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venerdì 29 marzo 2024 ore 08:07:10
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 Articolo su televisione e politica (con audio mp3)

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V I S U A L I Z Z A    D I S C U S S I O N E
digiu Inserito il - 01/12/2005 : 13:20:51
Ieri è uscito in libreria l'ultimo libro di Marco Travaglio, dal titolo INCIUCIO ossia come la sinistra ha salvato Berlusconi (http://www.internetbookshop.it/ser/serdsp.asp?shop=1&c=RGFQ9JQPZJTJV).

Due settimane fa è uscito un DVD+Libro dal titolo La mafia è bianca che spiega i legami del governatore di Sicilia Salvatore Cuffaro con la mafia (http://www.internetbookshop.it/ser/serdsp.asp?shop=1&c=BAGANJJYFI5TC)..

Cosa sta succedendo in questo Paese? Perché le notizie passano dalle librerie e dai teatri e al contrario stando a quel che si vede in televisione pare che tutto vada bene? Perché il documentario di RaiNews24 sul napalm a Falluja viene comperato da tutte le televisioni del mondo, mentre la nostra televisione pubblica che ne detiene i diritti non vuole trasmetterlo?!

Documentandomi per cercare una risposta a questi interrogativi, oltre ad alcune delle risposte che cercavo ho rinvenuto -in Rete- una interessante conferenza di Marco Travaglio sul tema "giornalismo e televisione" tenuta una settimana fa all'Università di Bologna.

Ho scritto una sintesi con alcune mie riflessioni (il testo è un po' lunghetto...) corredata da un taglia e cuci (pillole in mp3) della conferenza di Marco Travaglio.


Chiunque di voi abbia interesse a leggerla la trova su:

http://www.digiu.it/televisione/


o per una migliore leggibilità in file pdf:

http://www.digiu.it/televisione/tvpolitica.pdf




Potrebbe essere il punto di inizio per una discussione qui su Cybersofia o - se volete - anche per qualche commento al mio indirizzo email...


grazie.
digiu.



Modificato da - digiu il 01/12/2005 15:11:58
15   U L T I M E    R I S P O S T E    (in alto le più recenti)
Triad Inserito il - 18/05/2009 : 19:18:10
Impressionante.

Triad
Biuso Inserito il - 18/05/2009 : 15:40:01
Segnalo un pacato e terribile documento su come appaia in televisione il corpo delle donne.

agb
«Vivere con immensa e superba imperturbabilità; sempre al di là» (Nietzsche)
Cateno Inserito il - 31/03/2008 : 21:35:05
Come non condividere le parole di Veltroni!
Certo, però lo scotto da pagare è che forse anche per queste affermazioni non certo populiste Veltroni ceda un po' il passo (e lo dico da "attivista" del PD).
Ma a mio avviso è un segnale importante che un politico candidato premier parli contro la televisione. Certo, forse è anche per andare contro quella sorta di equazione "televisione=Berluscioni", ma tant'è. Due piccioni con una fava!
Sulla questione del PIL, mi pare un miracolo che un politico abbia fatto una tale affermazione! Meno male che gli italiani leggono poco i giornali! Altrimenti, sapessero che Veltroni dice che si può essere desolatamente poveri anche con le tasche piene di soldi lo prenderebbero per cretino!

Finché non lo fai tuo,/ questo "muori e diventa",/ non sei che uno straniero ottenebrato/ sopra la terra scura. (J. W. Goethe)
Biuso Inserito il - 31/03/2008 : 18:12:10
Propagandistica o no che sia, la lettera di Veltroni contro la tv e a favore della cultura non può che essere condivisa da un teleclasta come me...

Vi si legge, tra l'altro che «vedere l'Italia fa bene. Fa bene uscire dal racconto che la televisione ci regala ogni giorno e sul quale - ne ho raggiunto ormai la piena consapevolezza - tutto il dibattito pubblico si è riferito in maniera ossessiva e facile negli ultimi anni. Anche la politica.

Ho visitato più di ottanta province e alla fine del mio viaggio le avrò viste tutte. In Italia, l'Italia della televisione non c'è. C'è un Paese diverso. Un altro programma, migliore. I modelli, i valori, le parole, il linguaggio, non sono quelli che si ascoltano seduti sul divano di casa. La televisione non racconta e non rappresenta con verità quello che siamo.

