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Cateno
2° Livello

Città: Regalbuto


169 Messaggi

Inserito il - 25/03/2004 : 18:09:46  Mostra Profilo Invia a Cateno un Messaggio Privato  Rispondi Quotando
Morto e resuscitato. E vi stupirete nel sapere che sto parlando di un giovinetto con la bella capigliatura azzurra ondeggiante e un mantello scuro sopra le spalle: Dioniso. Ora chiederete: che centra Dioniso con i libri? Nulla, considerando il fatto che non voglio parlare di un libro sul dio greco, se con "libri" intendiamo strettamente quei fogli di carta più o meno interessanti ed utili racchiusi da una copertina più o meno elegante. Tanto se con "libri" intendiamo metonimicamente quelle parole, quelle frasi, quesi discorsi scritti cantati o pronunciati che non finiscono mai di voler dirci qualcosa. Amore: questo è un libro, il più sconfinato, credo. Grazie alla musica le passioni godono di se stesse: questo è un libro, completo e perfetto al punto che non si potrebbe scriverlo meglio. Dioniso o ciò che egli rappresenta è un libro. Egli è il libro che squarcia il velo oscuro della quotidiana esistenza: il pensiero della morte e con questo il pensiero di una possibile "altra vita" si afferma pienamente solo con la consapevolezza di questa vita. Guardatevi intorno: siamo tutti seguaci di Dioniso, seppure inconsapevoli. è forse questo il guaio.
Be', devo dire che questa premessa è stata del tutto improvvisata perchè volevo semplicemente fare alcune citazioni di poeti o prosatori che parlano del vino o dei suoi effetti. Ci ho pensato ascoltando ieri il seminario "Conservare la memoria", chi era presente ricorderà. Chi non era presente sappia che sfiorammo l'argomento dell'ebbrezza a proposito di Gesù e, ovviamente, del vino. Ho pensato di citare qualcuno su questo tema. E poi se volete si potrà aprire un dibattito su questo tema, sul tema del vino sia nella letteratura, che nella vita. Cominciamo.
E come non cominciare con Baudelaire? "Il vino è simile all'uomo, non si saprà mai fino a che punto si può stimarlo e disprezzarlo, amarlo ed odiarlo, nè di quante azioni sublimi o di mostruosi misfatti si a capace. Smettiamola dunque d'esser più crudeli verso di lui che verso noi stessi e trattiamolo come nostro pari"
Pasteur: "C'è più filosofia in una bottiglia di vino che in tutti i libri". Io però credo di poter precisare che tale affermazione, cioè l'opera maieutica del vino, sia vera solo a patto che il bevitore sia già filosofo (il che non vuol dire per forza essere un Hegel); un rozzo ed irascibile individuo può bere tutto il vino più delicato che riesce a far entrare nel suo stomaco ma non una briciola di filosofia sarà prodotta dalla sua mente.
Dall'Ecclesiaste: Che vita è quella di chi è priva di vino?; Il vino dona floridezza alle vergini.
Pefino il radicale San Paolo: L'uso moderato del vino giova alla salute.
Questa di Foscolo fa riflettere: Chi non s'ubriaca perchè naturalmente odia il vino, merita lode di sobrio?
E sentite Leopardi: L'ubriachezza è madre dell'allegrezza.
Goethe: la vita è troppo breve per bere vini mediocri.
Vabbè, ho scritto troppo. Chiudo con un detto a cui mi associo. Ma non ditelo a nessuno: IN VINO VERITAS, IN VULVA OMNIA RES. Spero di non subire censura!!!

