dval
Nuovo Utente
 Regione: Sicilia
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Città: Catania - Milano
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Inserito il - 16/10/2004 : 23:07:08
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Articolo tratto da repubblica: http://www.repubblica.it/2004/j/sezioni/spettacoli_e_cultura/libri46/libri46/libri46.html
Harold Bloom è probabilmente il più grande critico letterario vivente. La sua grandezza sta nel fatto che pur essendo un accademico di razza, quello che scrive è musica per tutti i tipi di orecchie e non un monologo da erudito. Una prova che può servire anche per accostarsi per la prima volta a Bloom è questo La saggezza dei libri (tr. it. D. Didero, Rizzoli, 17). La domanda è: a che serve la letteratura, anzi in modo molto più pragmatico, ci può essere utile? Chi legge non ha bisogno di prove, ma è comunque bello e rassicurante sentirsi spiegare l'utilità di Shakespeare, di Montaigne, di Cervantes, di Platone, di Melville, dell'Ecclesiaste. Le pagine di Bloom volano via nei dialoghi impossibili tra giganti come Giobbe e il capitano Achab. Tra la disperazione di Re Lear e l'ironia di Amleto. Si trema nel risentire il re citare la Bibbia: "Appena nati, vedi, noi si piange perché ci si ritrova all'improvviso su questo palcoscenico di pazzi". C'è una letteratura che nasconde una grande sapienza nata da un'illuminazione. Che offre risposte nei momenti di crisi. La risposta non è mai definitiva. Ma consola.
Homo sum: nihil humani a me alienum puto Terenzio
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