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 Mente & Cervello 38 - febbraio 2008
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Biuso
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Inserito il - 13/02/2008 : 11:37:07  Mostra Profilo  Visita l'Homepage di Biuso Invia a Biuso un Messaggio Privato  Rispondi Quotando



Il numero 38 di Mente & Cervello presenta alcuni argomenti davvero interessanti.

La percezione è un tema complesso e filosoficamente antico. Sensi, ambiente, funzioni cerebrali vi si addensano a formare il complesso risultato che è la nostra visione-immersione nel mondo. Come si sa, ad esempio, l’anoressia si esprime anche in una percezione del tutto falsa del proprio corpo, così come il disturbo dismorfico fa apparire il soggetto molto brutto a se stesso.

Disturbi ancora più gravi sono le numerose –ma per fortuna rare- sindromi che nascono dalla perdita delle emozioni e quindi dall’incapacità di riconoscere come oggetti affettivi i propri cari, l’ambiente e persino se stessi. Dato che però il cervello tenta sempre di trovare delle spiegazioni razionali, nascono disturbi come la sindrome di Capgras «caratterizzata dalla convinzione che una persona familiare sia stata sostituita da un sosia», o la paramnesia duplicativa di chi ritiene «che la casa dove si trova non sia la sua, ma una identica, ricostruita altrove», fino ad arrivare alla sindrome di Cottard di chi ritiene –semplicemente- di essere morto (pagg. 48-51).

Alla potenza della suggestione si possono ricondurre gravissimi casi giudiziari come l’ondata di accuse di pedofilia che si risolvono alla fine in pure invenzioni dei bambini. Esperimenti molto efficaci hanno dimostrato come basti rivolgere le domande in un certo modo per ottenere dai bambini le risposte più improbabili. In uno di questi esperimenti, «l’80 per cento dei bambini affermò di ricordare l’episodio mai avvenuto», aggiungendo perfino –e con grande convinzione- tutta una serie di particolari. Naturalmente, «psicologi e assistenti sociali cui sono state mostrate le interviste videoregistrate non hanno saputo distinguere i racconti veri da quelli inventati» ma sono poi questi stessi psicologi e assistenti sociali a creare dal nulla molti casi di presunti abusi e a mandare in galera degli innocenti…«Basta, per esempio, che chi li interroga o il genitore ripetano insistentemente la stessa domanda» per ottenere la risposta voluta (43-44). Non solo: «può perfino accadere che, insistendo a chiedere per vincere la presunta ritrosia del bambino a parlare, siano i genitori stessi, con le loro domande “descrittive”, a informarli di quei dettagli sessuali che il bambino non potrebbe conoscere se non avendoli vissuti» (47). Il moltiplicarsi delle false accuse di pedofilia è frutto anche della sessuofobica ignoranza di molte persone che non sanno come l’autoerotismo sia del tutto naturale tra bambini anche piccoli. Gravissimo è che presunti esperti –come degli psicologi- avallino tale ignoranza.

Di fronte a simili tragedie, le truffe della parapsicologia appaiono innocue e persino divertenti. Se ne parla in modo molto equilibrato in un articolo di Ulrich Kraft, nel quale si osserva molto acutamente che l’esito di un esperimento anche parapsicologico «dipende dalle convinzioni della persona che lo effettua» (39) e anche questo sembra dare ragione alle tesi epistemologiche di Kuhn e perfino di Feyerabend. Altre forme di assoggettamento sono quelle che legano lo psicoanalista ai propri pazienti. Un caso clamoroso fu quello di Marilyn Monroe e del suo analista Ralph Greenson, ricordato da Loredana Lipperini.

Un fenomeno grave e pericoloso –perché assai pervasivo della vita sociale- è la procedura di invenzione della malattia attuata sistematicamente dalle case farmaceutiche. La progressiva e inesorabile medicalizzazione dell’esistenza umana –già descritta nelle analisi genealogiche di Michel Foucault- trova qui piena conferma: «frutto di un’obiettiva difficoltà a fare i conti con l’infelicità in un mondo che vuole tutti efficienti e perfetti, la spinta a medicalizzare i “momenti no” della vita ha trovato un potente alleato nell’industria del farmaco» e nella folla di medici che si fanno comprare dai cosiddetti “informatori scientifici” e cioè dai rappresentati delle case farmaceutiche (Daniela Ovadia, 61). Due soli esempi, dei tanti che questo ottimo articolo presenta. Il primo riguarda la ricerca di un rimedio alla DSF, “disfunzione sessuale femminile”, con la fallita intenzione di creare un Viagra femminile, come se il complesso mondo della sessualità umana fosse riducibile alla somministrazione di qualche elemento chimico. Il secondo caso è l’ampliarsi a dismisura delle sindromi depressive: la cosiddetta “distimia” è un presunto disturbo «ampiamente pubblicizzato sui giornali con descrizioni così vaghe da poter comprendere qualsiasi malinconia esistenziale» (64). L’umano è una macchina semantica, che ha bisogno di trovare un senso al tempo che è prima che una pillola alle tristezze che ha. Anche per questo, consiglio vivamente la lettura integrale dell'articolo.

Sul versante delle scienze neurologiche, si parla della ormai acclarata nascita di nuovi neuroni, in particolare «nella regione più sacra del cervello, l’ippocampo. La sede della memoria dichiarativa e di quella spaziale» (79). Il testo di Douglas R. Fields descrive come «i nuovi neuroni si collegano ai circuiti già formati» (ivi), con quali modalità e obiettivi, il primo dei quali è il mantenimento della memoria-identità. Non a caso dunque Enrico Bellone comincia il suo editoriale citando gli Analitici secondi di Aristotele, dove si afferma che «la percezione sensoriale fa sorgere la memoria; e le memorie ripetute di una stessa cosa fanno sorgere l’esperienza; perché le memorie, pur essendo numericamente molte, costituiscono un’esperienza sola» (Libro II, cap. XIX, 100a).



agb
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