È un mondo a parte ormai. Fatto di avatar che magari parlano anche italiano, ma che si muovono e interagiscono tra di loro in maniera totalmente innaturale. Reality e realtà non sono la stessa cosa, anzi spesso sono l'opposto. Persino l'innaturale bianco e nero della vecchia tv era più colorato e realistico dei nostri modernissimi e piatti - in tutti sensi - schermi al plasma.

(...)

E la politica deve sapere che la ricchezza di un paese non si misura soltanto dal Pil. Si può essere desolatamente poveri anche con le tasche piene di soldi».

agb
««Per lætitiam...intelligam passionem qua mens ad majorem perfectionem transit»
(Spinoza, Ethica, III, XI, Scholium)
Biuso Inserito il - 02/01/2008 : 12:20:09
Nicholas Negroponte è secondo me troppo fiducioso a proposito delle funzioni e della capacità di diffusione della Rete ma questa sua intervista mi sembra molto interessante.
Fonte: la Repubblica


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L'autore di "Essere digitali": "Il sorpasso non sorprende è più sorprendente il fatto che ci sia voluto tanto tempo"

Negroponte, guru dei media "Una profezia che si realizza"
"Non riesco a immaginare alcun senso nel guardare la tv se non per lo sport in diretta e, forse, per le elezioni"


di RICCARDO STAGLIANO'



Non si erano mai tanto amati, il grande guru e il piccolo schermo. "L'attuale televisore è probabilmente l'apparecchio più stupido della vostra casa (senza parlare dei programmi)" aveva scritto nel '95 in "Essere digitali". Perché l'intelligenza, si fa per dire, stava tutta dalla parte dell'emittente. Il ricevente non aveva voce in capitolo. Poteva solo subire il couch potato, l'abbrutita "patata da divano". O, con quel simulacro di interazione che è il telecomando, cambiare canale. Nelle due categorie che Nicholas Negroponte ha reso celebri la tv era, è, il più classico dei media push, quelli tradizionali che spingono le informazioni giù per la gola dello spettatore, oca all'ingrasso dell'ecosistema mediatico. Poi è arrivato il web, prototipo dei media pull, dove invece è il lettore a tirare a sé i dati che gli interessano. Non subisce, decide. Cosa vedere, come, quando.

Era inevitabile quindi che tra tirannia e libertà, alla fine, vincesse la seconda. Come gli ultimi studi confermano. E come il fondatore del Media Lab del Mit, che oggi si occupa a tempo pieno di One Laptop per Child per portare un pc da 100 dollari ai bambini del sud del mondo, aveva previsto con due lustri di anticipo.

Un rapporto della European Interactive Advertising Association dice che per la prima volta i giovani tra i 16 e i 24 anni usano più internet che la tv. Il sorpasso la sorprende?
"No, niente affatto. Anzi, sono sorpreso che ci sia voluto così tanto. Non riesco a immaginarmi alcun senso del guardare la tv tranne che per lo sport in diretta e forse la copertura dell'attualità politica, come i risultati delle elezioni. Da questo punto di vista l'Italia è particolarmente sconcertante per uno che viene da fuori, perché ci sono tanti di quei talk show e giochi a premi che le altre culture troverebbe piuttosto stupidi".

Se lo studio Eiaa non fosse sufficiente, a ottobre gli introiti pubblicitari di Google in Gran Bretagna hanno superato quelli del canale commerciale Itv1. Siamo alla fine della televisione?
"Tv è una parola sola ma quattro cose separate. 1) La produzione di contenuti; 2) La trasmissione del segnale; 3) L'apparecchio con cui la si vede; 4) Un modello economico. E tutti e quattro stanno cambiando. La produzione dei contenuti sarà più agnostica rispetto ai display che li mostreranno, basti pensare all'emergere dei "mobisodes", le miniserie da telefonino. La trasmissione del segnale userà esclusivamente l'Internet Protocol (IP), al che non sarà più tv ma solo bits. L'apparecchio non sarà solo il televisore ma tutta una gamma, dai telefoni ai muri-schermo, o le pareti esterne degli edifici. I modelli economici, già al plurale, lo diventeranno ancor di più, finanziati in modi così creativi da togliere il fiato. Mi viene in mente di un'ipotesi recente di pay tv in cui ti farebbero vedere gratis la partita senza il pallone, per vedere il quale dovresti invece pagare".

