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Biuso
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Inserito il - 31/12/2008 : 16:46:15
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Da Rivista Indipendenza una breve analisi delle reali motivazioni del massacro, alle quali aggiungo solo che tutto questo è intrinseco a uno Stato i cui membri si ritengono razzialmente superiori -"popolo eletto da Jahvè"- per volontà divina. Dal Libro di Aggeo, 2, 20-23: «Il ventiquattro del mese questa parola del Signore fu rivolta una seconda volta ad Aggeo: "Parla a Zorobabele, governatore della Giudea, e digli: Scuoterò il cielo e la terra, abbatterò il trono dei regni e distruggerò la potenza dei regni delle nazioni, rovescerò i carri e i loro equipaggi: cadranno cavalli e cavalieri; ognuno verrà trafitto dalla spada del proprio fratello. In quel giorno - oracolo del Signore degli eserciti - io ti prenderò, Zorobabele figlio di Sealtièl mio servo, dice il Signore, e ti porrò come un sigillo, perché io ti ho eletto, dice il Signore degli eserciti"».
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Per non rischiare di perdere voti a destra nelle prossime elezioni, il criminale governo sionista al potere in Israele ha scatenato una offensiva terroristica contro la popolazione di Gaza e le milizie che ne difendono il diritto all'esistenza, alla libertà, alla giustizia. Centinaia di civili e e combattenti, al momento più di 380, ma è un bilancio, purtroppo, del tutto provvisorio, sono stati massacrati dalle bombe e dai missili lanciati dagli F-16 e dagli elicotteri sionisti, mentre centinaia sono i feriti che affollano gli ospedali, da mesi privi di elettricità e medicinali a causa del blocco economico attuato dall'occupante. Un attacco spietato che ha ricevuto l'appoggio di tutti i partiti israeliani, compreso quello "degli scrittori", presunti pacifisti, gli stessi che si lamentavano del boicottaggio nei loro confronti attuato, pochi mesi fa, al Salone del Libro di Torino. "Scrittori" che, come tanti in Israele e nel mondo, fanno finta di non sapere che i razzi artigianali della Resistenza palestinese sparati contro i villaggi di frontiera israeliani da Gaza, sono solo la disperata quanto, sotto tutti i punti di vista, legittima difesa nei confronti di una feroce occupazione militare, che da decenni uccide, inprigiona e umilia il popolo palestinese, nel più assoluto disprezzo delle tante quanto inutili risoluzioni ONU, che imporrebbero allo stato sionista la restituzione senza condizioni dei territori occupati. Dice il relatore speciale per i diritti umani dell'Onu, Richard Falk, in un'intervista alla Bbc della quale l'emittente britannica pubblica alcuni stralci nel suo sito online: ''Israele sta compiendo una serie scioccante di atrocita' impiegando armi moderne contro una popolazione inerme che gia' sopporta da mesi un duro embargo''. Falk ha chiesto alla comunita' internazionale di accrescere le pressioni su Israele perche' ponga fine agli attacchi contro Gaza. Ed è lo stesso Onu ad affermare che almeno 62 palestinesi uccisi dall'inizio dell'offensiva, sabato mattina, sono donne e bambini, chiedendo un'inchiesta sugli attacchi contro i civili.
Solidarietà al popolo e alla Resistenza palestinese che si batte contro l'occupazione sionista!
Stop immediato al massacro di Gaza!
Sabato 3 gennaio, ore 16 a Pzza Esedra, Roma, manifestazione per fermare il criminale attacco israeliano a Gaza.
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agb «Voler essere dentro a tutta la vita assieme, ecco, questo suscita Dioniso» (Giorgio Colli)
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Biuso
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Inserito il - 31/12/2008 : 18:02:02
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Dalla Libreria Gramigna di Catania ricevo la seguente mail:
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CONTRO LA PULIZIA ETNICA E IL TERRORISMO DI STATO ISRAELIANO.
FERMIAMO IL MASSACRO DI GAZA!
CONCENTRAMENTO
VENERDÌ 2 GENNAIO 2009 ORE 17:00
VIA ETNEA incrocio VIA UMBERTO (davanti bar Savia).
Gaza. Solidarizzare con chi resiste, denunciare chi collabora con i bombardamenti israeliani.
In queste ore la Striscia di Gaza è stata trasformata in una trappola mortale dai bombardamenti israeliani che hanno già fatto centinaia di morti e altrettanto feriti che moriranno nelle prossime ore perché gli ospedali erano al collasso già da due anni a causa del vergognoso embargo. I palestinesi di Gaza sono chiusi in ogni lato dai militari israeliani e da quelli egiziani, sottoposti a micidiali bombardamenti e impediti a uscire da questo nuovo “ghetto di Varsavia” per cercare rifugio, alimenti, assistenza medica e protezione. Chiunque abbia un minimo senso di giustizia e verità oggi non può e non deve tacere di fronte al genocidio in corso a Gaza, un genocidio fatto prima di lento strangolamento economico/sanitario e di assedio e poi da missili, bombe e cannonate sull’area del mondo a maggiore densità di popolazione. Noi riteniamo che sia giunto il momento di prendere posizione e di avviare una vasta campagna di mobilitazione tesa a impedire l’annientamento politico e materiale della popolazione palestinese da parte di Israele.
Per questi motivi riteniamo che:
1) Oggi occorre schierarsi apertamente con chi a Gaza oppone resistenza con ogni mezzo all’aggressione israeliana e condannare altrettanto apertamente chi si dissocia dalla resistenza. Riteniamo pertanto inaccettabili le parole e l’atteggiamento del presidente palestinese Abu Mazen e degli altri dirigenti dell’ANP che ritengono Hamas, e non Israele, responsabili della situazione, cercando di approfittare dell’aggressione per determinare un nuovo rapporto di forza dentro lo scenario palestinese. Abu Mazen si dovrebbe preoccupare di smentire le dichiarazioni del ministro israeliano Tzipi Livni la quale ha confermato che l’offensiva militare contro Gaza e Hamas andrà avanti fino a quando non ci sarà un nuovo equilibrio di potere funzionale agli interessi israeliani. Se la prospettiva di Abu Mazen e dell’ANP è simile a quella di un governo come quello di Al Maliki in Iraq, è evidente come tale prospettiva non possa trovare più alcun sostegno da parte di chi anima la solidarietà con la lotta del popolo palestinese.
2) Sulla situazione in Palestina emergono le gravissime complicità dei regimi arabi reazionari e filo imperialisti – in modo particolare dell’Egitto – che si rende ancora complice dell’embargo e del blocco contro la popolazione palestinese di Gaza arrivando a schierare le forze armate ai confini e facendo sparare contro i palestinesi che cercavano di fuggire dalla trappola di Gaza cercando rifugio e protezione in Egitto.
3) Va affermato con forza che la responsabilità della drammatica situazione a Gaza è della politica di annientamento perseguita da Israele con la complicità dell’Egitto, degli USA e dell’Unione Europea e non di Hamas. Non si può continuare a fare confusione su questo. Gaza è assediata per terra e per mare da due anni chiudendo in trappola un milione e ottocentomila persone. La tregua non è stata rotta da Hamas o dalle altre organizzazioni palestinesi attive nella Striscia di Gaza ma dalle autorità israeliane che durante la "tregua” hanno ucciso 25 palestinesi, effettuato arresti e rastrellamenti in Cisgiordania, mantenuto chiusi i valichi impedendo ai palestinesi di Gaza di entrare, uscire o ricevere i rifornimenti necessari per sopravvivere. Ogni simmetria tra il lancio di razzi palestinesi a dicembre e i feroci bombardamenti israeliani è una ingiuria alla verità e alla giustizia.
4) I governi europei (incluso quello italiano) hanno preso posizioni formali ed equidistanti sul mattatoio in corso a Gaza che rivelano una grande preoccupazione per le ripercussioni degli avvenimenti in corso ma senza trarne le dovute conclusioni nelle relazioni politiche, diplomatiche e commerciali con Israele. Hanno accettato e mantenuto l’embargo contro i palestinesi di Gaza ed hanno mantenuto i rapporti di collaborazione militare, scientifica, economica con le istituzioni israeliane. Il governo israeliano ha messo non solo l’Europa ma anche la nuova amministrazione USA di fronte al fatto compiuto potendo godere di un livello di impunità per i propri crimini di guerra e contro l’umanità che la storia dal dopoguerra a oggi non ha assicurato a nessun altro stato.
