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lunedì 4 agosto 2025 ore 00:52:26
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 Così parlo Zarathustra
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BeccaBenny
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Regione: Italia
Città: Milano


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Inserito il - 17/05/2004 : 07:11:39  Mostra Profilo  Visita l'Homepage di BeccaBenny  Invia a BeccaBenny un messaggio AOL  Invia a BeccaBenny un messaggio ICQ  Invia a BeccaBenny un messaggio Yahoo! Invia a BeccaBenny un Messaggio Privato  Rispondi Quotando
E' uno dei libri che mi ha cambiato la vita, forse perchè l'ho letto da sola e non a scuola, forse perchè l'ho letto in un momento in cui avevo bisogno di quei discorsi così "alti", forse perchè è un libro "unico", che esprime con ragionamenti lineari e puliti idee complesse e profonde. Bastava una frase, e il mio sistema di certezze era già in crisi...

quote:
Il vostro nemico dovete cercare, e la vostra guerra dovete condurre e per i vostri pensieri! E se il vostro pensiero soccombe, la vostra sincerità deve proclamare il trionfo!
Dovete amare la pace come mezzo per nuove guerre. E la pace corta più di quella lunga.

Che cos'è bene? chiedete. Essere valorosi è bene. Lasciate dire alle fanciullette: "Bene è ciò che è insieme grazioso e commovente".


quote:
Lontano dal mercato e dalla fama avvengono tutte le cose grandi: lontano dal mercato e dalla fama abitano da sempre gli inventori di nuovi valori.



quote:
Uno va dal prossimo perché cerca se stesso, un altro, perché vorrebbe perdere se stesso. Il vostro cattivo amore per voi stessi fa della vostra solitudine una prigione.


quote:
"Volontà di verità" chiamate, voi saggi tra i saggi, ciò che vi muove e ve accende?
Volontà di rendere pensabile tutto l'essere: così chiamo la vostra volontà.
Tutto l'essere volete rendere pensabile: poiché dubitate, con giusta diffidenza, che sia pensabile.
Ciò nonostante esso deve uniformarsi e piegarsi a voi! Così vuole la vostra volontà. Piatto e liscio deve diventare e soggetto allo spirito come suo specchio e riflesso.
Questa è tutta la vostra volontà, voi saggi fra i saggi, ed è una volontà di potenza; e anche quando parlate del bene e del male e delle valutazioni.
Creare volete ancora il mondo davanti al quale potervi genuflettere: ecco la vostra ultima speranza ed ebbrezza.


Cosa ne pensate? So che non si può pretendere di parlare di Nietzsche come se fosse una sciocchezza qualsiasi, con tanta leggerezza, ma mi piacerebbe sapere di voi, e della vostra "relazione" con uno dei libri più importanti della mia vita.

Cordialmente, B

"La cultura è complessità"
Prof.ssa Medi Guerrera

Biuso
Amministratore

Città: Catania/Milano


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Inserito il - 17/05/2004 : 22:51:55  Mostra Profilo  Visita l'Homepage di Biuso Invia a Biuso un Messaggio Privato  Rispondi Quotando
Ah, Benny! Tu vuoi aprire un baratro. Così giovane come sei, ci inviti a parlare di Also sprach Zarathustra. Ma lo sai quanti anni di silenzio, di pensiero e soprattutto di vita richiede un libro come questo? No, non lo sai. Sennò non saresti così temeraria. Ma spero che tu sappia che si tratta di un libro che ha cambiato la vita di molti e non solo la tua. E però è un testo che non si può comprendere se lo si separa dall’intera opera di Nietzsche. Capisco il tuo entusiasmo ma comprenderai davvero lo Zarathustra solo fra molti, molti anni (non te la prendere…lasciami fare il professore!), quando avrai aggiunto non solo tutte le opere pubblicate dal filosofo ma anche la mole imponente dei Frammenti postumi, che sono spesso l’unica chiave per comprenderlo. Heidegger afferma che lo studio di Nietzsche richiede decenni, come quello di Aristotele. (E potresti cominciare proprio con il volume che raccoglie le lezioni heideggeriane sul filosofo, pubblicate in italiano da Adelphi col titolo Nietzsche.