Tuttavia è sempre molto rischioso predire il tramonto della tv. Mi viene in mente la profezia di George Gilder che nel '95 la dava già per spacciata, "in decomposizione", e invece siamo ancora qui a parlarne. Perché è così resistente?
"Beh, però adesso la profezia si sta realizzando. La sua tempistica era un po' sbagliata, ma non di tanto. Cosa abbia salvato la tv è semplice: è un'esperienza di gruppo. Si presta all'interruzione e alla concorrenza di altre attività, il che ha un appeal molto forte (per alcuni)".

Certi esperti, per distinguere il web dalla tv, dicono che il primo ha bisogno di un'attitudine attiva mentre la seconda è passiva. E in questa rilassatezza starebbe la ragione per cui è così difficile scalzarla come mass medium...
"Di certo questa è una ragione importante. La modalità passiva, rilassante, la accomuna alla musica di sottofondo. Chiede molto poco allo spettatore".

E tuttavia internet sta erodendo i lettori/spettatori degli altri media e, di conseguenza, gli introiti che portavano. Perché?
"Gli introiti non cambiano molto, a cambiare è da chi provengono e a chi vanno. Un modello basato sulla pubblicità sembra gratis, pur non essendolo in verità. Proprio come nella telefonia mobile in Usa: facciamo chiamate gratuite ma paghiamo un sacco per gli abbonamenti. Lo stesso succede per la rete".

Se dovesse comparare la tv a internet, come definirebbe i rispettivi punti di forza e le debolezze?
"È un po' come mettere a confronto un libro con un flusso di dati. Dedicare un canale specifico, via cavo o etere, a una rappresentazione specifica (in questo caso il video), è una cosa sciocca da fare. Io sono per la varietà e la diversità che offre internet".

(2 gennaio 2008)

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agb
«Filosofia è il sapere inutile e tuttavia sovrano»
(Heidegger)
Biuso Inserito il - 21/12/2007 : 12:00:46
Da anni sostengo che il cuore della politica italiana è la televisione (cosa che, peraltro, tutti possono constatare da sé…).
Lo scrive anche Curzio Maltese in un articolo su Repubblica di oggi, a commento della conversazione telefonica nella quale Berlusconi dà gli ordini al direttore generale della fiction Rai, e cioè di quell’azienda che in teoria è sua concorrente sul mercato televisivo.

Afferma, tra l’altro, Maltese:
«L'intercettazione è allegata all'inchiesta per cui Berlusconi è indagato con l'accusa di corruzione per la Rai e per il mercato dei voti, come ha rivelato Giuseppe D'Avanzo su Repubblica. In Italia, per effetto del combinato disposto di riforme di giustizia promosse da destra e da sinistra, si sa che i processi a imputati eccellenti finiscono tutti in prescrizione. In assenza di una verità processuale, le intercettazioni servono dunque nella pratica a farsi un'idea del Paese: e l'ascolto, fornisce anche un'idea sulle persone.

Il Paese degli Agostini e dei Berlusconi è una nazione dove la politica non governa nulla, tranne la televisione. Al singolare, perché la telefonata tra il leader della destra e Saccà rivela come il sistema berlusconiano sia una vera "struttura delta" che controlla l'universo Tv. Per necessità, il padrone della televisione è diventato il padrone della politica. Usa l'una per fare l'altra e viceversa».

La conversazione la si può ascoltare qui.
Essa non è scandalosa, non è volgare, non è servile, non è incivile. È, piuttosto, una conversazione che dimostra geometricamente che cosa sia e dove stia il potere in Italia.
Anche per questo, spegnere il televisore è un atto rivoluzionario. Più che mai.


agb
«Piante e bestie recano i segni della salvezza come l'uomo quelli della perdizione»
(Cioran)
Biuso Inserito il - 23/11/2007 : 09:28:16
Da un articolo di Giuseppe D’Avanzo su Repubblica.di oggi, intitolato Operazione verità

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Più della metà degli italiani, secondo una ricerca della federazione degli editori, si informa in maniera esclusiva attraverso la televisione senza integrare le sue informazioni con altri media. La proporzione è peggiore della media degli altri paesi europei. Il primato della televisione come fonte primaria ed esclusiva d'informazione diventa assoluto e stupefacente durante le competizione elettorali. Il 77,3 per cento degli italiani vi si affida, mentre soltanto il 6,6 per cento si rivolge ai giornali (blog, on line e digitale non sono ancora in grado di "fare massa", per lo meno nelle ricerche demoscopiche).

