
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Inserito il - 24/05/2008 : 17:40:11
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La dittatura, finalmente
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Biuso
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Inserito il - 07/08/2008 : 13:21:09
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Propongo alla lettura due brevi testi: -un articolo di Bocca dall'Espresso del 31 luglio -una riflessione di Stefano Benni che ho letto sul blog di Grillo.
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Giorgio Bocca: Il piacere di servire Tratto da "L'espresso, n. 31, 2008
Tutti educati e con autocontrollo. Niente insulti, niente parolacce. Rispettiamo i capi di Stato e il sommo pontefice. La schizofrenia politica italiana, incontinente, riempie televisioni e giornali con la sua demenza, le contraddizioni, i nonsense, l'assurdo e soprattutto il girare a vuoto. Dicono che il capo dello stato Napolitano si è chiuso in un addolorato silenzio. Fa bene. Che altro resta da fare in un paese che sta andando alla deriva, dove la politica è succube di una economia anarcoide? Vogliamo guardare le cose come stanno? Vogliamo dirci a che punto è la disunità d'Italia, quello che dell'Italia si pensa nel mondo? Ha destato scandalo il fatto che ai giornalisti americani al seguito di Bush sia stata distribuita una biografia del nostro presidente del consiglio che testualmente dice: "Egli è uno che domina il mercato televisivo e grazie a esso è salito ai più alti gradi della politica, anche se in politica è un dilettante, così è diventato ricchissimo e regna nel paese della corruzione e dei corrotti".
Il presidente americano Bush ha chiesto scusa al nostro primo ministro, assicurandogli la sua stima come amico e come statista, ma tutti sanno che la versione data ai giornalisti è sostanzialmente vera, confermata dallo stesso Berlusconi e dai suoi più stretti collaboratori. Vedi l'amico di sempre Fedele Confalonieri, che al momento della scesa in campo di Silvio disse: "Se non entravamo in politica, l'alternativa era di finire in galera come ladri o come mafiosi". E il fondatore di Publitalia, Marcello Dell'Utri: "Che facciamo? - gli chiesi". "Facciamo un partito". "Ma come lo facciamo un partito?". "Lo fanno tutti - disse - lo facciamo anche noi".
Dunque un dilettante, anche se abile e bravo a persuadere i concittadini di essere il nuovo uomo della Provvidenza. Ma è proprio il successo del politico improvvisato, la sua capacità di farsi amare, o invidiare, o temere da milioni di italiani a confermare la versione: il successo di Silvio, la sua capacità di piacere agli italiani, dipende da molti aspetti, ma soprattutto dal piacere di servire i potenti e da quello di "incoraggiare la fortuna" salendo sul carro del vincitore.
Tutto ciò rientra nella mentalità di una borghesia che diffida dello Stato, e che alla libera concorrenza troppo rischiosa e faticosa, preferisce l''amicizia' mafiosa, la pianificazione dei privilegi, oltre, s'intende, che dei servizi e delle obbedienze. Fa dunque un certo effetto schizofrenico leggere le cronache delle manifestazioni della sinistra, dove i partecipanti si esortano alla moderazione, condannano gli eccessi polemici, bandiscono gli insulti come se fossero a un congresso di pacifisti sul lago di Ginevra, e non in una democrazia morente o già morta, con preoccupanti ricorsi di Fascismo. Nessuno, a quanto pare, drammatizza. Il mondo è pieno di stati autoritari dove la gente in qualche modo campa, nel Kazakistan c'è un padre padrone che ha incamerato le ricchezze petrolifere del paese, e con una figlia padrona di tutto il sistema alberghiero. E in Bielorussia il capo del governo democratico è l'ex luogotenente di Stalin.
Dunque su di animo, cari concittadini: in qualche modo vivremo e andremo in vacanza, anche se per qualcuno torneranno i lager e le polizie segrete. La pubblicità è in crescita. Niente paura.