Comunque, il tuo è un invito al quale non si può (almeno io non posso) resistere. Nietzsche descrive Zarathustra come «l'avvocato della vita, l'avvocato del dolore, l'avvocato del circolo». Infatti, non si tratta semplicemente di sopportare il peso dell’esistenza o rassegnarsi a ciò che è e che sarà, si tratta di benedire l’essente, di rivivere e riavere per sempre ciò che è stato così come esso è stato. L'ancora una volta, il da capo capo costituiscono la formula più esplicita di una benedizione che si chiama eterno ritorno dell'identico. E tuttavia questa suprema volontà di ottimismo rappresenta non un presupposto naturale del pensiero nietzscheano ma il risultato ultimo di un lungo, faticoso e spesso dolente itinerario nei labirinti del male. Zarathustra dichiara che all'uomo accade e deve accadere come all'albero: «quanto più egli vuole elevarsi in alto e verso la luce, con tanta più forza le sue radici tendono verso terra, in basso, verso le tenebre, l'abisso -verso il male». La filosofia nietzscheana percorre per intero e paga sino in fondo un istinto di negatività e di condanna senza il quale ben poco si può comprendere di questo filosofo. La metamorfosi, alla fine, risulterà stupefacente ma per intendere gli esiti e il significato forse più intimo dello Übermensch è necessario indagarne la componente gnostica: il terribile, esplicito e ripetuto giudizio sull'uomo come «un fiume immondo» da cui si diffonde un lezzo insopportabile, un disgusto senza fine.
Posti nell'alternativa di «scegliere tra la morte o la possibilità di rivivere l'infanzia», Agostino è certo che tutti preferirebbero morire. Nel fatto «che la vita cominci nel pianto e non nel riso», egli coglie l'annuncio dei mali che verranno. Curiosamente, aggiunge che solo di Zarathustra si dice «che alla nascita abbia riso» (La città di Dio,XXI, 14)...ed è proprio lo Zarathustra di Nietzsche a esaltare il riso e a voler rivivere non solo l'infanzia ma l'intera esistenza.

Zarathustra insegna che l'uomo deve essere superato, che egli è una tappa e non il fine, che un fine -propriamente- non c'è, in quanto all'invenzione culturale e all'evoluzione antropologica non possono essere posti dei limiti dall'esterno. Ma lo stesso Zarathustra avverte che «solo un pagliaccio può pensare: "l'uomo può anche essere saltato d'un balzo"». Gli umani così come appaiono nell'epoca presente costituiscono un confine e un embrione. È pertanto necessario un lungo e graduale itinerario affinché da essi possa nascere una forma etica ed estetica nuova, un essere in cui possa realizzarsi l'antico progetto della «kalocagatia», l'unità armonica fra le facoltà, la ricchezza di desideri vitali, uno sguardo consapevole del limite ma anche fiducioso nel coglimento delle tante possibilità che ancora sono aperte all'uomo della conoscenza.

Come ogni nascita, anche quella dell'oltreuomo (e non superuomo, , stai attenta!) comporta il travaglio del mutamento, l'urto delle forze plasmatrici, la rinuncia a ciò che si è per la scommessa su quanto si può diventare. Si tratta in primo luogo di ricomporre i tanti frammenti in cui l'uomo moderno si è diviso. Politica ed arte, scienza e mito, vita e sapere si sono progressivamente separate fino a porsi in antagonismo. I valori dell'uno sono ormai la negazione degli altri. La crescita abnorme, pur se in parte necessaria, dello specialismo ha lasciato vuoto il luogo del senso e muta la domanda sul fine. Lo Übermensch è il tentativo di ricomporre «in uno ciò che è frammento ed enigma e orrida casualità» passando «in mezzo agli uomini, come in mezzo a frammenti dell'avvenire», di un futuro che inizia ogni qualvolta e dovunque l'unità fra vita e conoscenza, sapere e felicità crea il genio.