Quindi, se in Italia controlli la televisione (e cinque telegiornali su sei) hai la possibilità di fare tre operazioni decisive. Scrutini il chi, il che cosa e il come. Comandi l'attenzione del pubblico (decidi non soltanto di che cosa si discute e già basterebbe, ma di che cosa non si discute). Hai il potere di definire i criteri che ne informano il giudizio (Non approfondisci mai alcun problema, lo proponi in modo sintetico e semplificato nella chiave "sei d'accordo o sei contrario", "sei ostile e favorevole": il contenuto non importa, conta solo con chi stai). Ma soprattutto chi controlla la televisione può "fare la lista", come spiega Giancarlo Bosetti nel suo "spin", può selezionare la classifica delle notizie del giorno, determinare che cosa andrà o non andrà nella prima parte dei telegiornali, di che cosa si occuperanno e come i talk show.

Lo scandalo non è che queste tre operazioni siano state nelle mani della squadra di un uomo solo, equamente disposti in Rai e in Mediaset. Questo lo si sapeva, come potenzialmente eravamo tutti consapevoli dell'esplosività di quel conflitto di interessi per la qualità della nostra democrazia. Lo scandalo è che quella "squadra", organizzata come una "struttura delta", ha concretamente disegnato giorno dopo giorno, a tavolino, una realtà italiana ingannevole e artefatta, eliminando le perturbazioni negative e le rogne del governo, deviando lo sguardo dell'opinione pubblica verso le mosse favorevoli o in apparenza favorevoli, ora sollecitando odio e risentimento ora creando e accompagnando emozioni sociali.

Ricordiamo tutti come la criminalità predatoria e l'insicurezza sociale, punte di lancia ossessive fino alla paranoia dell'informazione Mediaset alla vigilia delle elezioni del 2001, siano state con Berlusconi a Palazzo Chigi del tutto eliminate dall'informazione Rai-Mediaset, sostituite con i "pericoli concreti e imminenti" di un'inesistente minaccia terroristica islamica
. Lo scandalo allora non sono né le intercettazioni né la violazione della privacy di alti dirigenti pubblici infedeli.

Lo scandalo è l'irrealtà in cui hanno vissuto gli italiani, privati della capacità di giudicare liberamente gli affari pubblici. Lo scandalo è un'informazione pubblica che ha mortificato la loro facoltà di ragionare; li ha trasformati a comando in confusi e raggirati "testimoni di nulla"; ne ha manipolato le percezioni; li ha resi incapaci di partecipare con consapevolezza a quella competizione tra élite per la conquista del potere politico che è la democrazia.

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agb
«Non avevo una grande idea dell’uomo io»
(Céline)
Stanley Inserito il - 19/10/2007 : 17:52:59
Sento puzza di "industria (pseudo)culturale"...

Stanley
Triad Inserito il - 12/10/2007 : 22:55:45
Interessante davvero, questo e' un tema che tocca in profondita'.
Il mio problema? Sono d'accordo con tutti.
Il mio vero problema? Non sono ancora riuscito a disfarmi del mezzo televisivo. Ma ci sto provando. Devo capire bene solo in quali modi... In che quantita'. Dacchè non mi piacciono gli estremismi.
Forse stavolta tentero' un'eccezione.

Triad
Cateno Inserito il - 07/09/2007 : 18:35:22
quote:
Avete fatto caso a come ci trattano? Da piccoli deficienti a cui bisogna scandire le parole e piantare nel cranio concetti semplici, ripetitivi e improntati a un valore unico: godi l'attimo e consuma più che puoi, tanto il futuro non esiste e le responsabilità neppure.