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Non sono d'accordo con chi dice che in questo paese gli scandali sono impuniti ,tutto finisce in prescrizione e tutti cercano l'immunità. Anzi, ho diversi esempi di come alla minima mancanza, politici di alto rango siano stati cacciati prontamente e senza appello.
M.S, ministro, destinata a essere forse il primo presidente del consiglio donna della sinistra. Ebbene, la poverina nel 1996 ha acquistato con la carta di credito del partito, due Tobleroni e dei pannolini per bambini,e non ha reso conto di questa spesa nel bilancio. E' stata allontanata con ignominia. Poi c'è L.F, ministro della giustizia. Nel duemila suo marito ha votato a favore della privatizzazione di un appartamento statale condominiale, mentre la linea del partito era contraria. Dopo aver osato litigare con i giornalisti che assediavano la sua casa, la ministra è stata deposta in un baleno. E' tornata come ministro degli esteri. Ebbene la sera dello tsunami era a teatro ,ed è entrata in azione con due ore di ritardo. Dimessa in poche ore .
E che dire delle decine dei candidati di destra che alle ultime elezioni, sono caduti in una trappola giornalistica? Una telecamera nascosta li ha ripresi mentre pronunciavano frasi del tipo "beh si ,da noi ci sono troppi musulmani" o "sono stato in vacanza in Africa e non mi sono trovato bene". Tutto questo è stato trasmesso in televisione e tutti i partiti ,compresi quelli di destra, hanno convenuto che nessuno di loro poteva essere assolutamente candidato.
Poi c'è stato il caso del ministro dell'economia della destra B.R, . Sorpreso in un locale di strip-tease con alcuni ospiti del governo, è stato deposto senza pietà. Stessa sorte per il ministro della cultura C.S.C, dopo che i giornalisti hanno scoperto che non aveva pagato il canone della televisione per ben 16 anni.
E questa pronta risposta agli scandali non ha coinvolto solo i politici, ma anche i grandi industriali. P. B, direttore del colosso Apb, è andato in pensione con una liquidazione di ben 4 milioni di euro. Ebbene lo scandalo e l'indignazione sono stati così unanimi che egli, proprio come Romiti ha restituito grande parte di questa somma.
E nessuno di questi scandali è stato affossato perché nel paese ,come sapete,, vige un criterio di assoluta trasparenza. Qualsiasi cittadino può chiedere di entrare nell'ufficio di un ministro, vedere i suoi conti e controllare addirittura la sua posta elettronica. Insomma, guai a sgarrare e farsi beccare, in questo paese.
Ora devo fare una necessaria precisazione: il paese di cui parlo non è l'Italia ma la Svezia. Le sigle dei ministri cacciati stanno per Mona Sahlin, Laila Freivalds, Bjorn Rosengreen , Maria Borelius e Cecilia Stego Chilo: L'industriale è Percy Barnevik. Però le similitudini con l'Italia e il lodo Alfano sono impressionanti, e mi sembrava giusto rilevarle.
Stefano Benni
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agb «Io salgo dal mondo ctonio e discendo dal cielo stellato» (P.K. Dick)
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Biuso
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Inserito il - 05/10/2008 : 12:05:38
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Segnalo questo incontro, del quale condivido obiettivi e progetto.