I Greci rappresentano l'embrione di una riconquistata umanità. La frammentazione e il filisteismo, l'ipocrisia morale e l'ascetismo dei deboli, il facile umanitarismo e la volontà di utopia, la smodata ambizione economica e il ritorno alle guerre tribali mascherate come più nobili lotte fra nazioni sono alcune delle molteplici e contraddittorie forme in cui si esplica l'identità dell'uomo contemporaneo. Ogni autentica tensione etica sembra a Nietzsche sparita, soffocata da un materialismo straccione. La vista di questa forma dell'umano «rende ormai stanchi -che cos'altro è oggi nichilismo, se non è questo?...Noi siamo stanchi dell'uomo...» e perciò Nietzsche chiede che gli sia concesso di rivolgere «uno sguardo un solo sguardo...a qualche cosa di perfetto, di compiutamente riuscito, di beato, di possente, di trionfante, in cui ci sia ancora qualcosa che incuta timore. A un uomo che giustifichi l'uomo» (Genealogia della morale, I Dissertazione).

In questo desiderio c'è qualcosa di patetico forse ma c'è anche molto di più. Persiste in esso il disprezzo gnostico verso le masse perdute, verso tutti coloro che niente e nessuno potrà mai spingere ad elevarsi dal fango del quotidiano; c'è, dall'altra parte, ancora una intatta fiducia nelle possibilità dell'umano, nella capacità dei pochi -con la loro opera e soprattutto con il loro essere- di giustificare l'esistenza, la fatica e il transitare di milioni di individui nel tempo: «I più preoccupati si chiedono oggi: “come può sopravvivere l'uomo?”. Zarathustra invece chiede, primo e unico: “come può essere superato l'uomo?”. Il superuomo mi sta a cuore, egli è la mia prima e unica cosa -e non l'uomo: non il prossimo, non il miserrimo, non il più sofferente, non il migliore. Fratelli miei, ciò che io posso amare nell'uomo è che egli sia una transizione e un tramonto». L'invito è davvero esplicito: «C'è qualcosa di fondamentalmente erroneo nell'uomo -egli deve essere superato. Tenta!» Frammenti postumi 1882-1884, parte II, 11).
E spero che ai miei studenti di fdm sia chiaro che sta qui uno dei germi più forti del post-umano del quale stiamo parlando quest’anno.

E a te, cara Benny, è chiaro in quale enigma vuoi entrare?