Biuso
Amministratore

Città: Catania/Milano


2900 Messaggi

Inserito il - 25/03/2004 : 20:14:15  Mostra Profilo  Visita l'Homepage di Biuso Invia a Biuso un Messaggio Privato  Rispondi Quotando
Dioniso, il vino, l’ebbrezza! Bellissimo argomento.
Dioniso è genesi e distruzione, piacere e furia, erotismo e annientamento. I palazzi di Cnosso, le figure dell’arte minoica pulsano di vita vegetale e animale, di apparizioni divine nel cuore della natura. La luce mediterranea, il miele fermentato, la vite e il vino hanno cercato un nome sacro per esprimere la forza della Terra. Questo nome è Dioniso.
Kerényi (in Dioniso, Adelphi 1998) segue in modo rigoroso e insieme affascinante lo svolgersi complesso e intricato dei racconti che riguardano il dio. Intorno a Dioniso si raccolgono a poco a poco tutte le principali figure della teogonia e del pantheon ellenico. Generato dal serpente e dal toro, da Zeus e da Semele, da Era e da se stesso, Dioniso è la vita che uccidendosi rinasce, che rinasce solo perché finisce. Il dio ha quindi due gemelli, uno individuato in modo esplicito da Nietzsche, l’altro nascosto nelle pieghe della sua metafisica tragica: il primo è Apollo, il secondo è Penteo.
Le testimonianze archeologiche e letterarie raccolte da Kerényi confermano che a Delfi il culto ctonio precede l’arrivo del dio della luce e sempre rimane ad accompagnarlo. Nietzsche ha ragione nell’applicare all’intera grecità lo schema spaziale del mito adelfico: è sul fondamento dell’energia convulsa della terra che Apollo può produrre il suo cosmo. La Pizia enuncia le parole dell’ordine apollineo -un ordine sempre ambiguo- invasa dai vapori dionisiaci della fenditura terrestre sulla quale siede.
L’altro gemello di Dioniso è il suo nemico, è Penteo cioè “l’uomo della sofferenza”. Penteo viene sbranato dalle Menadi esattamente come le altre immagini del dio che vengono sacrificate nel rito. Solo chi fa a pezzi il dio e se ne nutre incorpora in sé parte della sua essenza e della sua vita. L’umanità è nata dalla fuliggine dei Titani inceneriti da Zeus per aver fatto a pezzi e divorato Dioniso, tutti gli umani sono pertanto «fatti della medesima sostanza dei primi nemici del dio; eppure tutti hanno in sé qualcosa che viene proprio da quel dio, la vita divina indistruttibile».

C’è però un altro legame che lega Dioniso a qualcosa di millenario che lo precede e a qualcosa di millenario che lo segue. Indietro verso la vicenda di Osiride sbranato e ricomposto, avanti verso la fede nel Cristo che muore e che risorge. La formula nietzscheana «Dionysos gegen den Gekreuzigten» deve forse trasformarsi in una interrogazione: «Dioniso contro il Crocifisso?». L’opposizione fra il dio che esalta il corpo come forma del piacere e il dio che fa del corpo lo strumento di una sofferenza che redime è certo netta ed evidente. E tuttavia il rapporto tra Dioniso e il Cristo è molto più ambiguo e complesso. Il punto essenziale e costante della religione dionisiaca è infatti la morte crudele del dio e la sua costante rinascita in una molteplicità di nomi, di figure e di forme.
I grandi paradigmi religiosi è di noi che parlano, di noi contemporanei alla ricerca di una vita indistruttibile nelle forme della genetica, della clonazione, della ibernazione, della evoluzione verso modi artificiali di esistenza e di intelligenza. Siamo sempre gli stessi nel mutare incessante della cultura e delle sue forme: grumi di tempo, concrezioni effimere della materia, "Bios" precario della indistruttibile "Zoé". Ecco Dioniso: «una gioia di vivere priva di scopo» (Kerényi).


agb
La filosofia è la musica più grande. (Platone)
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Cateno
2° Livello

Città: Regalbuto


169 Messaggi

Inserito il - 01/05/2004 : 21:35:42  Mostra Profilo Invia a Cateno un Messaggio Privato  Rispondi Quotando
quote:
Dioniso è genesi e distruzione, piacere e furia, erotismo e annientamento. I palazzi di Cnosso, le figure dell’arte minoica pulsano di vita vegetale e animale, di apparizioni divine nel cuore della natura.