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http://questavoltano.splinder.com/ ....................................... FUORI DAL RECINTO! Vicini al disastro, è ora di iniziare battaglie vere. Prima che sia troppo tardi ....................................... INCONTRO NAZIONALE 25-26 OTTOBRE Hotel Sole, Via delle Rose - Chianciano Terme
QUI: http://questavoltano.splinder.com/ trovi documento sottoscritto dai promotori e che funge da base dell'incontro
QUI: http://questavoltano.splinder.com/post/18566850/PROGRAMMA+DEI+LAVORI trovi il programma dei lavori e la lista dei relatori (che sara’ aggiornata man mano)
INVECE: se vuoi informazioni sui costi e/o se vuoi partecipare/prenotare scrivici a: mi-astengo@tiscali.it oppure telefonaci al 346.9418148 ....................................... PERCHE' L'INCONTRO DI CHIANCIANO
Avendo invitato all’astensione in occasione delle recenti elezioni politiche siamo tra coloro che hanno causato l’affossamento della cosiddetta «sinistra radicale». Non ci siamo quindi strappati le vesti per la disfatta elettorale della «sinistra arcobaleno». E’ stato anzi un bene che tanti cittadini abbiano condannato un’operazione tanto sfacciatamente trasformista umiliando gli oligarchi della sinistra.
Non è affatto sinonimo di qualunquismo che un consistente numero di cittadini di sinistra abbia disertato le urne mentre la gran parte accorreva al voto per premiare uno dei due poli sistemici. Questa diserzione indica anzi che c’è uno zoccolo duro che non è più disponibile ad essere utilizzato come stampella del sistema politico vigente. Dobbiamo contrastare i tentativi di rinascita dei rottami della sinistra “arcobalenica”, dobbiamo anzi rendere inappellabile il divorzio della gente di sinistra dalla sua addomesticata rappresentazione politica poiché solo così potrà risorgere una reale opposizione all’attuale devastante sistema sociale ed economico e quindi rinascere un’alternativa.
Opposizione e alternativa quanto mai urgenti in un paese la cui crisi è sociale e morale, in preda al timore di un fatale collasso. Le dilaganti pulsioni reazionarie, securitarie e xenofobe sono il carburante di un governo che militarizzando il territorio, criminalizzando le opposizioni, concentrando su di sé immensi poteri e calpestando le stesse istituzioni, sembra puntare diritto verso un regime autoritario. Il tutto in un contesto internazionale segnato dall’aggravamento della crisi economica del capitalismo e dall’aumento delle spinte belliciste del blocco capeggiato dagli Stati Uniti.
Bisogna costruire un’opposizione che sia al contempo democratica e rivoluzionaria. Un’opposizione che sappia tutelare i diritti sociali degli oppressi e di quanti stanno precipitando al di là della soglia dell’esclusione sociale, che si schieri con tutte quelle comunità locali che tenderanno ad autodifendersi davanti ai nuovi assalti che il sistema porterà ai loro territori e alla loro qualità primaria di vita, che sappia infine difendere lo stesso ordinamento costituzionale-democratico e la sua assoluta laicità.
Un’opposizione di mera salvaguardia delle residue conquiste sociali, ambientali e democratiche, risulterebbe di corto respiro e quindi destinata alla sterilità se non fosse in grado di rivendicare un’alternativa di sistema, un sistema che non sia più fondato sulla mistificazione dello «sviluppo» né appeso come un impiccato alla corda della «crescita del PIL», un sistema che subordini l’economia ai valori etici non negoziabili quali la libertà, l’uguaglianza e la fratellanza, un sistema che faccia della tutela dell’ambiente l’imperativo categorico dell’azione di ogni governo, e della più ampia democrazia partecipativa la stella polare dello Stato e il limite invalicabile della sua azione.
Di questo e di come attrezzarci in futuro discuteremo nell’incontro seminariale aperto che si svolgerà a Chianciano nei giorni 25 e 26 ottobre. Non pensiamo quest’incontro per aggiungere un altro ingrediente allo spezzatino di sinistra, per dire ci siamo anche noi. Esso vuole essere invece un’occasione per proseguire il dibattito già cominciato tra coloro che hanno condiviso la scelta astensionista e che, coerenti con quelle premesse, vogliono compiere un passo avanti.
Approfondiremo dunque la discussione su punti salienti della situazione italiana e internazionale, per dare ulteriore consistenza all’accordo politico sin qui registrato. Nell’incontro verrà discussa anche la proposta di un manifesto che serva ad individuare il prosieguo del discorso astensionista da noi iniziato il 13 e 14 aprile.