5) Il popolo palestinese vive un momento estremamente difficile dal quale potrebbe uscire ridotto ad una esclusiva questione umanitaria che negherebbe decenni di lotta politica e di ambizioni alla liberazione nazionale della Palestina. Il popolo palestinese da anni affronta la più pericolosa potenza militare esistente in Medio Oriente – Israele – potendo contare sul sostegno solo delle altre forze che animano la resistenza antisionista nella regione, a cominciare dal Libano. L’unità di tutte le forze della resistenza a livello regionale è un passaggio che i movimenti di solidarietà in Europa devono appoggiare con ogni sforzo.
In questi giorni in molte città italiane – Roma, Milano, Bologna, Napoli, Pisa, Firenze, Lecce, Cagliari, Padova, Vicenza, Bari e tante altre – ci sono state alcune prime, tempestive e spontanee manifestazioni in solidarietà con il popolo palestinese, contro la strage in corso a Gaza e il terrorismo di stato israeliano. Questa mobilitazione deve proseguire nei prossimi giorni. Cortei sono già stati annunciati in diverse città italiane per sabato 3 gennaio. La nostra iniziativa deve dimostrarsi di essere capace di spezzare o mettere in crisi la catena delle complicità con i crimini di guerra israeliani a cominciare dagli anelli della disinformazione, della subalternità politica e della collaborazione militare e commerciale tra Italia e Israele.
29 dicembre
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agb «Voler essere dentro a tutta la vita assieme, ecco, questo suscita Dioniso» (Giorgio Colli)
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Inserito il - 31/12/2008 : 18:35:49
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Condivido pienamente le affermazioni sostenute nell'ultima comunicazione e mi domando, senza averne plausibile risposta, per quale tragico motivo il popolo di Israele, il suo governo vadano da troppo tempo orrmai dilapidando un credito che la storia aveva loro non meno tragicamente offerto e finiscano per assumere, da oppressi che sono sempre stati, la veste di oppressori quasi allo stesso modo (quasi dico, se è vera l'affermazione che la tragedia dell'antisemitismo e dell'antigiudaismo strettamente connessi, anzi l'uno a filiare necessariamente l'altro, non ha avuto pari nella storia del passato e ci augureremmo non ne avesse neanche nella storia del futuro) di quanti antisemiti e antigiudei nel passato li fecero oggetto di delitti infiniti. Giuseppe Anceschi.
Giuseppe Anceschi |
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Biuso
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Inserito il - 03/01/2009 : 17:31:44
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La giustizia di Israele verso i bambini. Cinque sorelle uccise da un F-16 a Jabaliya.
agb «Voler essere dentro a tutta la vita assieme, ecco, questo suscita Dioniso» (Giorgio Colli)
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Inserito il - 04/01/2009 : 09:53:31
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Nulla avviene mai per caso: dicevo delpatrimonio di spaventose sofferenze che Israele sta sciaguratamente dilapidando passando dalla parte degli oppressori, dei tiranni, lo ha fatto da tempo purtroppo, e io, scolaro anche di ebrei di limpida umanità e di straordinaria cultura, ebreo quasi per vocazione, sto male di fronte alle sciagure del momento, e tuttavia, mai, anche in passato, ho pensato che la dimensione ebraica più autentica passasse attraverso la loro Bibbia, la Torah, le loro sacre scritture, truffaldine come quelle di tutte, tutte le religioni. Saluti, giuseppe anceschi.
Giuseppe Anceschi |
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Biuso
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Inserito il - 05/01/2009 : 12:27:06
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Orwell è stato davvero visionario nell'intuire non solo lo strapotere dell'icona televisiva ma anche quello della neolingua per la quale "La Guerra è pace" (1984, Mondadori 1998, pag. 8). Un'invasione massiccia e sanguinosa, ad esempio, si chiama "Operazione di terra", e in questo modo la sua violenza è già neutralizzata dal linguaggio.
Su un altro forum, ho avuto modo di rispondere così a una domanda riguardante il diritto degli israeliani ad avere una loro terra.
============== Certo! E, come dice thisbe, il mondo è grande, in particolare gli USA. Visto che sono così sensibili alla causa israeliana, potrebbero concedere la metà di uno dei loro Stati, no? Oppure in una qualche zona dell'Europa, in modo da colmare il senso di colpa del Vecchio Continente?
E invece, Elisea, è come se a un certo punto lei si trovasse una famiglia numerosa in casa sua. Famiglia che magari nei giorni precedenti le ha chiesto un piccolo aiuto (il sale, fare una telefonata...) e che poi si installa in cucina, salotto, camera da letto con il pretesto che quella casa apparteneva ai propri antenati nel 1824 e che i potenti vicini del Palazzo di fronte sono d'accordo su questa pretesa. Generosamente, le lasciano uno sgabuzzino dove mettere il letto e le sue cose.
Al suo stupore e alle proteste, questa famiglia risponde con bastonate e insulti di "terrorista!" e intanto continua a ricevere soldi, mattarelli e mobili dai vicini del Palazzo. Alla sua proposta che questa famiglia si faccia donare dagli amici del Palazzo uno degli appartamenti, costoro ribadiscono che quello dove ora si trovano -e che lei occupava senza averne diritto- era, appunto, "la casa dei padri" e che lo stesso Costruttore dell'edificio e Amministratore unico (il signor Arcangelo Geova) aveva concesso in perpetuo il possesso esclusivo della casa.
Quando lei dal suo sgabuzzino -dove sta al buio e affamata- comincia a organizzarsi lanciando quello che vi trova dentro e che naturalmente non serve a nulla se non a ribadire il fatto che lei è proprio segregata, la famiglia -nel frattempo cresciuta enormemente per l'arrivo di parenti da tutta la città- risponde sparando con fucili veri, lanciando bombe lacrimogene nello sgabuzzino, chiamando tutti i componenti a picchiare in modo ossessivo sul muro, impedendole qualunque contatto con i pochi parenti e amici che stanno fuori e ripetendo comunque che è LEI a voler cancellarli dalla faccia del condominio e non loro a stare uccidendo lei...
Bene, se le accadesse tutto questo, che cosa penserebbe di chi dovesse avere delle perplessità sul suo diritto a sopravvivere affermando che però gli amici là fuori (del tutto impotenti) bruciano la targhetta con il nome della famiglia Geova e che tale famiglia si sta solo legittimamente difendendo dal pericolo gravissimo rappresentato dalle armi giocattolo e dai coltelli che lei ha trovato nello sgabuzzino? Che cosa risponderebbe a chi le dovesse chiedere: "ma cara Elisea, il principio dei tuoi vicini di stanza, ciò ke vogliono, è solo un posto dove stare,mi sembra ragionevole, nn credi?". ==============
agb «Voler essere dentro a tutta la vita assieme, ecco, questo suscita Dioniso» (Giorgio Colli)
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Biuso
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Inserito il - 06/01/2009 : 09:00:30
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L'informazione in Italia -ma non solo- è ormai di stampo totalitario, pura propaganda a favore dei massacratori. Si tace sull'utilizzo di bombe a grappolo e -probabilmente- di quelle al fosforo, bandite (in teoria) dalla comunità internazionale. L'ipocrisia è immensa. A NESSUN Paese al mondo sarebbe permesso praticare ciò che invece per Israele diventa legittimo. Solo sulla Rete lo sterminio trova delle testimonianze. Tra i tanti luoghi, si può visitare questo, se non si è troppo delicati: Saluti da Gaza!
