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Triad
Nuovo Utente
Regione: Italia
Prov.: Catania
Città: San Giovanni La Punta
38 Messaggi |
Inserito il - 12/10/2007 : 22:55:45
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Interessante davvero, questo e' un tema che tocca in profondita'. Il mio problema? Sono d'accordo con tutti. Il mio vero problema? Non sono ancora riuscito a disfarmi del mezzo televisivo. Ma ci sto provando. Devo capire bene solo in quali modi... In che quantita'. Dacchè non mi piacciono gli estremismi. Forse stavolta tentero' un'eccezione.
Triad |
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Stanley
2° Livello
 
Regione: Italia
Città: Valguarnera
184 Messaggi |
Inserito il - 19/10/2007 : 17:52:59
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Sento puzza di "industria (pseudo)culturale"...
Stanley |
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Biuso
Amministratore
    
Città: Catania/Milano
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Inserito il - 23/11/2007 : 09:28:16
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Da un articolo di Giuseppe D’Avanzo su Repubblica.di oggi, intitolato Operazione verità
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Più della metà degli italiani, secondo una ricerca della federazione degli editori, si informa in maniera esclusiva attraverso la televisione senza integrare le sue informazioni con altri media. La proporzione è peggiore della media degli altri paesi europei. Il primato della televisione come fonte primaria ed esclusiva d'informazione diventa assoluto e stupefacente durante le competizione elettorali. Il 77,3 per cento degli italiani vi si affida, mentre soltanto il 6,6 per cento si rivolge ai giornali (blog, on line e digitale non sono ancora in grado di "fare massa", per lo meno nelle ricerche demoscopiche).
Quindi, se in Italia controlli la televisione (e cinque telegiornali su sei) hai la possibilità di fare tre operazioni decisive. Scrutini il chi, il che cosa e il come. Comandi l'attenzione del pubblico (decidi non soltanto di che cosa si discute e già basterebbe, ma di che cosa non si discute). Hai il potere di definire i criteri che ne informano il giudizio (Non approfondisci mai alcun problema, lo proponi in modo sintetico e semplificato nella chiave "sei d'accordo o sei contrario", "sei ostile e favorevole": il contenuto non importa, conta solo con chi stai). Ma soprattutto chi controlla la televisione può "fare la lista", come spiega Giancarlo Bosetti nel suo "spin", può selezionare la classifica delle notizie del giorno, determinare che cosa andrà o non andrà nella prima parte dei telegiornali, di che cosa si occuperanno e come i talk show.
Lo scandalo non è che queste tre operazioni siano state nelle mani della squadra di un uomo solo, equamente disposti in Rai e in Mediaset. Questo lo si sapeva, come potenzialmente eravamo tutti consapevoli dell'esplosività di quel conflitto di interessi per la qualità della nostra democrazia. Lo scandalo è che quella "squadra", organizzata come una "struttura delta", ha concretamente disegnato giorno dopo giorno, a tavolino, una realtà italiana ingannevole e artefatta, eliminando le perturbazioni negative e le rogne del governo, deviando lo sguardo dell'opinione pubblica verso le mosse favorevoli o in apparenza favorevoli, ora sollecitando odio e risentimento ora creando e accompagnando emozioni sociali.
Ricordiamo tutti come la criminalità predatoria e l'insicurezza sociale, punte di lancia ossessive fino alla paranoia dell'informazione Mediaset alla vigilia delle elezioni del 2001, siano state con Berlusconi a Palazzo Chigi del tutto eliminate dall'informazione Rai-Mediaset, sostituite con i "pericoli concreti e imminenti" di un'inesistente minaccia terroristica islamica. Lo scandalo allora non sono né le intercettazioni né la violazione della privacy di alti dirigenti pubblici infedeli.
Lo scandalo è l'irrealtà in cui hanno vissuto gli italiani, privati della capacità di giudicare liberamente gli affari pubblici. Lo scandalo è un'informazione pubblica che ha mortificato la loro facoltà di ragionare; li ha trasformati a comando in confusi e raggirati "testimoni di nulla"; ne ha manipolato le percezioni; li ha resi incapaci di partecipare con consapevolezza a quella competizione tra élite per la conquista del potere politico che è la democrazia.
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agb «Non avevo una grande idea dell’uomo io» (Céline)
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Biuso
Amministratore
    