I promotori
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agb «Senza la musica la vita sarebbe un errore» (Nietzsche) «La filosofia è la musica più grande» (Platone)
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Stanley
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Regione: Italia
Città: Valguarnera
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Inserito il - 17/10/2008 : 16:12:05
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Riporto il link di un articolo apparso qualche mese fa sul tedesco "Zeit". Ritengo che sia un'analisi accurata e tragicamente sentita del sistema italiano.
Il paese che purtroppo amo
Buona lettura.
"Chi ha il coraggio di ridere è padrone degli altri,come chi ha il coraggio di morire" (G. Leopardi)
Stanley |
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Biuso
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Inserito il - 19/11/2008 : 22:13:03
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Riporto una dichiarazione di Leoluca Orlando in merito alla gravissima situazione della Commissione di Vigilanza parlamentare sulle telecomunicazioni.
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18 Novembre 2008
Ho pubblicato nel 1990 un volume dal titolo Palermo, edizioni Mondadori. Il libro, curato dai giornalisti Antonio Roccuzzo e Carmine Fotia, è un'analisi della mia esperienza e della situazione politica palermitana e nazionale lungo tutti gli anni 80. Il testo fa riferimento a un'importante stagione di impegno politico e culturale contro il sistema politico-affaristico-mafioso rappresentato anche da personaggi poi anche coinvolti in Tangentopoli. Il libro è stato venduto in oltre centomila copie, in pochi mesi.I responsabili della casa editrice, in considerazione del successo di vendite, hanno curato e immesso nel circuito anche un'edizione tascabile (collana Oscar Mondadori). La Mondadori viene, nel frattempo, acquistata dal dottor Silvio Berlusconi e il libro viene ritirato dal commercio, scompare dai cataloghi e dalla rete distributiva.
Nel 1992, il movimento per la democrazia La Rete organizza oltre cinquanta incontri pubblici in tutte le regioni italiane per denunciare il rapporto, nelle singole realtà locali e a livello nazionale, tra Politica, Affari, Mafia e Massoneria (PAMM) e organizza una forte mobilitazione, nel pieno della stagione di Tangentopoli, in Parlamento e nel Paese per l'abolizione della immunità parlamentare. E' superfluo ricordare, essendo noti, i rapporti del dottor Silvio Berlusconi con esponenti di quei mondi e con personaggi emblematici di Tangentopoli. L'iniziativa conclusiva della Rete si è tenuta in Arezzo, per sottolineare e denunciare il ruolo della P2 di Licio Gelli.
Il Questore di Arezzo del tempo mi informa di atteggiamenti minacciosi del figlio di Licio Gelli, volti ad impedire la mia presenza davanti la loro abitazione. A seguito di tali escandescenze ed accogliendo la richiesta del Questore, l'iniziativa viene spostata in centro città e la mia annunziata sosta davanti la villa dei Gelli si protrae, al termine dell'incontro pubblico in città, soltanto per alcuni minuti in considerazione delle ragioni di sicurezza invocate dal Questore. Il signor Licio Gelli per reazione si esibisce in esternazioni alla stampa, offensive nei riguardi miei e di mio padre. Mio padre adisce le autorità giudiziarie competenti e ottiene la condanna, passata in giudicato, del Gelli per diffamazione. Le stesse diffamanti affermazioni del Gelli vengono pubblicate su "Il Giornale" (quotidiano di proprietà della famiglia Berlusconi) il giorno 1 agosto 2008, a distanza di oltre quindici anni, e proprio nel pieno della procedura di formazione della Commissione di vigilanza Rai; le posizioni del Gelli vengono utilizzate per denigrare me e dichiaratamente per contrastare la mia elezione a Presidente di quella Commissione. Gelli viene assunto a criterio di riferimento per le scelte parlamentari. Ho subito annunziato, e ho dato mandato ai miei legali, di agire giudiziariamente contro quel quotidiano.