agb «Voler essere dentro a tutta la vita assieme, ecco, questo suscita Dioniso» (Giorgio Colli)
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crackpot
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Inserito il - 07/01/2009 : 21:10:21
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Siamo davvero in una situazione orwelliana, in cui la propaganda menzognera vince su ogni logica umana e politica, in cui per dirla con Finkelstein mentre "...c'era un tempo in cui gli intellettuali dell'opposizione mettevano in campo robuste categorie politiche come «potere», «interessi» da una parte e «ideologia» dall'altra. Tutto quello che resta oggi è il fiacco, spoliticizzato linguaggio di «preoccupazioni» e «memoria»." (L'industria dell'olocausto. Lo sfruttamento della sofferenza degli ebrei). Per cui diventa sempre più difficile far rientrare i propri interlocutori (per lo più i tremendi 'benpensanti di sinistra' ormai risucchiati in un vortice di malefiche melensaggini) su un terreno in cui la ragione e il realismo politico abbiano ancora un senso: in cui i palestinesi, per quanto possano errare, restano le vittime, e gli israeliani, per quanto ragioni possano avere, restano i carnefici, una volta volenterosi esecutori all'interno di più vasti e inquietanti disegni, oggi forse scheggia impazzita (o piuttosto punta di lancia) dell'occidentalismo criminale. In cui preferire chi brucia uno straccio colorato rispetto a chi brucia esseri umani con il fosforo non è ancora sintomo di tendenze delinquenziali (come vuole l'ottimo Furio Colombo, esponente di quel progressismo civile e giustizialista che si arresta di colpo di fronte a certi santuari). Un piccolo fatto vale per me più di tanto sangue per segnare le modalità particolarmente perfide dell'oppressione israeliana a Gaza. Me lo ha raccontato anni fa una vecchia conoscenza, dirigente di una Ong che da parecchio tempo conduce progetti di sviluppo nella Striscia; soprattutto costruzione di opere di pubblica utilità, sistematicamente poi distrutte dagli occupanti. Una tela di Penelope. A quel tempo la centrale elettrica era gestita direttamente dagli israeliani. I palestinesi, data la situazione disastrosa degli acquedotti, avevano bisogno dei motorini per tirare l'acqua nei serbatoi (una necessità che noi siciliani possiamo ben capire). Ebbene gli occupanti si ingegnavano, negli orari 'giusti' con una serie modulata di 'stop and go' della corrente, di sfasciare i motorini di quella povera gente. Allora, non so perché, ho pensato che se erano capaci di questo erano capaci di tutto. Ho avuto ragione. A proposito, il mio amico è vivo per miracolo. L'anno scorso la macchina accanto a lui sul lungomare di Gaza è esplosa in un turbine di pezzi umani e metallici che hanno investito la sua. Era una "eliminazione mirata", un'altra invenzione della funesta neolingua. A chiusura vi segnalo, se già non lo conoscete, l'ottimo lavoro dello storico israeliano Schlomo Sand “Come fu inventato il popolo israeliano” che mette definivamente in crisi il tabù nazionale sionista; del libro al momento esiste solo una traduzione in francese. Qui l'intervista dello storico ad Haaretz http://www.haaretz.com/hasen/spages/966952.html Qui la recensione di Gilad Hatzmon, un intellettuale (e jazzista) israeliano che vive in esilio http://mirumir.altervista.org/labels/ebraismo.html br /
Giovanni La Fiura
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Biuso
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Inserito il - 09/01/2009 : 21:58:17
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Agghiacciante. la Repubblica, 9 gennaio 2009
============== (...) Wael Samouni, che nel bombardamento ha perso tre figli piccoli, ha raccontato ai funzionari dell'Onu la dinamica dell'episodio. Con i giornalisti della Reuters ha parlato suo figlio tredicenne, Ahmed Ibrahim, dal letto di ospedale dove è ricoverato per le ferite. Un racconto chiaro e agghiacciante, che esce con voce flebile, e comincia dal giorno prima, da quel che successe in casa loro. "Dormivamo tutti in una stanza", ricorda. "Eravamo tutti addormentati quando i carri armati e gli aeroplani hanno cominciato a colpire. Un proiettile ha raggiunto la nostra casa, grazie a dio non siamo rimasti feriti. Siamo corsi fuori e c'erano quindici uomini... Atterravano dagli elicotteri sui tetti delle case". I soldati, racconta Ahmed, percuotevano le persone e le costringevano a entrare tutti in una casa.
Senza acqua. Il giorno dopo la casa è stata bombardata, la madre di Ahmed è morta, con tre suoi fratelli. Ahmed ha cercato di tenere in vita i suoi tre fratellini più piccoli e di aiutare i feriti che giacevano in mezzo ai cadaveri. "Non c'era acqua, non c'era pane, niente da mangiare", ricorda il bambino. "Mi sono alzato, avevo bendato la mia ferita e mi sono trascinato fuori per prendere l'acqua cercando di ripararmi dai tiri dei carriarmati e degli aeroplani. Sono andato dai vicini e ho cominciato a chiamarli finché non sono quasi svenuto. Ho portato indietro cinque litri d'acqua".
Lo shock dei soccorritori. Quando gli operatori della Mezzaluna Rossa e della Croce Rossa hanno finalmente ottenuto il permesso di accedere alla zona hanno trovato bambini ancora abbracciati alle madri morte, troppo deboli per mettersi in piedi, e feriti tra i corpi. Alcuni dei cadaveri riportavano anche colpi d'arma da fuoco oltre alle ferite del bombardamento, indicazione di un possibile intervento ravvicinato o successivo dei soldati.
(...)
Aiuti ostacolati. I blocchi di terra costruiti dai bulldozer israeliani hanno impedito il passaggio delle ambulanze. I feriti più gravi sono stati caricati sui carretti trainati dagli asini. Chi ha potuto muoversi a piedi ha raggiunto il centro abitato più vicino, a due chilometri di distanza, e da lì i feriti sono stati trasportati in veicoli civili agli ospedali della zona. Tre bambini, il più piccolo aveva cinque mesi, sono morti al loro arrivo all'ospedale.
L'accesso al quartiere rimane ristretto. La Croce Rossa e la Mezzaluna rossa sono tornate oggi durante la tregua di tre ore e hanno soccorso 103 persone che erano rimaste intrappolate senza cibo né acqua in tre case nello stesso isolato dell'abitazione dei Samouni.
L'accusa dell'Onu. L'Ocha non accusa l'esercito israeliano di aver agito deliberatamente, ma ha chiesto l'apertura di un'inchiesta. La Croce Rossa internazionale ha accusato l'esercito israeliano di "non rispettare gli obblighi imposti dalla legge umanitaria internazionale circa le garanzie di soccorso e cura dei feriti". "I militari erano consapevoli della situazione - aggiunge Allegre Pacheco, vice-direttore dell'Ocha - ma non hanno assistito i feriti. Né hanno permesso a noi o alla Mezzaluna rossa di soccorrerli".
In una risposta scritta, l'esercito israeliano afferma di lavorare in coordinamento con le organizzazioni di aiuto umanitario "per garantire assistenza ai civili" e che "in alcun modo ha colpito intenzionalmente dei civili". ==============
Bugiardi.
agb «Voler essere dentro a tutta la vita assieme, ecco, questo suscita Dioniso» (Giorgio Colli)
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Inserito il - 09/01/2009 : 21:58:37
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Agghiacciante. la Repubblica, 9 gennaio 2009
============== (...) Wael Samouni, che nel bombardamento ha perso tre figli piccoli, ha raccontato ai funzionari dell'Onu la dinamica dell'episodio. Con i giornalisti della Reuters ha parlato suo figlio tredicenne, Ahmed Ibrahim, dal letto di ospedale dove è ricoverato per le ferite. Un racconto chiaro e agghiacciante, che esce con voce flebile, e comincia dal giorno prima, da quel che successe in casa loro. "Dormivamo tutti in una stanza", ricorda. "Eravamo tutti addormentati quando i carri armati e gli aeroplani hanno cominciato a colpire. Un proiettile ha raggiunto la nostra casa, grazie a dio non siamo rimasti feriti. Siamo corsi fuori e c'erano quindici uomini... Atterravano dagli elicotteri sui tetti delle case". I soldati, racconta Ahmed, percuotevano le persone e le costringevano a entrare tutti in una casa.
Senza acqua. Il giorno dopo la casa è stata bombardata, la madre di Ahmed è morta, con tre suoi fratelli. Ahmed ha cercato di tenere in vita i suoi tre fratellini più piccoli e di aiutare i feriti che giacevano in mezzo ai cadaveri. "Non c'era acqua, non c'era pane, niente da mangiare", ricorda il bambino. "Mi sono alzato, avevo bendato la mia ferita e mi sono trascinato fuori per prendere l'acqua cercando di ripararmi dai tiri dei carriarmati e degli aeroplani. Sono andato dai vicini e ho cominciato a chiamarli finché non sono quasi svenuto. Ho portato indietro cinque litri d'acqua".