Da un po' di tempo sono preda di un ottimismo cosmico tanto sfrenato che si tramuta in illusione: ossia che l'essere umano scompaia dall'oggi al domani senza lasciare alcuna traccia di tutto ciò che è stato o ha fatto. E' ottimismo, lo ribadisco; perché così tutto il resto senza noi andrà meglio!
Lasciando da parte questo scherzo non tanto scherzoso, credo che la maggior parte delle persone con cui hp avuto a che fare non meritano altro che il trattamento cui fa riferimento la citazione.
Sono note le leggi sociologiche per cui le persone nella massa si adeguano al comportamento del peggiore e la televisone non è altro che un mass media, un mezzo di comunicazione di massa, dove "di" indica la proprietà, ossia della massa! La massa comunica attraverso la televisione e i componenti della massa si adeguano.
Il problema non è solo questo. Il problema riguarda anche i giochi.
Vi faccio un esempio fresco fresco.
Oggi ho avuto a pranzo una mia lupetta, una bimba dolcissima ed intelligentissima di 10 anni. Per passare un po' di tempo abbiamo dapprima giocato un po' con la playstation. Ci gioco molto di rado, infatti sono scarsissimo. Dopo un po', comunque, abbiamo deciso di cambiare gioco.
Penso, penso e penso... Cosa c'è di meglio di una semplice dama? Con mia meraviglia scopro che la bimba non sa giocarci. Allora glielo insegno e facciamo una partitella. Una.
Il gioco è troppo noioso perché si deve pensare troppo. Dove sono le luci, i colori, l'istinto della playstation?
Capiamoci, non è che non mi piace giocare coi videogiochi; qualche anno fa in qualcuno ero anche imbattibile (e non parlo solo del tetris , ma anche dei giochi di calcio). Però credo che qui vi sia un problema "educativo" se mi consentite il termine.
Tra due vie, è naturale scegliere quella più facile. Cosìccome tra due giochi. Come pure tra leggere Tre metri sopra il cielo e qualche romanzo di Kafka, per dirne uno. Ma sta a noi "adulti" (vabbè, io non mi ci sento) spegnere la televisione o la play per far giocare i bimbi a dama!
In ogni caso siamo sempre là: Biuso ha rigettato l'uso del televisore. Nessuno è obbligato a gaurdare per forza la televisione.
Ormai non spero più in un intervento "dall'alto" che ponga una regolamentazione allo schifo televisivo.
Ma in ogni caso, per lo più ognuno ha quel che si merita. E noi abbiamo la televisione berlusconiana.
Come ebbe a dire una volta Kent Brockmann (il conduttore del tg dei Simposon): "l'ho detto e lo ripeto: la democrazia semplicemente non funziona".

Finché non lo fai tuo,/ questo "muori e diventa",/ non sei che uno straniero ottenebrato/ sopra la terra scura. (J. W. Goethe)
Biuso Inserito il - 07/09/2007 : 15:30:17
Sulla Stampa di ieri (6 settembre) leggo questo breve e del tutto condivisibile articolo di Massimo Gramellini

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L'Eterno Bambino

Da quando Woody Allen disse che la vita non imita l’arte ma la cattiva televisione, la tv è peggiorata parecchio. Figuriamoci la vita. Chi pensa che la disgrazia peggiore degli ultimi anni sia stata la metamorfosi dei cittadini adulti in consumatori infantili troverà una conferma nella storia del tabaccaio sequestrato che in realtà si era sequestrato da solo, per muovere a compassione la mamma e indurla a ripianargli i debiti. Una trama cialtrona che Alberto Sordi avrebbe scartato perché troppo improbabile, mentre oggi Christian De Sica ne trarrebbe senza problemi un filmissimo di Natale. Ci può anche stare che un dodicenne scappi di casa con un po’ d’acqua e qualche bustina di zucchero, immaginando di ripresentarsi con il volto emaciato e di ribaltare le viscere e il portafoglio materni. Ma se a farlo è un commerciante sulla soglia dei quarant'anni che sommerso dai mutui corre a farne altri per pagarsi una vacanza esotica, confidando poi in un imbroglio che impietosisca mammà, significa che intorno a noi sta succedendo qualcosa di molto stupido e terribilmente serio. E questo qualcosa riguarda il processo di rimbambinimento propiziato da programmi televisivi e messaggi pubblicitari.