Mi limito, ancora, a ricordare che nei giorni scorsi il signor Licio Gelli ha espresso fiducia nei riguardi dell'On. Silvio Berlusconi e fiducia/auspicio che lo stesso possa realizzare oggi il noto "piano di rinascita democratica" della loggia P2 con devastanti progetti nel campo dell'informazione.. Non risulta, a tutt'oggi, alcuna personale presa di distanza dell'attuale Presidente del Consiglio dei Ministri da tali gravissime affermazioni e preoccupanti auspici.
Nel 2001, dopo la cessazione dall'incarico del Professor Pino Arlacchi, si avvia il procedimento per la nomina del Vicesegretario Generale della Organizzazione delle Nazioni Unite con delega al UNDCP, con sede a Vienna e competente nel mondo per la prevenzione e il contrasto al traffico di droga. Diplomatici americani, italiani ed esponenti delle Nazioni Unite vengono informati e, per le rispettive competenze, incaricati di informare il Governo italiano della intenzione del Segretario Generale Kofi Annan di procedere alla mia nomina a Vice segretario Generale dell'ONU, nomina vista con favore dal Dipartimento di Stato USA (entrambe realtà, ONU e USA State Department, con le quali avevo da anni collaborato sin dall'incarico rivestito dalla signora Madeleine Albright e continuavo a collaborare, per l'affermazione di cultura della legalità e per l'azione internazionale di contrasto alla criminalità organizzata). L'On. Silvio Berlusconi, all'epoca Presidente del Consiglio dei Ministri, esprimeva il proprio irriducibile veto a tale nomina, così come mi veniva confermato dal dottor Gianni Letta nel Gennaio 2002, Sottosegretario alla Presidenza del Consiglio dei Ministri, nel corso di una conversazione telefonica. E' superfluo ricordare lo stupore a me personalmente manifestato da quanti, esponenti anche non italiani, erano stati informati di quel veto. Nel 2008 vengo indicato da tutti i gruppi parlamentari dell'opposizione quale Presidente della Commissione di Vigilanza Rai. Si scatena su di me e sul mio partito Italia dei Valori una incredibile quantità di opposizioni e veti, in vario modo e sempre genericamente motivati. Mi vengono, altresì, rivolti ripetuti inviti a mezzo stampa (da me ovviamente mai raccolti) a dissociarmi dalle posizioni e dalle dichiarazioni del Presidente Antonio Di Pietro quale condizione perché la mia candidatura possa essere accettata. Protagonisti di tali esternazioni sono stati e sono ancora oggi esponenti del Governo nazionale e del PDL, taluni notoriamente indicati come legati all'organizzazione o come coinvolti nelle attività della P2 di Licio Gelli. Con mia nota riservata del giorno 8 luglio 2008 ho informato doverosamente il Presidente della Repubblica sulle anomalie di tali critiche e "sull'irrituale ostruzionismo di maggioranza". Analoghe considerazioni ho espresso successivamente al Segretario Generale presso la Presidenza della Repubblica, nel corso di due conversazioni telefoniche.
Dopo le ferie di agosto, vengo contattato dal presidente del Senato che chiede di incontrarmi e al quale ribadisco – come ho ribadito anche al Presidente della Camera dei Deputati – di essere un esponente dell'opposizione, di un'opposizione intransigente, e di essere anche consapevole della natura parlamentare di garanzia dell'incarico che avrei dovuto ricoprire e consapevole degli obblighi che su di me sarebbero gravati in considerazione di tale natura (tale posizione è stata da me espressa con chiarezza in due interviste rilasciate al quotidiano "La Stampa" il 7 ottobre 2008 e al quotidiano "la Repubblica" il 13 novembre 2008, nelle quali confermavo la consapevolezza di quel ruolo parlamentare di garanzia, preannunciando le mie dimissioni dall'incarico di Portavoce nazionale dell'Italia dei Valori nel caso di assunzione dell'incarico di Presidente della Vigilanza).