Città: Catania/Milano
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Inserito il - 21/12/2007 : 12:00:46
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Da anni sostengo che il cuore della politica italiana è la televisione (cosa che, peraltro, tutti possono constatare da sé…). Lo scrive anche Curzio Maltese in un articolo su Repubblica di oggi, a commento della conversazione telefonica nella quale Berlusconi dà gli ordini al direttore generale della fiction Rai, e cioè di quell’azienda che in teoria è sua concorrente sul mercato televisivo.
Afferma, tra l’altro, Maltese: «L'intercettazione è allegata all'inchiesta per cui Berlusconi è indagato con l'accusa di corruzione per la Rai e per il mercato dei voti, come ha rivelato Giuseppe D'Avanzo su Repubblica. In Italia, per effetto del combinato disposto di riforme di giustizia promosse da destra e da sinistra, si sa che i processi a imputati eccellenti finiscono tutti in prescrizione. In assenza di una verità processuale, le intercettazioni servono dunque nella pratica a farsi un'idea del Paese: e l'ascolto, fornisce anche un'idea sulle persone.
Il Paese degli Agostini e dei Berlusconi è una nazione dove la politica non governa nulla, tranne la televisione. Al singolare, perché la telefonata tra il leader della destra e Saccà rivela come il sistema berlusconiano sia una vera "struttura delta" che controlla l'universo Tv. Per necessità, il padrone della televisione è diventato il padrone della politica. Usa l'una per fare l'altra e viceversa».
La conversazione la si può ascoltare qui. Essa non è scandalosa, non è volgare, non è servile, non è incivile. È, piuttosto, una conversazione che dimostra geometricamente che cosa sia e dove stia il potere in Italia. Anche per questo, spegnere il televisore è un atto rivoluzionario. Più che mai.
agb «Piante e bestie recano i segni della salvezza come l'uomo quelli della perdizione» (Cioran)
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Biuso
Amministratore
    
Città: Catania/Milano
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Inserito il - 02/01/2008 : 12:20:09
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Nicholas Negroponte è secondo me troppo fiducioso a proposito delle funzioni e della capacità di diffusione della Rete ma questa sua intervista mi sembra molto interessante. Fonte: la Repubblica
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L'autore di "Essere digitali": "Il sorpasso non sorprende è più sorprendente il fatto che ci sia voluto tanto tempo"
Negroponte, guru dei media "Una profezia che si realizza" "Non riesco a immaginare alcun senso nel guardare la tv se non per lo sport in diretta e, forse, per le elezioni"
di RICCARDO STAGLIANO'
Non si erano mai tanto amati, il grande guru e il piccolo schermo. "L'attuale televisore è probabilmente l'apparecchio più stupido della vostra casa (senza parlare dei programmi)" aveva scritto nel '95 in "Essere digitali". Perché l'intelligenza, si fa per dire, stava tutta dalla parte dell'emittente. Il ricevente non aveva voce in capitolo. Poteva solo subire il couch potato, l'abbrutita "patata da divano". O, con quel simulacro di interazione che è il telecomando, cambiare canale. Nelle due categorie che Nicholas Negroponte ha reso celebri la tv era, è, il più classico dei media push, quelli tradizionali che spingono le informazioni giù per la gola dello spettatore, oca all'ingrasso dell'ecosistema mediatico. Poi è arrivato il web, prototipo dei media pull, dove invece è il lettore a tirare a sé i dati che gli interessano. Non subisce, decide. Cosa vedere, come, quando.
Era inevitabile quindi che tra tirannia e libertà, alla fine, vincesse la seconda. Come gli ultimi studi confermano. E come il fondatore del Media Lab del Mit, che oggi si occupa a tempo pieno di One Laptop per Child per portare un pc da 100 dollari ai bambini del sud del mondo, aveva previsto con due lustri di anticipo.
Un rapporto della European Interactive Advertising Association dice che per la prima volta i giovani tra i 16 e i 24 anni usano più internet che la tv. Il sorpasso la sorprende? "No, niente affatto. Anzi, sono sorpreso che ci sia voluto così tanto. Non riesco a immaginarmi alcun senso del guardare la tv tranne che per lo sport in diretta e forse la copertura dell'attualità politica, come i risultati delle elezioni. Da questo punto di vista l'Italia è particolarmente sconcertante per uno che viene da fuori, perché ci sono tanti di quei talk show e giochi a premi che le altre culture troverebbe piuttosto stupidi".
Se lo studio Eiaa non fosse sufficiente, a ottobre gli introiti pubblicitari di Google in Gran Bretagna hanno superato quelli del canale commerciale Itv1. Siamo alla fine della televisione? "Tv è una parola sola ma quattro cose separate. 1) La produzione di contenuti; 2) La trasmissione del segnale; 3) L'apparecchio con cui la si vede; 4) Un modello economico. E tutti e quattro stanno cambiando. La produzione dei contenuti sarà più agnostica rispetto ai display che li mostreranno, basti pensare all'emergere dei "mobisodes", le miniserie da telefonino. La trasmissione del segnale userà esclusivamente l'Internet Protocol (IP), al che non sarà più tv ma solo bits. L'apparecchio non sarà solo il televisore ma tutta una gamma, dai telefoni ai muri-schermo, o le pareti esterne degli edifici. I modelli economici, già al plurale, lo diventeranno ancor di più, finanziati in modi così creativi da togliere il fiato. Mi viene in mente di un'ipotesi recente di pay tv in cui ti farebbero vedere gratis la partita senza il pallone, per vedere il quale dovresti invece pagare".
Tuttavia è sempre molto rischioso predire il tramonto della tv. Mi viene in mente la profezia di George Gilder che nel '95 la dava già per spacciata, "in decomposizione", e invece siamo ancora qui a parlarne. Perché è così resistente? "Beh, però adesso la profezia si sta realizzando. La sua tempistica era un po' sbagliata, ma non di tanto. Cosa abbia salvato la tv è semplice: è un'esperienza di gruppo. Si presta all'interruzione e alla concorrenza di altre attività, il che ha un appeal molto forte (per alcuni)".
Certi esperti, per distinguere il web dalla tv, dicono che il primo ha bisogno di un'attitudine attiva mentre la seconda è passiva. E in questa rilassatezza starebbe la ragione per cui è così difficile scalzarla come mass medium... "Di certo questa è una ragione importante. La modalità passiva, rilassante, la accomuna alla musica di sottofondo. Chiede molto poco allo spettatore".
E tuttavia internet sta erodendo i lettori/spettatori degli altri media e, di conseguenza, gli introiti che portavano. Perché? "Gli introiti non cambiano molto, a cambiare è da chi provengono e a chi vanno. Un modello basato sulla pubblicità sembra gratis, pur non essendolo in verità. Proprio come nella telefonia mobile in Usa: facciamo chiamate gratuite ma paghiamo un sacco per gli abbonamenti. Lo stesso succede per la rete".
Se dovesse comparare la tv a internet, come definirebbe i rispettivi punti di forza e le debolezze? "È un po' come mettere a confronto un libro con un flusso di dati. Dedicare un canale specifico, via cavo o etere, a una rappresentazione specifica (in questo caso il video), è una cosa sciocca da fare. Io sono per la varietà e la diversità che offre internet".
(2 gennaio 2008)
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agb «Filosofia è il sapere inutile e tuttavia sovrano» (Heidegger)
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Biuso
Amministratore
    