Avete fatto caso a come ci trattano? Da piccoli deficienti a cui bisogna scandire le parole e piantare nel cranio concetti semplici, ripetitivi e improntati a un valore unico: godi l'attimo e consuma più che puoi, tanto il futuro non esiste e le responsabilità neppure. Che noia, dirà qualcuno, scandalizzarsi ancora per queste cose. Però forse è più noioso continuare a lasciarcele imporre. Meglio cambiare, neh?


agb
«In omnibus requiem quaesivi, et nusquam inveni nisi in angulo cum libro» (Tommaso da Kempis [attr.], De imitatione Christi)
digiu Inserito il - 20/03/2007 : 16:44:12
quote:

torno a ripetere : vanno bene tutte queste parole, ma passiamo anche alle azioni ? facciamolo insieme un canale di filosofia televisiva!



non so di che azione stai blaterando: io sono gia' passato all'azione, anche studiarla e' un'azione. Rifiutarla o appoggiarla e' un'azione.

Il canale di filosofia televisiva sinceramente non m'entusiasma. Non mi piace neppure il nome.
Inoltre mi sfugge la pertinenza: tutte le parole sin qui espresse erano indirizzate all'analisi della tv generalista che in questo momento si trova ad anni luce da cio' che hai proposto (il video di una lezione di Biuso).
Non trovo proprio il nesso.


digiu.

AndreaDEmilio Inserito il - 20/03/2007 : 15:38:11
torno a ripetere : vanno bene tutte queste parole, ma passiamo anche alle azioni ? facciamolo insieme un canale di filosofia televisiva!

3332725782 - Laura mi ha chiamato, e scusate se è poco! e voi?
digiu Inserito il - 20/03/2007 : 12:34:30
quote:
Ho appena postato sul mio sito ulteriori riflessioni sulla tv, riallacciandomi ad un recente discorso già su questi lidi. Avevo finito di scriverlo un paio di settimane fa, ma per lontananza dal web ho potuto pubblicarlo soltanto adesso. Notare come vi avevo già sfiorato gli argomenti su cui stiamo discutendo in questo topic...


Rispondo qui, perche' mi pare consequenziale al discorso intrapreso sulla tv.

E' difficile rispondere ad un monologo, ben scritto tra l'altro, in cui si fondono tesi e ipotesi, riflessioni ed esperienze personali da blog con teorie scientifiche.
Ci provero' all'impronta, assai velocemente, sperando di non dire bestialita' e di far cosa gradita.

In sintesi, due punti concernenti il metodo prima ancora che il contenuto del discorso:

1) Dialetticamente parlando: cosa stiamo cercando di dimostrare? Che la tv sia un bene a tutti i costi, che la tv sia un male a tutti i costi, oppure piu' semplicemente ci piacerebbe considerare tutti gli aspetti di cui questo medium si fa portatore nella loro qualita' e nel loro contenuto, con le relative conseguenze?

2) Il metodo di osservazione: chi ha diritto di analizzare, cosa e secondo quali criteri.


Il punto 1 ad esempio e' in stretta correlazione a quanto Tommy enuncia in "La televisione come fonte d'informazione". In questo capitolo apprendiamo che la televisione sia democratica.

Ha un che di patologico dopo le ampie argomentazioni fornite che ancora si tenti di sostenere che la televisione sia democratica.
Voglio dire, la maggior parte dei rilievi che avevo enumerato in precedenza vertevano proprio su "Barriere d'ingresso che impediscano l'accesso al medium a tutti quei temi e personaggi che non siano utili al commercio degli spazi pubblicitari" e sul fatto che "la misurazione del gradimento sia tarata in maniera specifica per fini di guadagno e non in aderenza con la totalità dei suoi consumatori."

A me paiono due constatazioni cardinali per capire l'orientamento profondamente antidemocratico (in accesso e in uscita) del medium stesso.

Se poi non si vuole guardare a questi ma si sposta l'attenzione su aspetti che nulla competono alla qualita' e alla direzione che la tv segue, allora si cerca sempre di mandare avanti la solita storiella coadiuvata dal fatto che il mezzo sia fruibile gratuitamente, sia veloce e comprensibilie a tutti.

Posto che non corrisponde al vero che la tv sia gratuita (viene infatti pagato un canone annuo da parte di tutti i cittadini, canone oltretutto alquanto salato se si considera i volumi di pubblicita' che il consumatore medio ha da sorbirsi seguendo la sua trasmissione preferita) c'e' da dare un'altra discriminante: chi voglia sostenere un giudizio di segno positivo soltanto perche' per informarsi essa garantisce il risparmio dei novantacentesimi per il quotidiano, secondo me fallisce a priori.
S'e' per questo allora ancora meglio quei giornaletti gratuiti (Leggo, City, Metro) che vengono distribuiti nelle citta' con la fotocopia di una selezione di notizie d'agenzia: sono altrettanto gratuiti, non richiedono canone, sono ancora piu' neutri. Pero' allora non stiamo piu' considerando la qualita' del prodotto, ne' la sua presunta (e falsa) democraticita', stiamo semplicemente facendo un questione di materialismo che prescinda dalla qualita' e soprattutto che prescinda dal diritto ad una informazione il piu' possibile equilibrata, libera e imparziale, sancito dalla nostra Costituzione e valevole per tutti i cittadini.