Sono noti alla cronaca i tentativi di subordinare e collegare la mia elezione alla elezione di un Giudice della Corte Costituzionale. Un tale collegamento è del tutto arbitrario in considerazione della diversa natura ( e delle diverse modalità di copertura) dei due incarichi e in considerazione della improponibilità (espressa oltre che dall'On. Antonio Di Pietro e dall'IdV anche dall'On. Walter Veltroni e dal PD) di un candidato a Giudice Costituzionale in ragione di una nota pendenza giudiziaria e in ragione del ruolo di difensore di fiducia dell'On. Silvio Berlusconi rivestito dallo stesso candidato.
Si è altresì utilizzato a pretesto, per impedire la mia elezione, il testo di una mia intervista sul "Corriere della Sera" del 29 settembre 2008. In tale intervista, quale esponente dell'opposizione, ho denunciato (come hanno, peraltro, fatto e ripetutamente autorevoli esponenti di tutte le opposizioni e anche taluni autorevoli esponenti dell'attuale maggioranza) il rischio di autoritarismo nel nostro Paese per l'indebolimento del ruolo del Parlamento e per l'affermarsi di una forte leadership personalista senza adeguati bilanciamenti istituzionali. Specificavo, in quell'intervista che, così come il giorno prima aveva fatto l'On. Veltroni parlando del "rischio Putin" per l'Italia, il mio riferimento al modello argentino era un "espediente comunicativo", modello quale descritto in tutti i manuali di diritto e di scienza costituzionale.
Non mi soffermo, in questa sede, sul "consiglio" a me rivolto da autorevolissimi esponenti istituzionali della maggioranza di essere disponibile a un contatto …. "riservato" con il Presidente del Consiglio dei Ministri, anche soltanto limitato a una conversazione telefonica. La natura parlamentare dell'incarico di Presidente di Commissione di Vigilanza - ho più volte obiettato, rifiutando quei "consigli" – rendeva istituzionalmente non corretto ogni mio contatto con esponenti del Governo e ciò sin tanto che tale contatto non fosse divenuto necessario a cagione del ruolo da me eventualmente (e non ancora) ricoperto di Presidente.
Nonostante l'atteggiamento di distacco che in questa vicenda il Presidente del Consiglio dei Ministri cerca di far apparire, ricordo che l'On. Silvio Berlusconi ha esternato pubblicamente un veto nei riguardi miei e di altri candidati del mio partito (tra le innumerevoli esternazioni si rinvia alle agenzie di stampa del 7 e del 8 ottobre 2008). Il resto è cronaca a tutti nota, sulla quale avrò e avremo tutti modo di tornare successivamente. Ho ritenuto doveroso rendere pubblica la presente nota per rispetto della verità e per consentire di cogliere, al di là di ogni pretestuosità, la gravità della situazione che si è venuta a determinare, a tutto danno della credibilità delle istituzioni e del regolare svolgimento dell'attività e dei ruoli parlamentari. Ritengo doveroso, inoltre, esprimere ad Antonio Di Pietro e al mio partito gratitudine per l'attenzione e il sostegno, così come ritengo dover esprimere gratitudine per l'attenzione e il sostegno al PD e all'UDC.
Comunico, infine, che ho deciso di rassegnare le mie dimissioni da componente della Commissione Parlamentare di Vigilanza quale mio contributo personale e politico alla denuncia, la più forte possibile, di una inaccettabile mortificazione del Parlamento e di una inaccettabile mortificazione della Commissione di Vigilanza chiamata a garantire nel settore radiotelevisivo e con riferimento al servizio pubblico principi di libertà e di pluralismo sanciti dall'art. 21 della Costituzione
Leoluca Orlando
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agb «Solo l'amare, solo il conoscere / conta» (P.P. Pasolini)
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