Lo shock dei soccorritori. Quando gli operatori della Mezzaluna Rossa e della Croce Rossa hanno finalmente ottenuto il permesso di accedere alla zona hanno trovato bambini ancora abbracciati alle madri morte, troppo deboli per mettersi in piedi, e feriti tra i corpi. Alcuni dei cadaveri riportavano anche colpi d'arma da fuoco oltre alle ferite del bombardamento, indicazione di un possibile intervento ravvicinato o successivo dei soldati.
(...)
Aiuti ostacolati. I blocchi di terra costruiti dai bulldozer israeliani hanno impedito il passaggio delle ambulanze. I feriti più gravi sono stati caricati sui carretti trainati dagli asini. Chi ha potuto muoversi a piedi ha raggiunto il centro abitato più vicino, a due chilometri di distanza, e da lì i feriti sono stati trasportati in veicoli civili agli ospedali della zona. Tre bambini, il più piccolo aveva cinque mesi, sono morti al loro arrivo all'ospedale.
L'accesso al quartiere rimane ristretto. La Croce Rossa e la Mezzaluna rossa sono tornate oggi durante la tregua di tre ore e hanno soccorso 103 persone che erano rimaste intrappolate senza cibo né acqua in tre case nello stesso isolato dell'abitazione dei Samouni.
L'accusa dell'Onu. L'Ocha non accusa l'esercito israeliano di aver agito deliberatamente, ma ha chiesto l'apertura di un'inchiesta. La Croce Rossa internazionale ha accusato l'esercito israeliano di "non rispettare gli obblighi imposti dalla legge umanitaria internazionale circa le garanzie di soccorso e cura dei feriti". "I militari erano consapevoli della situazione - aggiunge Allegre Pacheco, vice-direttore dell'Ocha - ma non hanno assistito i feriti. Né hanno permesso a noi o alla Mezzaluna rossa di soccorrerli".
In una risposta scritta, l'esercito israeliano afferma di lavorare in coordinamento con le organizzazioni di aiuto umanitario "per garantire assistenza ai civili" e che "in alcun modo ha colpito intenzionalmente dei civili". ==============
Bugiardi.
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Inserito il - 11/01/2009 : 13:30:50
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GAZA, LETTERA APERTA AI POLITICI ITALIANI di Luisa Morgantini (vice presidente del Parlamento Europeo)
Non una parola, non un pensiero, non un segno di dolore per le centinaia di persone uccise, donne, bambini, anziani e militanti di Hamas, anche loro persone. Case sventrate, palazzi interi, ministeri, scuole, farmacie, posti di polizia. Ma dove è finita la nostra umanità. Dove sono i Veltroni, con i loro "I care", come si può tacere o difendere la politica di aggressione israeliana La popolazione di Gaza e della Cisgiordania, i palestinesi tutti, pagano il prezzo dell'incapacità della Comunità Internazionale di far rispettare ad Israele la legalità internazionale e di cessare la sua politica coloniale.
Certo Hamas con il lancio dei razzi impaurisce ed è una minaccia contro la popolazione civile israeliana, azioni illegali, da condannare. Bisogna fermarli. Ma basta con l' impunità di Israele e dei ricatti dei loro gruppi dirigenti. Dal 1967 Israele occupa militarmente i territori palestinesi, una occupazione brutale e coloniale. Furto di terra, demolizione di case, check point dove i palestinesi vengono trattati con disprezzo, picchiati, umiliati, colonie che crescono a dismisura portando via terra, acqua, distruggendo coltivazioni. Migliaia di prigionieri politici, ai quali sono impedite anche le visite dei familiari.
Ma voi dirigenti politici, avete mai visto la disperazione di un contadino palestinese che si abbraccia al suo albero di olivo mentre un buldozzer glielo porta via e dei soldati che lo pestano con il fucile per farglielo lasciare, o una donna che partorisce dietro un masso e il marito taglia il cordone ombelicale con un sasso perché soldati israeliani al check point non gli permettono di passare per andare all' ospedale, o Um Kamel, cacciata dalla sua casa, acquistata con sacrifici perché fanatici ebrei non sopravissuti all'olocausto ma arrivati da Brooklin, pensando che quella terra e quindi quella casa sia loro per diritto divino, sono entrati di forza e l'hanno occupata perché vogliono costruire in quel quartiere arabo di Gerusalemme un'altra colonia ebraica.
Avete mai visto i bambini dei villaggi circostanti Tuwani a sud di Hebron che per andare a scuola devono camminare più di un ora e mezza perché nella strada diretta dal loro villaggio alla scuola si trova un insediamento e i coloni picchiano ed aggrediscono i bambini, oppure i pastori di Tuwani che trovano le loro tanche d'acqua o le loro pecore avvelenate da fanatici coloni, o la città di Hebron ridotta a fantasma perché nel centro storico difesi da più di mille soldati 400 coloni hanno cacciato migliaia di palestinesi, costringendo a chiudere più di 870 negozi.
Avete visto il muro che taglia strade e quartieri che toglie terre ai villaggi che divide palestinesi da palestinesi, che annette territorio fertile e acqua ad Israele, un muro considerato illegale dalla Corte Internazionale di giustizia.
Avete visto al valico di Eretz i malati di cancro rimandati indietro per questioni di sicurezza, negli ultimi 19 mesi sono 283 le persone morte per mancanze di cure, avrebbero dovuto essere ricoverate negli ospedali all'estero, ma non sono stati fatti passare malgrado medici israeliani del gruppo Phisician for Human rights garantissero per loro.
Avete sentito il freddo che penetra nelle ossa nelle notte gelide di Gaza perché non c'è riscaldamento, non c'è luce, o i bambini nati prematuri nell'ospedale di Shifa con i loro corpicini che vogliono vivere e bastano trenta minuti senza elettricità perché muoiano.
Avete visto la paura e il terrore negli occhi dei bambini, i loro corpi spezzati. Certo anche quelli dei bambini di Sderot, la loro paura non è diversa, e anche i razzi uccidono ma almeno loro hanno dei rifugi dove andare e per fortuna non hanno mai visto palazzi sventrati o decine di cadaveri intorno a loro o aerei che li bombardano a tappeto. Basta un morto per dire no, ma anche le proporzioni contano dal 2002 ad oggi per lanci di razzi di estremisti palestinesi sono state uccise 20 persone. Troppe, ma a Gaza nello stesso tempo sono stati distrutte migliaia e migliaia di case ed uccise più di tre mila persone tra loro centinaia di bambini che non tiravano razzi.
Dopo le manifestazioni di Milano dove sono state bruciate bandiere israeliane, voi dirigenti politici avete tutti manifestato indignazione, avete urlato la vostra condanna. Ne avete tutto il diritto. Io non brucio bandiere né israeliane né di altri paesi e penso che Israele abbia il diritto di esistere come uno Stato normale, uno stato per i suoi cittadini, con le frontiere del 1967, molto più ampie di quelle della partizione della Palestina decisa dalla Nazioni Unite del 1947.
Avrei però voluto sentire la vostra indignazione e la vostra umanità e sentirvi urlare il dolore per tante morti e tanta distruzione, per tanta arroganza, per tanta disumanità, per tanta violazione del diritto internazionale e umanitario. Avrei voluto sentirvi dire ai governanti israeliani: Cessate il fuoco, cessate l'assedio a Gaza, fermate la costruzione delle colonie in Cisgiordania, finitela con l' occupazione militare, rispettate e applicate le risoluzioni delle Nazioni Unite, questo è il modo per togliere ogni spazio ai fondamentalismi e alle minaccie contro Israele.
Ieri lo dicevano migliaia di israeliani a Tel Aviv, ci rifiutiamo di essere nemici, basta con l'occupazione.
Dio mio in che mondo terribile viviamo.
Luisa Morgantini, vice presidente del Parlamento Europeo
agb «Voler essere dentro a tutta la vita assieme, ecco, questo suscita Dioniso» (Giorgio Colli)
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Inserito il - 16/01/2009 : 09:56:06
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Il mio amico filosofo della politica Denis Collin mi segnala questa intensa pagina di una Rivista da lui curata: La Sociale.
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Israël à l’assaut contre le peuple palestinien Une dangereuse impasse
Par Denis Collin • Internationale • Mardi 13/01/2009 •
Entre aggravation de l’offensive israélienne et rumeurs de trêve, la situation ne cesse de se détériorer pour les habitants de la bande de Gaza. Ce sont 1000 morts et des milliers de blessés souvent mutilés à vie par des bombes à fragmentation d’un nouveau genre, testés par l’armée américaine depuis 2006 et utilisées maintenant contre la population palestinienne. Des familles sont regroupées dans une école (sous contrôle ONU) puis l’armée bombarde cette école, prétendant que le Hamas l’utilisait pour bombarder Israël. Quand le mensonge finit par être divulgué, la presse n’en parla presque pas. La machine à décerveler tourne à plein régime. C’est généralement comme ça en période de guerre. Sauf qu’ici on peine à parler de guerre, tant la disproportion des forces est énorme.