agb
È una vela la mia mente, prua verso l'altra gente, vento, magica corrente... (Battisti-Mogol)
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BeccaBenny
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Inserito il - 18/05/2004 : 20:12:39  Mostra Profilo  Visita l'Homepage di BeccaBenny  Invia a BeccaBenny un messaggio AOL  Invia a BeccaBenny un messaggio ICQ  Invia a BeccaBenny un messaggio Yahoo! Invia a BeccaBenny un Messaggio Privato  Rispondi Quotando
Caro Alberto,
in primo luogo, grazie per la risposta.
Così parlò Zarathustra, possa tu crederlo o meno, è un libro che da anni cerco di capire, nei meandri del quale frugo e cerco come fossi un archeologo delle parole, e mi ci perdo, perchè davvero non c'è una singola frase che non sia per me di incommensurabile valore.
Detesto che si giudichino le mie letture in base all'età che ho, e in questo senso chiedo a chi risponderà dopo biuso di sforzarsi di non pensare al fatto che il destinatario è una quindicenne, ma di vedere le cose fuori da questo terribilmente stretto contesto.
Ammetto che le mie conoscenze non sono quelle di un laureato in filosofia, ma mi sono fatta le ossa su Kant, Hegel, Schopenhauer, Marx, Russel... insomma, tutti i filosofi le cui idee abbiano mai colpito il terreno fertile della mia testolina, e ci abbiano deposto un seme.
Non mi aspetto di capire Zarathustra a 15 anni, non sono così "presuntuosa", ma ho sempre creduto che i libri sappiano dare qualcosa a tutti, in qualsiasi momento li si affronti.
Se è vero, come disse Calvino, che "un classico è un libro che non ha mai finito di dire quello che ha da dire", mi avvalgo del mio diritto di capire superficialmente - forse - l'opera, ma di amarla nella misura in cui la conosco e la capisco.
Non dubito che tra 20, 30, 40 anni la mia "lettura" sarà diversa, ma per ora mi accontento di vedere nell'opera quelle cose che riesco a vedere, poco più in là del mio naso, e di amare quelle.
Una mia prof. dice sempre che "si ama nella misura in cui si conosce, si conosce nella misura in cui si ama", e credo che in questo senso abbia ragione.
Nella sua risposta, professore, tanti argomenti, vedrò di prenderli in esame uno ad uno.
Circa la componente gnostica del male nell'uomo, l'uomo appunto come "fiume immondo", credo di essere fondamentalmente d'accordo con l'autore.
E' in quest'ottica, in realtà quella cattolica del peccato originale presa molto alla lontana, che ho sempre pensato al superuomo, colui che va oltre se stesso, la sua piccolezza, il suo essere "fiume", per arrivare all'idea di "elezione", così come la presenta anche Mann; la superiorità alle cose terrestri, la capacità di sottrarsi persino al destino, di accettare con sfacciataggine la morte anzi essere superiori ad essa
quote:
Lodo a voi la mia morte, la libera morte, che viene a me perchè io voglio
, la volontà di estraniarsi dal mondo per esserne in realtà intensamente parte (il fanciullo con lo specchio, come cap di riferimento) in ogni caso, ma dall'alto.
Per tutto il resto, chiedo di aspettare che io abbia più tempo per una rispposta meglio strutturata, ora scappo via.
In ogni caso
quote:
E a te, cara Benny, è chiaro in quale enigma vuoi entrare?
direi proprio di sì.
A presto, B

"La cultura è complessità"
Prof.ssa Medi Guerrera
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Katherine
1° Livello


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Città: Giarre/Catania


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Inserito il - 18/05/2004 : 20:35:59  Mostra Profilo  Visita l'Homepage di Katherine Invia a Katherine un Messaggio Privato  Rispondi Quotando
Benny potresti leggere due stupendi libri di Lou Marinoff dedicati ''a coloro che hanno saputo che la filosofia era utile per qualcosa,senza riuscire a dire esattamente per che cosa'':''Platone è meglio del Prozac'',e l'ultimo appena uscito''Le pillole di Aristotele''(che ancora devo finire di leggere),sono dei libri che ti fanno riflettere su diversi problemi attuali:disagi,ansie,paure,ecc. E come dice Marinoff ''I farmaci non possono cambiare il mondo esterno,nè insegnarci a vivere meglio il presente.Solo la filosofia può farlo''.
Anch'io adoro Nietzche,''Così parlo Zarathustra'' è stato tra i primi libri di filosofia che ho letto,e come te,da sola,non a scuola,anche perchè non ho frequentato un liceo,ma un istituto tecnico.Comunque,ti consiglio di leggere questi libri,anche questi libri sono capaci di farti cambiare la vita,o perlomeno di riflettere di più,in un mondo(o per meglio dire,un contesto sociale) che ci vuole togliere questa capacità.

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Biuso
Amministratore

Città: Catania/Milano


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Inserito il - 18/05/2004 : 22:25:06  Mostra Profilo  Visita l'Homepage di Biuso Invia a Biuso un Messaggio Privato  Rispondi Quotando
quote:

Detesto che si giudichino le mie letture in base all'età che ho, e in questo senso chiedo a chi risponderà dopo biuso di sforzarsi di non pensare al fatto che il destinatario è una quindicenne, ma di vedere le cose fuori da questo terribilmente stretto contesto.