Città: Catania/Milano
2900 Messaggi |
Inserito il - 31/03/2008 : 18:12:10
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Propagandistica o no che sia, la lettera di Veltroni contro la tv e a favore della cultura non può che essere condivisa da un teleclasta come me... 
Vi si legge, tra l'altro che «vedere l'Italia fa bene. Fa bene uscire dal racconto che la televisione ci regala ogni giorno e sul quale - ne ho raggiunto ormai la piena consapevolezza - tutto il dibattito pubblico si è riferito in maniera ossessiva e facile negli ultimi anni. Anche la politica.
Ho visitato più di ottanta province e alla fine del mio viaggio le avrò viste tutte. In Italia, l'Italia della televisione non c'è. C'è un Paese diverso. Un altro programma, migliore. I modelli, i valori, le parole, il linguaggio, non sono quelli che si ascoltano seduti sul divano di casa. La televisione non racconta e non rappresenta con verità quello che siamo.
È un mondo a parte ormai. Fatto di avatar che magari parlano anche italiano, ma che si muovono e interagiscono tra di loro in maniera totalmente innaturale. Reality e realtà non sono la stessa cosa, anzi spesso sono l'opposto. Persino l'innaturale bianco e nero della vecchia tv era più colorato e realistico dei nostri modernissimi e piatti - in tutti sensi - schermi al plasma.
(...)
E la politica deve sapere che la ricchezza di un paese non si misura soltanto dal Pil. Si può essere desolatamente poveri anche con le tasche piene di soldi».
agb ««Per lætitiam...intelligam passionem qua mens ad majorem perfectionem transit» (Spinoza, Ethica, III, XI, Scholium) |
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Cateno
2° Livello
 
Città: Regalbuto
169 Messaggi |
Inserito il - 31/03/2008 : 21:35:05
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Come non condividere le parole di Veltroni! Certo, però lo scotto da pagare è che forse anche per queste affermazioni non certo populiste Veltroni ceda un po' il passo (e lo dico da "attivista" del PD). Ma a mio avviso è un segnale importante che un politico candidato premier parli contro la televisione. Certo, forse è anche per andare contro quella sorta di equazione "televisione=Berluscioni", ma tant'è. Due piccioni con una fava! Sulla questione del PIL, mi pare un miracolo che un politico abbia fatto una tale affermazione! Meno male che gli italiani leggono poco i giornali! Altrimenti, sapessero che Veltroni dice che si può essere desolatamente poveri anche con le tasche piene di soldi lo prenderebbero per cretino! 
Finché non lo fai tuo,/ questo "muori e diventa",/ non sei che uno straniero ottenebrato/ sopra la terra scura. (J. W. Goethe) |
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Biuso
Amministratore
    
Città: Catania/Milano
2900 Messaggi |
Inserito il - 18/05/2009 : 15:40:01
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Segnalo un pacato e terribile documento su come appaia in televisione il corpo delle donne.
agb «Vivere con immensa e superba imperturbabilità; sempre al di là» (Nietzsche)
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Triad
Nuovo Utente
Regione: Italia
Prov.: Catania
Città: San Giovanni La Punta
38 Messaggi |
Inserito il - 18/05/2009 : 19:18:10
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Impressionante.
Triad |
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