Ça n’empêche pas la presse et la grande majorité des partis du « monde libre » (sic) qu’Israël prétend défendre en massacrant les habitants de Gaza, de se contenter de déplorations plus ou hypocrites. Et si on s’aventure à trouver qu’Israël y va un peu fort, on s’empresse d’ajouter que le Hamas lance des roquettes et que, de toute façon, ce parti intégriste islamiste n’est pas démocratique.
Nous n’avons jamais été des thuriféraires de cet « anti-impérialisme réactionnaire » qui caractérise le Hamas et nous avons toujours condamné cette « gauche » qui voit dans l’islamisme le substitut parfait d’un mouvement révolutionnaire. Pour autant nous refusons cette symétrie entre massacreurs et victimes que pratiquent avec maestria les pacifistes bêlants. Le Hamas est réactionnaire, c’est un fait. Personne ne souhaite aux Palestiniens quand ils seront libérés d’être gouverné par ce parti. Mais le Hamas est chez lui et il défend les siens. Les agresseurs sont le gouvernement du pourri et corrompu Olmert et de ses alliés dont le « travailliste » (de gauche donc, paraît-il!) Barak.
Pour bien se faire comprendre et parce qu’en ces domaines, il est devenu si difficile de dire les choses : un peuple a le droit inconditionnel de se défendre, quel que soit son gouvernement. Cette vieille canaille réactionnaire de Churchill dirigeait la défense de la Grande-Bretagne contre les nazis (et le courage des Anglais à ce moment-là n’est pas pour rien dans la défaite finale d’Hitler), et cela n’ôtait rien à la légitimité de la lutte des Anglais pour leur liberté, y compris sous la direction de Churchill – d’ailleurs, une fois libérés de la menace des bombes nazies les travailleurs anglais ont renvoyé Churchill dans ses foyers et élu un gouvernement de gauche qui a accompli de profondes réformes sociales. Cette méthode politique était tout aussi valable pour la défense de l’URSS contre Hitler, même si Trotsky avait, très justement, qualifié Hitler et Staline d’« étoiles jumelles ». Plus près de nous : le FLN algérien n’était ni un modèle de démocratie, ni un modèle de socialisme (sauf pour les décérébrés de gauche qui sont toujours à courir derrière le sauveur suprême, exotique si possible). Mais le devoir de tout militant était de défendre les nationalistes algériens contre la « pacification » à la Massu-Bigeard qui torturaient au nom de la lutte contre « les assassins du FLN ». Tout rapprochement avec la situation actuelle au Proche-Orient n’aurait rien de fortuit.
Ici et là on s’inquiète de la montée de l’antisémitisme dans certaines franges de la jeunesse. Le danger est réel. Mais ce danger a deux causes :
· La première cause est le déni du droit des Palestiniens qui conduit à redonner des aliments à la haine antisémite. Ajoutons ceci : grâce à l’action du CRIF et d’autres officines de ce type qui prétendent parler au nom des juifs de France (alors qu’ils ne représentent qu’eux-mêmes), on fait tout pour identifier Juif, Israélien et gouvernement israélien, exactement comme hier on identifiait Juif et usurier rapace. À la différence que cette identification hier était le fait des antisémites et qu’aujourd’hui elle est le fait des sionistes. Première conclusion: le sionisme et l’antisémitisme sont des frères jumeaux1.
Deuxième cause : l’absence de culture politique internationaliste dans toute cette jeunesse qu’on a gavée uniquement avec la bouillie indigeste moralisante et les espoirs fallacieux de l’intégration. Comme les partis « ouvriers » sont en gros aux abonnés absents, que l’analyse des questions internationales en termes de classes sociales est bannie par tous ces beaux messieurs et dames qui s’occupent de l’émancipation de l’individu ou de la personne humaine mais ignorent les classes sociales et l’exploitation, il n’est resté d’autre choix, pour ces jeunes qui refusaient d’être l’objet de la compassion des nouvelles classes bourgeoises, qu’à vomir cet « amour » dégoulinant, à rejeter les mièvreries du « touche pas à mon pote » pour transformer tout cela en haine.
Déplorer l’antisémitisme et tout faire que pour les causes en restent cachées, c’est se conduire en irresponsable ou en agent conscient de l’antisémitisme.
N’ayant jamais été des partisans du jusqu’au-boutisme, refusant de faire la guerre par procuration, nous avons admis que, faute de la meilleure solution (une Palestine laïque et démocratique pour tous les habitants de ce coin de terre), on pouvait au moins exiger que la « communauté internationale » défende sa propre légalité (deux États sur la base des frontières de 1948 et droit au retour pour les Palestiniens). La direction de l’OLP devenue « Autorité Palestinienne » avait cédé sur ces exigences minimales en acceptant un État palestinien sur moins de 22% du territoire. L’offensive contre Gaza a un seul objectif, c’est de balayer définitivement même cette perspective qui représentait déjà une défaite pour le mouvement national palestinien. L’offensive contre Gaza est l’indispensable complément de la politique de TOUS les gouvernements israéliens depuis le début du prétendu « processus de paix », à savoir la poursuite de la colonisation. Aucun État palestinien, même un État palestinien ultra-minimal n’est possible sans l’arrêt de la colonisation et le démantèlement des colonies.
Les dirigeants israéliens, avec à leur tête le corrompu Olmert, se sont lancés dans une opération jusqu’au-boutiste. Ils jouent leur va-tout, notamment parce qu’ils avaient reçu de l’Union Européenne des assurances et qu’ils croient que les USA ne les laisseront pas tomber. Mais c’est de la folie. Sur cette ligne, les Israéliens peuvent gagner militairement. Mais ils auront fait du Hamas le seul représentant authentique des Palestiniens. Et à brève échéance – une ou deux générations – ils auront démographiquement perdu. Et si les choses tournent mal, à long terme les Américains qui ont d’autres cartes et d’autres intérêts dans la région pourraient très bien laisser tomber Israël (Seuls les gauchistes pensent que les États-Unis sont « islamophobes »). Bref la croyance absurde que seule la terreur peut venir à bout des Palestiniens prépare de nouvelles catastrophes. Que nous paieront tous au prix fort.
Jupiter rend fous ceux qu’il veut perdre.
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agb «Voler essere dentro a tutta la vita assieme, ecco, questo suscita Dioniso» (Giorgio Colli)
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Inserito il - 18/01/2009 : 11:36:36
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Mi è stato segnalato un testo la cui traduzione si trova sul sito Mirumir e che contribuisce a fare chiarezza sulla Palestina a partire dalla diaspora. L'autore -Gilad Atzmon- è israeliano e il testo costituisce un'ampia recensione a un libro di Shlomo Sand (ebreo e israeliano anche lui), professore di storia all'Università di Tel Aviv,libro che si intitola When And How the Jewish People Was Invented?
La recensione -pubblicata nel settembre 2008- è ampia e complessa ma anche per questo si pone al di là di ogni luogo comune e pregiudizio, di qualsiasi natura. Ne consiglio la lettura integrale e riporto alcuni dei passaggi secondo me più significativi. La versione originale dell'articolo si trova qui.