Chiedo naturalmente scusa a Benny. Sono ben consapevole che la comprensione di un libro dipende da tanti fattori e l’età è solo uno di questi. Il mio voleva essere solo un modo un po’ ironico per sottolineare la grandezza dello Zarathustra di fronte al quale 20 anni o 60 sono sempre pochi. Anche perché condivido in pieno la convinzione di Epicuro, secondo cui «Chi sostiene che non è ancora giunto il momento di dedicarsi alla filosofia, o che ormai è troppo tardi, è come se andasse dicendo che non è ancora il momento di essere felice, o che ormai è passata l'età per esserlo».

E auguro a Benny, a me stesso e a tutti noi di non perdere mai questa fiducia nei libri, questo amore per la sapienza.

agb
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BeccaBenny
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Inserito il - 19/05/2004 : 06:42:43  Mostra Profilo  Visita l'Homepage di BeccaBenny  Invia a BeccaBenny un messaggio AOL  Invia a BeccaBenny un messaggio ICQ  Invia a BeccaBenny un messaggio Yahoo! Invia a BeccaBenny un Messaggio Privato  Rispondi Quotando
quote:
Anche perché condivido in pieno la convinzione di Epicuro, secondo cui «Chi sostiene che non è ancora giunto il momento di dedicarsi alla filosofia, o che ormai è troppo tardi, è come se andasse dicendo che non è ancora il momento di essere felice, o che ormai è passata l'età per esserlo».

E auguro a Benny, a me stesso e a tutti noi di non perdere mai questa fiducia nei libri, questo amore per la sapienza.


Grazie, prof. Non c'è che dire, ricambio di cuore l'augurio.

Per tutto il resto del suo precedente discorso, risponderò oggi pomeriggio.

B

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BeccaBenny
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Inserito il - 20/05/2004 : 15:21:53  Mostra Profilo  Visita l'Homepage di BeccaBenny  Invia a BeccaBenny un messaggio AOL  Invia a BeccaBenny un messaggio ICQ  Invia a BeccaBenny un messaggio Yahoo! Invia a BeccaBenny un Messaggio Privato  Rispondi Quotando
quote:
E potresti cominciare proprio con il volume che raccoglie le lezioni heideggeriane sul filosofo, pubblicate in italiano da Adelphi col titolo Nietzsche.


Ce l'ho ora tra le mani, fresco di biblioteca.
Certo,1034 pagine, per cominciare, mi sembrano un numero... come dire? notevole, ma stasera mi ci butto e vedo di cominciare a capirci qualcosa...
Si preannuncia impegnativo, ma non mi spaventa (o almeno non troppo!)

Sono lezioni sul tema, giusto?

B

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"Se vogliamo che tutto rimanga com'è, bisogna che tutto cambi."
(Il Gattopardo)

"Ma era tutta la vita ad essere colpevole, non questo o quel singolo fatto"
(Il Gattopardo)

Edited by - BeccaBenny on 21/05/2004 13:55:55
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Biuso
Amministratore

Città: Catania/Milano


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Inserito il - 20/05/2004 : 23:17:36  Mostra Profilo  Visita l'Homepage di Biuso Invia a Biuso un Messaggio Privato  Rispondi Quotando
Sì, il volume raccoglie le lezioni tenute da Heidegger sul pensiero di Nietzsche. Lezioni svolte sotto il regime nazionalsocialista ma che non contengono nulla che possa essere ricondotto a quella forma politica. A ulteriore dimostrazione della estraneità della filosofia heideggeriana al nazismo.

Questo per quanto riguarda il libro… Venendo alla lettrice, non immaginavo che prendessi alla lettera il mio invito. Sei proprio formidabile! Eh sì, è un libro impegnativo ma ormai mi son convinto che puoi leggere qualsiasi cosa .

Naturalmente, visto che la responsabilità del consiglio è mia, ritienimi a tua disposizione sia sul forum che tramite mail. Una volta che ti ci impegni, conviene capirlo per bene.
Buona lettura e tienici aggiornati!


agb
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