dval
Nuovo Utente
 Regione: Sicilia
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Città: Catania - Milano
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Inserito il - 30/12/2004 : 00:02:08
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Dal "Fu Mattia Pascal" a "Uno, nessuno e centomila" Pirandello compie un enorme balzo in avanti, sia a livello stilistico che di consapevolezza dell'obiettivo da raggiungere. Non ho ancora finito di leggere il libro, ma si avverte a pelle la maturazione, anche il lavoro di lima sull'opera, che le porta in dono una maggiore facilità di lettura rispetto al Mattia Pascal, non ha solo valenza estetica, ma serve a convogliare l'attenzione del lettore su un unico punto, quello importante, il tasto dolente, la molteplicità non solo dell'essere, ma anche del reale! La molteplicità che vuol dire anche illusorietà, mi viene in mente Matrix! Nel "FU Mattia Pascal" v'erano troppe trovate di invenzione (fantasia è forse il termine più adatto?) che, atte a far presa sul pubblico, distraevano dal cuore dell'opera. Ma non possiamo poi ipotizzare che lo stesso Pirandello non conoscesse ancora a fondo quel cuore? Altre considerazioni a lettura ( e soprattutto riflessione) ultimata.
PS Ho sempre trovato interessanti le opinioni espresse su di un libro quando la lettura non è ancora stata ultimata, soprattutto se poi ci si torna su per correggere il tiro o magari stravolgere tutto. Esorto tutti a farlo, potrebbe essere un diverso metodo di approccio critico al testo.
Homo sum: nihil humani a me alienum puto Terenzio
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