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Giovedì, 11 settembre 2008 Il mito dell'ebreo errante, di Gilad Atzmon
Il professor Shlomo Sand, storico dell'Università di Tel Aviv, apre la sua importante opera sul nazionalismo ebraico citando Karl W. Deutsch: Una nazione è un gruppo di persone unite da un errore comune sulla propria origine e da un'ostilità collettiva verso i propri vicini”.[1] Per quanto possa suonare semplice o addirittura semplicistica, questa citazione riassume eloquentemente l'elemento di finzione che è intessuto nel moderno nazionalismo ebraico e soprattutto nel concetto di identità ebraica. Punta ovviamente il dito contro l'errore collettivo che gli ebrei tendono a commettere ogni volta che si riferiscono al loro “illusorio passato collettivo” e alla loro “origine collettiva”. Nello stesso tempo, tuttavia, l'interpretazione del nazionalismo offerta da Deutsch mette in luce l'ostilità che sfortunatamente quasi tutti i gruppi di ebrei rivelano nel rapporto con la realtà che li circonda, che sia essa umana o prenda la forma del territorio. Mentre la brutalità degli israeliani nei confronti dei palestinesi è ormai comunemente nota, il duro trattamento che riservano alla loro “terra promessa” e al paesaggio che li circonda sta solo ora cominciando a rivelarsi. Il disastro ecologico che gli israeliani si lasceranno dietro sarà causa di sofferenza per molte generazioni future. Oltre a costruire con ansia megalomane un muro che frantuma la Terra Santa in enclavi di miseria e di carestia, Israele è riuscito a inquinare i suoi molti corsi d'acqua con scorie chimiche e nucleari. When And How the Jewish People Was Invented? (Quando e come fu inventato il popolo ebraico?) è uno studio molto serio scritto dal professore Shlomo Sand, storico israeliano. È lo studio più serio sul nazionalismo ebraico che sia mai stato scritto a oggi, la più coraggiosa elaborazione della versione che gli ebrei danno della propria storia. Nel suo libro Sand riesce a dimostrare oltre ogni ragionevole dubbio che il popolo ebraico non è mai esistito come “razza-nazione”, non ha mai condiviso un'origine comune. È invece un colorito insieme di gruppi che in varie fasi storiche hanno adottato la religione ebraica. Nel caso che seguiste il ragionamento di Sand e giungeste a chiedervi “quando è stato inventato il popolo ebraico?” la risposta di Sand è piuttosto semplice. “A un certo punto del XIX secolo degli intellettuali tedeschi di origine ebraica, influenzati dal carattere popolare del nazionalismo tedesco, intrapresero il compito di inventare un popolo 'a posteriori', ansiosi di creare un moderno popolo ebraico”. [2] Di conseguenza il “popolo ebraico” è un concetto “inventato” costituito da un passato immaginario e fittizio con ben poche basi forensi, storiche o testuali. Inoltre Sand – che per le sue elaborazioni si fonda sulle fonti dell'antichità – giunge alla conclusione che l'esilio ebraico sia anch'esso un mito, e che è ben più probabile che i discendenti dell'antico popolo semita di Giudea/Canaan siano gli attuali palestinesi, e non la folla di ashkenaziti di origine cazara alle quali egli stesso ammette di appartenere. È piuttosto sorprendente che nonostante Sand riesca a demolire il concetto di “passato collettivo ebraico” e a ridicolizzare l'impeto sciovinista nazionale ebraico, il suo libro in Israele sia un bestseller. Già questo fatto da solo può suggerire che coloro che si definiscono “popolo del libro” stanno ora cominciando a rendersi conto delle filosofie e ideologie devastanti e fuorvianti che li hanno trasformati in ciò che Khalid Amayreh e molti altri considerano i “nazisti del nostro tempo”.
Accade spesso che quando si chiede a un ebreo “laico” “cosmopolita” cos'è che lo rende ebreo si riceva una risposta vacua e rimasticata: “È Hitler che mi ha reso ebreo”. Benché l'ebreo “cosmopolita”, essendo un internazionalista, tenda a liquidare le inclinazioni nazionali degli altri popoli, insiste nel riservarsi il diritto all'“auto-determinazione”. Però non è veramente lui a stare al centro di questa esigenza di orientamento nazionale, ma è il diabolico e mostruoso antisemita per eccellenza, cioè Hitler. A quanto pare l'ebreo cosmopolita celebra il suo diritto al nazionalismo nella misura in cui c'è un Hilter da incolpare. Per quanto riguarda l'ebreo laico cosmopolita, Hitler alla fine ha vinto. Sand riesce a mettere in luce questo paradosso. Suggerisce con grande acume che “mentre nel XIX secolo il riferirsi agli ebrei come a un''identità razziale distinta' era segno di antisemitismo, nello Stato ebraico questa stessa filosofia è mentalmente e intellettualmente radicata” [3]. In Israele gli ebrei celebrano la loro diversità e la loro unicità. Inoltre, dice Sand, “In Europa c'è stato un tempo in cui si veniva etichettati come antisemiti per aver detto che tutti gli ebrei appartengono a una nazione distinta. Oggi, ad affermare che gli ebrei non sono e non sono mai stati un popolo o una nazione si verrebbe etichettati come odiatori di ebrei”. [4] È infatti abbastanza sorprendente che l'unico popolo che sia riuscito a mantenere e sostenere un'identità nazionale orientata in senso razziale, espansionista e genocida che non si differenzia in niente dall'ideologia etnica nazista siano proprio gli ebrei, che furono insieme ad altri le principali vittime dell'ideologia e della pratica naziste. (...)
È abbastanza sorprendente che Sand, che è indubbiamente uno studioso straordinario, non accenni al fatto che il dirottamento sionista della Bibbia fu di fatto una disperata risposta ebraica al primo romanticismo tedesco. Tuttavia, per quanto i filosofi, i poeti, gli architetti e gli artisti tedeschi fossero ideologicamente ed esteticamente affascinati dalla Grecia pre-socratica, sapevano benissimo di non essere esattamente i figli e le figlie dell'ellenismo. L'ebreo nazionalista invece ha fatto un passo più in là e si è legato con una fantasiosa catena di sangue ai suoi antenati mitici poco dopo aver ripristinato la loro antica lingua. Più che una lingua sacra, l'ebraico era diventato una lingua parlata. I primi romantici tedeschi non erano mai arrivati a tanto. Gli intellettuali tedeschi del XIX secolo erano anche perfettamente consapevoli della distinzione tra Atene e Gerusalemme. Per loro Atene era universale, il capitolo epico dell'umanità e dell'umanesimo. Gerusalemme era invece il grande capitolo della barbarie tribale. Gerusalemme era una rappresentazione del Dio banale, non-universale, monoteistico e spietato che uccide vecchi e bambini. Il primo romanticismo tedesco ci ha lasciato Hegel, Nietzsche, Fichte e Heidegger e solo una manciata di ebrei che odiavano se stessi, primo tra loro Otto Weininger. I gerosolimitani non ci hanno lasciato un solo grande pensatore. Alcuni studiosi ebrei tedeschi di serie B hanno cercato di predicare Gerusalemme nell'esedra tedesca; tra questi c'erano Herman Cohen, Franz Rosenzveig e Ernst Bloch. Hanno mancato di accorgersi che i primi romantici tedeschi disprezzavano le tracce di Gerusalemme nel cristianesimo. (...) Benché la maggioranza degli ebrei sia profondamente convinta che i suoi antenati siano gli israeliti biblici che si ritrovarono brutalmente esiliati dai romani, la verità va detta. Gli ebrei contemporanei non hanno niente a che fare con gli antichi israeliti, che non sono mai stati mandati in esilio perché una tale espulsione non è mai avvenuta. L'esilio romano è solo un altro mito ebraico. “Ho cominciato a cercare tra gli studi scientifici notizie sull'esilio”, ha detto Sand in un'intervista ad Haaretz, [11] “ma con mia grande sorpresa ho scoperto che non c'è letteratura in merito. La ragione è che nessuno esiliò il popolo dal paese. I romani non esiliavano i popoli e non avrebbero potuto farlo neanche se avessero voluto. Non avevano treni né camion per deportare intere popolazioni. Quel genere di logistica non è esistito fino al XX secolo. Ed è da questo che in effetti è nato tutto il libro: dal comprendere che la società ebraica non fu dispersa e non fu esiliata”. (...) Tuttavia il risultato logico è molto più interessante: se il popolo di Israele non fu cacciato i veri discendenti degli abitanti del Regno di Giuda devono essere i palestinesi. “Nessuna popolazione si conserva pura dopo migliaia di anni”, dice Sand. [12] “Ma le probabilità che i palestinesi siano i discendenti dell'antico popolo ebraico sono molto più grandi delle probabilità che lo siamo voi e io. I primi sionisti, fino alla Grande Rivolta Araba [1936-9], sapevano che non c'era stato nessun esilio e che i palestinesi erano i discendenti degli abitanti di quella terra. Sapevano che i contadini non se ne vanno finché non vengono cacciati. Perfino Yitzhak Ben-Zvi, il secondo presidente dello Stato di Israele, scrisse nel 1929 che ‘la vasta maggioranza dei contadini non ha le proprie origini nei conquistatori arabi ma piuttosto, prima di loro, nei contadini ebrei che erano numerosi e in maggioranza nella costruzione del territorio’”. Nel suo libro Sand va oltre e dice che fino alla Rivolta Araba del 1929 i cosiddetti capi sionisti di sinistra tendevano a credere che i contadini palestinesi di fatto “di origine ebraica” sarebbero stati assimilati dalla nascente cultura ebraica e sarebbero infine entrati nel movimento sionista. Ber Borochov credeva che “se un falach (contadino palestinese) si veste come un ebreo e si comporta come un ebreo della classe operaia non si distingue in alcun modo da un ebreo”. Questa stessa idea ricomparve nel testo del 1918 di Ben Gurion e Ben-Zvi. Entrambi i capi sionisti si rendevano conto che la cultura palestinese era impregnata di tracce bibliche, linguisticamente e geograficamente (nomi di villaggi, città, fiumi e montagne). (...)