Verissimo. Sono stato due giorni completamente ubriaco e tuttora ne ho i rimasugli. Non è la prima volta, ma è stato diverso. Chi non si è mai ubriacato non potra capirlo. Non c'entra necessariamente l'alcool. Anche l'entusiasmo è ebbrezza. Sempre Nietzsche, chissà quante volte si potrebbe citarlo, diceva: cosa se ne fa l'entusiasta del vino? Ragazzi, ho parlato con tutti, anche con le piante! Ero amico del mondo come raramente lo sono. Al contempo capivo "l'infinita vanità del tutto". Ma non la disprezzavo. C'erano cavalli, c'era un lago, ho fatto l'amore con tutto e mi sentivo, cosa rara, veramente libero. Ciao! Vi auguro la mia stessa esperienza.

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Biuso
Amministratore

Città: Catania/Milano


2900 Messaggi

Inserito il - 13/05/2004 : 13:04:19  Mostra Profilo  Visita l'Homepage di Biuso Invia a Biuso un Messaggio Privato  Rispondi Quotando
quote:

Verissimo. Sono stato due giorni completamente ubriaco e tuttora ne ho i rimasugli. Non è la prima volta, ma è stato diverso. Chi non si è mai ubriacato non potra capirlo. Non c'entra necessariamente l'alcool. Anche l'entusiasmo è ebbrezza. Sempre Nietzsche, chissà quante volte si potrebbe citarlo, diceva: cosa se ne fa l'entusiasta del vino? Ragazzi, ho parlato con tutti, anche con le piante! Ero amico del mondo come raramente lo sono. Al contempo capivo "l'infinita vanità del tutto". Ma non la disprezzavo. C'erano cavalli, c'era un lago, ho fatto l'amore con tutto e mi sentivo, cosa rara, veramente libero. Ciao! Vi auguro la mia stessa esperienza.



Ho visto che Platone (citando da Museo in Repubblica 363d) afferma che dopo la morte gli impuri sono costretti ad attingere senza posa dell’acqua per riempire un recipiente che però si svuota di continuo, mentre i puri gioiscono in una «sempiterna ubriachezza». Questo sì che è un paradiso!
Ancora più interessante è che il recipiente di cui si parla sia con ogni probabilità la psychè –l’anima o mente-, la quale quindi per gli impuri rimane sempre vuota e per i puri è riempita fino all’orlo dalla gioia di Dioniso.
«Sono geniali questi Greci!» (come direbbe Asterix…).


agb
È una vela la mia mente, prua verso l'altra gente, vento, magica corrente... (Battisti-Mogol)
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Elgheb
1° Livello


Regione: Tuvalu
Città: Atollo 52


60 Messaggi

Inserito il - 30/05/2004 : 18:00:05  Mostra Profilo Invia a Elgheb un Messaggio Privato  Rispondi Quotando
vorrei ricordare a tutti i reznauti del Cybersofia che volessero farsi una cultura sul vino come espressione di molti pensatori della filosifa occidentale che erano dediti al vino di leggere il seguente "Filosofia del vino" di M.Donà.
breve ma intensa storia della filosofia monotematica, secondo i dettami ispiratori dell'alcool etilico bianco, rosso, rose, frizzantino...se non ci fosse il vino...così importante anche per noi che filosofiamo tutti i giorni, noi alla ricerca della verità, insomma come dice il buon Cateno:
quote:
IN VINO VERITAS, IN VULVA OMNIA RES


"Oggi non è che un giorno qualunque di tutti i giorni che verranno, ma ciò che farai in tutti i giorni che verranno dipende da quello che farai oggi" - E.Hemingway
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Cateno
2° Livello

Città: Regalbuto


169 Messaggi

Inserito il - 02/06/2004 : 20:10:32  Mostra Profilo Invia a Cateno un Messaggio Privato  Rispondi Quotando
C'è anche questo: la consapevolezza a metà è la cosa peggiore. Meglio essere inconsapevoli. Meglio essere del tutto consapevoli. Ma la consapevolezza a metà distrugge. Il vino può essere tutte le tre cose. Per me oggi è stato consapevolezza a metà. Ho avuto donne, felicità, allegria. Ma la consapevlezza a metà distrugge.

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