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venerdì 19 aprile 2024 ore 22:36:15
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 Maria Antonietta
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utente non registrato
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-410 Messaggi

Inserito il - 26/11/2006 : 12:36:52  Mostra Profilo  Visita l'Homepage di utente non registrato Invia a utente non registrato un Messaggio Privato  Rispondi Quotando
Un film molto interessante firmato Sofia Coppola, che, oltre a descrivere la difficile vita di questa ragazza, si sofferma con attenzione sulla società e sui problemi dell'epoca, sull'orlo della Rivoluzione Francese.
Maria Antonietta è tremendamente attuale, una ragazzina che a 14 anni si trova a dover sposare Luigi XIV, delfino di Francia e futuro re. Spaventata e disorientata, si districherà fra le sale e le imponenti stanze della reggia, sottoposta giornalmente a chiacchere e pettegolezzi infamanti.
l'Accompagnamento di musiche pop anni 80' alle bellissime scenografie rendono attuale e moderno questo film, facendo riflettere sulle "nostre Versailles" del XXI secolo.
Mostrando la personalità della giovane regina, amante di feste e dolci,ma anche brava madre e moglie, Coppola rivaluta il personaggio, spesso liquidato in poche righe sui nostri libri di scuola
Francesca IB

______
frappe90@fastwebnet.it

Biuso
Amministratore

Città: Catania/Milano


2900 Messaggi

Inserito il - 07/12/2006 : 11:19:46  Mostra Profilo  Visita l'Homepage di Biuso Invia a Biuso un Messaggio Privato  Rispondi Quotando
[Trascrivo qui il commento di laura allo stesso film analizzato da FrancescaIB]

laura
(utente non registrato)
Non Registrato



Messaggi Inviato il 03/12/2006 : 12:42:35
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Io invece non ho apprezzato per niente il film. Aveva un andamento troppo lento, troppo descrittivo. Le colonne sonore e le scenografie accattivanti mi sono sembrate un modo per riempire la vacuità del contenuto. Poco risalto ha infatti la condizione sociopolitica dell'epoca, tuttavia è un gustoso ritratto della classe aristocratica.

______
timpanaro.laura@libero.it


agb
«Il tempo sembra essere presente in ogni cosa, sulla terra e nel mare e nel cielo»
(Aristotele)
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Biuso
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Città: Catania/Milano


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Inserito il - 07/12/2006 : 11:23:49  Mostra Profilo  Visita l'Homepage di Biuso Invia a Biuso un Messaggio Privato  Rispondi Quotando



Questo complesso e riuscito film si può leggere su almeno tre livelli.

Il primo è l’accurata ricostruzione storica. E con questo non mi riferisco agli ambienti, ai costumi (bellissimi, disegnati da Milena Canonero, la stessa costumista di Barry Lindon, A Clockwork Orange, Shining) ma alla precisione con cui viene descritta la vita di corte a Versailles, i suoi riti, le sue rigorosissime gerarchie. Le immagini della vestizione della Delfina, del pranzo-spettacolo di lei e di suo marito, del parto in pubblico, esemplificano efficacemente le analisi che Norbert Elias dedica alla visione del mondo di Versailles: «l’immenso valore attribuito alla dimostrazione di prestigio e all’osservanza dell’etichetta non è basato su “esteriorità” ma su quanto è di importanza vitale per l’identità di un uomo di corte» (La società di corte, Il Mulino 1980, pag. 123). Il monarca barocco sta al centro della corte e dunque della nazione con una consapevolezza totale del proprio ruolo, la quale si allarga intorno a lui fino ad arrivare al suddito più lontano. “Padre della Nazione e re della Famiglia”, ogni suo gesto o parola per quanto privato possa apparire ha una risonanza sociale e politica. Il re e la regina di Francia sono investiti di una totale ufficialità, fin nelle azioni che oggi considereremmo più intime (andare a letto, svegliarsi, vestirsi, defecare, mangiare, partorire…). Anzi, propriamente, il re non ha intimità: la pubblicità perenne, anche se limitata a pochi privilegiati, dei suoi comportamenti all’interno della corte ribadisce il suo diritto al controllo di chiunque all’interno della nazione.

Il secondo livello riguarda l’analisi della persona di Maria Antonietta d’Asburgo. Una ragazzina quindicenne proiettata in un ambiente sconosciuto e in parte ostile, con un marito che la trascura, immersa in un contesto per il quale rimane sempre “l’austriaca”, oggetto di malevolenze e calunnie di ogni genere. Lo sguardo che la regista posa su di lei è molto femminile, affettuoso senza essere sdolcinato, attento alle sfumature e fatto di occhi. L’ottima (e bella) Kirsten Dunst è sempre all’altezza della situazione. Questa donna mostra alla fine tutto il suo coraggio nel rifiuto di fuggire dalla Francia e nella decisione, invece, di condividere la morte con l’ex re Luigi XVI. Sofia Coppola ci risparmia quasi del tutto le scene di quell’«orgia della mediocrità» che fu la Rivoluzione francese (Nietzsche, Frammenti postumi 1887-1888, Adelphi 1979, 9[116], pag. 59) e chiude il film con l’abbandono di una Versailles saccheggiata dalla plebe e con l’addio della regina a quel luogo-mondo.

Il terzo livello è quello tecnico. E qui il film è davvero splendido. Per il fasto dei colori e delle forme. Per l’effetto di straniante distanza e nello stesso tempo di singolare familiarità che nasce dall’aver scelto una colonna sonora di raffinato rock contemporaneo per una storia ambientata nel XVIII secolo (durante un ballo in maschera sembra che gli aristocratici di Parigi ballino davvero la nostra musica…), per i movimenti della cinepresa che alternano campi lunghi e primissimi piani, tagli centrali (le magnifiche scene incentrate sull’abbigliamento) e colori soffusi, scene di massa e altre dal tono bucolico, più adatto (sembrerebbe) a descrivere una comune hippy che i sovrani di Francia.

Un film maturo, insomma, che conferma il talento non hollywoodiano della sua autrice.

agb
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