Ci si può ora chiedere: se i palestinesi sono i veri ebrei, chi sono questi che insistono nel chiamarsi ebrei? La risposta di Sand è semplice, ma sensata. “Il popolo non si disseminò, ma la religione ebraica sì. L'ebraismo era una religione di convertiti. Contrariamente all'opinione popolare, nell'ebraismo delle origini c'era un grande desiderio di convertire gli altri”. [13] Chiaramente le religioni monoteiste, essendo meno tolleranti di quelle politeiste, hanno in sé un impulso a espandersi. L'espansionismo ebraico ai suoi inizi non era solo simile al cristianesimo ma fu l'espansionismo ebraico a piantare i semi della 'diffusione' nel pensiero e nella pratica dei primi cristiani. (...) Il professor Sand ci lascia con la conclusione inevitabile. Gli ebrei contemporanei non hanno un'origine comune e la loro origine semita è un mito. Gli ebrei non hanno in alcun modo avuto origine in Palestina, e dunque il loro cosiddetto “ritorno” alla “terra promessa” va visto come un'invasione da parte di un clan ideologico-tribale. (...) Se Sand ha ragione, e io stesso sono convinto dalla forza dei suoi argomenti, gli ebrei non sono una razza ma piuttosto una collettività costituita da moltissime persone prese in ostaggio da un tardo movimento nazionale immaginario. Se gli ebrei non sono una razza, non formano un continuum razziale e non hanno niente a che fare con il semitismo, anche l'antisemitismo è, categoricamente, un significante vuoto. Si riferisce ovviamente a un significato che non esiste. In altre parole, la nostra critica del nazionalismo ebraico, dei gruppi di pressione ebraici e del potere ebraico può realizzarsi solo come critica legittima di un'ideologia e di una pratica. (...) Stare dalla parte dei palestinesi significa salvare il mondo, ma per farlo dobbiamo avere abbastanza coraggio da ammettere che non si tratta semplicemente di una battaglia politica. Non si tratta solo di Israele, del suo esercito o della sua dirigenza, non si tratta neanche di Dershowitz, di Foxman e delle loro alleanze che tutto mettono a tacere. È una guerra contro uno spirito canceroso che ha preso in ostaggio l'Occidente, almeno per ora, e lo ha dirottato dalle sue inclinazioni umaniste e dalle sue aspirazioni ateniesi. Combattere uno spirito è ben più difficile che combattere delle persone, perché può capitare di dover combattere le tracce che ha lasciato in noi. Se vogliamo affrontare Gerusalemme potremmo dover affrontare la Gerusalemme che abbiamo dentro. Potremmo doverci mettere davanti allo specchio, guardarci attorno. Andare alla ricerca dell'empatia in noi stessi, se ancora esiste.
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agb «Voler essere dentro a tutta la vita assieme, ecco, questo suscita Dioniso» (Giorgio Colli)
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Inserito il - 28/01/2009 : 18:11:15
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Riporto qui un'intervista (apparsa sulla rivista di geopolitica Eurasia) di Michaela De Marco a Enrico Galoppini, che insegna Storia dei Paesi islamici presso la Facoltà di Lingue e Letterature straniere dell'Università di Torino. Forse Galoppini è troppo ottimista...
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1) Come considera l'atteggiamento della comunità internazionale (in particolare EU e USA) riguardo la guerra a Gaza?
Cominciamo col dire che è lo stesso concetto di “comunità internazionale” ad essere equivoco. A cosa si riduce l’Onu, che dovrebbe esserne la massima espressione? A ratificare tutte le violazioni angloamericane e sioniste del “diritto internazionale” di cui la stessa Onu dovrebbe esigere il rispetto, con qualche rituale protesta del suo segretario che, di regola, viene bellamente ignorata e rientra nel breve giro di qualche ora! Sempre per abitudine, si ripete che la “comunità internazionale” è in lotta contro il “terrorismo” (islamico). Invece, è più corretto affermare che la vera “rete del terrore” sono l’Anglomerica e il suo cane da guardia sionista nella regione all’incrocio tra Europa, Asia e Africa, creato per evitare che il cosiddetto “Vecchio mondo” trovi la sua naturale integrazione secondo quanto andiamo descrivendo, dal 2004, nella rivista di studi geopolitici “Eurasia” (www.eurasia-rivista.org), di cui sono redattore. L’America - si noti - sta tenendo un profilo estremamente basso in questi giorni, e vi sono varie ragioni per questo comportamento, tra cui – a livello d’immagine – l’esigenza di non compromettersi con qualcosa d’impresentabile mentre sta rifacendosi il trucco con l’“operazione Obama”. Poi abbiamo la Russia, che da sempre – per le centrali della massoneria mondialista - è il problema principale della talassocrazia angloamericana, la quale ha lanciato il programma teorico-operativo dello “scontro di civiltà” al fine di creare conflitti civilizzazionali di cui quello tra Ortodossia e Islam lo abbiamo già visto attizzato nella ex Jugoslavia, quindi ben prima del ‘fatidico’ 11 settembre 2001 da cui tutto avrebbe inizio. Bisogna anche considerare che al di fuori del cosiddetto “Occidente” (altro termine equivoco perché diluisce l’Europa nell’Angloamerica sradicandola dal “Vecchio mondo”) si è messa in moto un’inesorabile logica d’integrazione grande-continentale di fronte alla quale i tentativi d’innescare nuove guerre come quella all’Iraq sono destinati ad infrangersi, poiché – tanto per fare due esempi –le manovre per mettere contro India e Pakistan sono fallite e l’Iran (come la Siria, del resto) è praticamente inattaccabile, grazie agli appoggi e alle coperture di cui gode. In poche parole l’Iran non è l’Iraq dopo dodici anni d’embargo, e la Russia non è più quella dell’ubriacone Eltsin. L’Unione Europea in pratica non esiste, politicamente, poiché così è stato deciso sin dall’inizio, tuttavia è bene stabilire che a livello europeo vi è una cointeressenza nel Sionismo, che funziona come una sorta di “società a quote”: chi più mette soldi più conta, e per questo è bene ricordarsi che la Germania, con le “riparazioni dell’Olocausto”, ha una forte influenza a Tel Aviv. La Cina, infine, che con l’Organizzazione della Conferenza di Shangai si è posta come potenza leader del processo d’integrazione eurasiatica, è fortemente impegnata a comprarsi letteralmente l’Africa, teatro che vede l’America in forte difficoltà (da qui gli strali sul Darfur ecc.). Tutto ciò premesso, a Gaza – sebbene a forza di vedere gente massacrata potrebbe sembrare il contrario - sta andando in scena l’atto finale dell’epoca del Sionismo, perché una “potenza regionale” che non riesce a sottomettere neppure un fazzoletto di terra dovrà fare i conti con le conseguenze di un altro fallimento militare dopo quello in Libano. Adesso, l’unico errore che non dev’essere commesso da parte della resistenza sarebbe quello di cadere nelle provocazioni che l’Entità Sionista metterà in atto ai suoi confini per coinvolgere Hezbollah, la Siria e, alla fine, l’Iran in una guerra più ampia, che ridarebbe fiato all’agonizzante economia degli Usa, basata com’è – come insegna il politologo A.B. Mariantoni - su una combinazione integrata di settore petrolifero, industria delle armi, ricerca tecnologica e speculazione finanziaria.
2) Come considera il comportamento di Fatah e Hamas in questo frangente?
Fath (da noi noto come al-Fatah), di fronte al popolo palestinese non esiste più. L’ANP è un ologramma e Abu Mazen è il classico “indiano buono” da mostrare alla “comunità internazionale”. Il vero governo della Palestina, e non solo di Gaza, è quello di Hamas, che non solo ha saputo guadagnarsi il consenso sulla base dell’opera svolta tra la popolazione mentre l’ANP sprofondava nella corruzione, ma ha saputo incrementarlo proprio nel momento più difficile, quello dell’aggressione sionista. Hamas è, in un certo senso, il punto d’arrivo della resistenza arabo-islamica al Sionismo dopo l’equivoco della “resistenza laica”. Non dimentichiamoci che esistono anche altri gruppi della resistenza, come il “laico” FPLP, o il Jihad Islamico, ma è Hamas il cuore della resistenza. Il Sionismo non potrà mai avere la meglio su Hamas perché dietro quest’organizzazione esiste una rete molto sofisticata che non può essere intaccata da seppur ‘spettacolari’ bombardamenti, che hanno anche lo scopo di mostrare ai palestinesi della Cisgiordania qualche sorte potrebbe toccare loro se osassero ribellarsi ad Abu Mazen e soci.
3) Come considera l'atteggiamento del governo italiano? Perché quest'approccio?
Il governo italiano non va preso sul serio. Davvero, l’Italia non è una cosa “seria”, se per serietà s’intendono una visione geopolitica consona ai propri interessi ed una consequenziale posizione. Si pensi che abbiamo un Presidente della Repubblica che va nell’Entità Sionista a vantarsi del fatto che l’Italia ha drasticamente diminuito il volume d’affari con l’Iran! E questi personaggi sono poi gli stessi che parlano di “interesse nazionale” a ogni piè sospinto. Questo Paese, comunque, per la sua stessa posizione geografica deve tenere sempre una posizione ambivalente, e prova ne sono le sperticate dichiarazioni di “amicizia per Israele” di tutta – e sottolineo tutta – la sua classe politica, che agli occhi degli italiani, oramai disillusi da decenni di malaffare, vale davvero poco. E quando tutti sono “d’accordo” su qualcosa c’è di che insospettirsi. La classe politica italiana è completamente scollegata dai bisogni della popolazione, che tuttavia ha il torto di darle ancora un residuo credito, probabilmente perché la “crisi” che attanaglia l’intero “Occidente” non è ancora tanto grave. La verità è che tutta la classe dirigente, politica e non, ‘sta alla finestra’, per vedere che fine fa l'America. Se l'America va male, addio Sion, quindi addio giudeofilia ostentata oltre ogni decenza e senso del ridicolo. Del resto, salvo lodevoli eccezioni tra le quali si annoverano Mussolini, Andreotti, Mattei, Craxi e pochi altri, gli italiani hanno sempre fatto così: saltano sul “carro del vincitore” mentre ancora elevano lodi al “potente” di turno. Due parole anche sul campo “filo-palestinese”. La sinistra è completamente allo sbando, senza idee-forza né presa sulla gente, e per quanto riguarda la “sinistra estrema” trattasi di ambienti che elaborano un’analisi della “questione” completamente superata dagli eventi: il fatto stesso che l’iniziativa della protesta in Italia sia stata presa dagli arabi stessi – che prescindono dalle ‘dicotomie’ che per sessant’anni hanno ingessato l’azione politica in Italia - la dice lunga su come costoro o si ‘aggiornano’ o sono destinati all’estinzione, senza nemmeno quelle briciole di consenso che certe tardive prese di posizione mirerebbero a raccogliere.
4) Come considera l'atteggiamento dei media italiani (televisione, agenzie di stampa, giornali e portali on-line)?
Non ci spenderei su troppe parole. Si tratta di pappagalli ammaestrati. In un Paese in cui non esistono indipendenza, libertà, autodeterminazione e sovranità né politica (si pensi all’assoluta fedeltà atlantica di entrambi gli schieramenti-fotocopia, di centro-destra e di centro-sinistra), né economica (si pensi alla svendita, dagli anni Novanta, dell’intero “patrimonio dello Stato”), né culturale (si pensi alla valanga di “cultura americana” che ci sommerge), né militare (si pensi alle “missioni all’estero”), i direttori e i capiredattori sono selezionati accuratamente all’interno di un meccanismo che non consente eccezioni, considerando che anche per certi “contestatori” è previsto un ruolo, purché non prendano posizione contro il Sionismo, per la Palestina e, soprattutto, per Hamas. La questione della Palestina e del Sionismo è il banco di prova perfetto per saggiare “l’anticonformismo” di tutti quanti…
5) Quali sono secondo lei i veri obbiettivi del governo israeliano e dell'operazione “Piombo Fuso”?
Innanzitutto allungare il brodo dell’esistenza del cosiddetto “Stato d’Israele”, aumentando la carica d’odio presso le popolazioni arabo-musulmane. L’Entità Sionista ha in realtà un esercito demotivato, anche perché i soldi scarseggiano, coi ‘temibili’ “riservisti” che al confronto con un combattente della resistenza palestinese (o libanese) fanno letteralmente ridere. In buona sostanza possono solo tirare delle bombe sulla popolazione di Gaza, nella quale è ozioso distinguere tra “civili” e non, poiché o la resistenza è di popolo o non è. Per questo, bisogna affermare con forza che non è corretto piangere i bambini trucidati dalle bombe sioniste e non riconoscere il valore e la statura morale degli uomini della resistenza. Come ho già detto, a causa di condizioni oggettive che vanno realizzandosi a partire dalla fine dell’Urss, si va verso una situazione disperata per l’Angloamerica e il Sionismo, perché non potranno più attaccare nessuno con la speranza di farla franca. Inoltre, nella società sionista lo spirito non è affatto quello degli “eroici kibbutzim”, ma è fiacco, perché quella società s’è completamente occidentalizzata e appiattita su valori consumistici ed edonistici. L’unico “valore” di quella società è il mito della “forza d’Israele”, in un delirio suprematista che porta a compiere passi falsi. È poi recente la notizia secondo cui dalle imminenti elezioni israeliane sarà escluso il partito palestinese (è errato chiamarlo “arabo”) Balad: il problema è, infatti, demografico, quindi l’Entità Sionista sparirà effettivamente dalla faccia della terrà perché verrà sommersa demograficamente e, in un modo o nell’altro, terminerà così la sua funzione strategica.
6) Come si potrebbe concludere secondo lei questa vicenda?
In un primo momento con un “nulla di fatto”, con qualche tentativo di riprendere la storia infinita dei “negoziati”, sebbene Fath non sarà più spendibile come “negoziatore” perché completamente discreditato di fronte ai palestinesi e agli arabo-musulmani in genere. Può anche darsi che vi sia l’intenzione di costringere Hamas a “riconoscere” l’Entità Sionista (quello del “riconoscimento” è un punto essenziale, sul quale è necessaria una ferrea intransigenza), ma questo non avverrà perché Hamas si rafforzerà come si è rafforzato Hezbollah. Ciò non è naturalmente un “problema”, come paventano i ‘nostri’ politici e il circo di pagliacci mediatici. E se anche dovesse verificarsi quest’ipotesi, dal seno del popolo palestinese, dell’arabismo e dell’Islam, a causa della natura stessa discriminatoria dello “Stato ebraico” e del ruolo che deve svolgere per conto dell’Occidente, sorgerebbe subito una nuova forza con le credenziali giuste per condurre la resistenza. Ma il punto essenziale del “dopo” sarà vedere che piega prende l’America: proseguirà a provocare la Russia (“scudo stellare”, Georgia ecc.) oppure riconsidererà il proprio ruolo nel mondo? E il bello è che anche se cambia politica, imboccando con Obama la strada dell’“approccio soft”, si può dire che per l’America è “finita” lo stesso perché s’è oramai messo in moto un processo inesorabile che vedrà aumentare l’influenza della Russia e della Cina a scapito di quella dell’America, che nella migliore (per lei) delle ipotesi si ridurrà a “potenza regionale” (l’America Indiolatina non è più il “Cortile di casa”), nella peggiore imploderà dando libero sfogo a tutte le nazionalità compresse sotto l’ideocrazia dell’americanismo a guida Wasp.
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agb «Voler essere dentro a tutta la vita assieme, ecco, questo suscita Dioniso» (Giorgio Colli)
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