Inoltre trovo nettamente antidemocratico che il target televisivo sia perennemente quello del "comprensibile a chicchessia" per di piu' confezionato secondo i tempi scanditi tra uno spot e l'altro.
Infatti per dimostrare la democraticita' del mezzo possiamo dire che sarebbe equo che ci fossero dei programmi indirizzati allo specchio piu' vasto degli utenti, mentre sappiamo per certo che NON esistono format e trasmissioni pensate per un livello esclusivamente alto. Insomma il massimo sono Superquark, Gaia, o Philippe Daverio ovverosia scienza arte e letteratura divulgati ai non addetti ai lavori, quindi comunque il livello non si alza mai sopra un certo limite e soprattutto anche quando si trattino temi di piu' ampio respiro si finisce per farli soggiacere ai tempi televisivi (altrimenti si sa annoia...) per cui se ne sminuiscono le caratteristiche di linguaggio, portata, ambizione.
Questo, correggetemi se sbaglio, mi sembra un enorme limitazione

a) della qualita' di cio' che passi del medium
b) della democraticita' del mezzo i cui contenuti vengono orientati soltanto verso il basso



Il punto 2 invece risulta applicabile a diversi 'capitoletti' del brano di Tommy.
Nella fattispecie il nostro parte sempre e inevitabilmente dal concetto ideale di una casta che non si mischia con la televisione. Banalmente: esiste uno strato basso che vive e gozzoviglia di tv, inconsapevolmente preda dei piu' triviali istinti. Poi uno strato b, cui egli suggerisce si dovrebbe aspirare, entro il quale vegetano individui che verso la tv hanno un approccio illuminato: seguono programmi ben selezionati, a certe ore, poi magari tornano a spegnerla per settimane, e infine vi tornano per osservare il progresso(?) raggiunto dai palinsesti ed eventualmente formulare ipotesi e giudizi sulla loro qualita'. Infine il tertium datur consistente di una setta, di apocalittici, che proprio con la tv hanno schifo a mischiarsi.


Scusami Tommy se mi sono permesso di parodizzare bassamente la situazione del rapporto con la tv, che continui a denunciare ma che ahinoi non e' assolutamente riflesso dello stato delle cose.

Tutte le teorie e i rilievi enumerati nei miei precedenti messaggi, laddove non fossero speculazioni personali (come avviene invece in questo messaggio, dove appunto non faccio riferimento a teorie della comunicazione), sono critiche avanzate da studiosi che debbono per amore dei loro studi sporcarsi le mani con la televisione, seguendo talora anche l'immondizia per poterci scrivere sopra. Un po' lo stesso mestiere che fa Aldo Grasso per il CdS.

Insomma anch'io per anni l'ho guardata, distrattamente o meno, da aficionado o meno, e nonostante le critiche sovente posso trovarmi a guardare e interessarmi al contenuto di certe trasmissioni.
Cio' non toglie che in questa sede stiamo cercando di analizzarne contenuti e qualita' e in cio' mi fido molto delle analisi sperimentali o meno condotte dagli scienziati della comunicazione che tentano di sviscerarne il potenziale e le dinamiche partecipative/ricettive. Poco invece posso fidarmi dei singoli fruitori e delle loro elucubrazioni esposte da un visus limitato (perche' ignorante delle organizzazioni e del sistema dell'intero baraccone).


Ps.
"Postilla anti-Travaglio". Non l'ho capita.
Nel mio documento originale ho analizzato il rapporto tra giornalismo e tv e mi sono avvalso di alcune utilissime argomentazioni di questo giornalista. Sul fatto che poi costui sguazzi nel pantano o guadagni con le pubblicazioni o volti gabbana, non vedo cosa dovrebbe sminuire della correttezza e veridicita' di quanto esposto.


digiu.


Cateno Inserito il - 16/02/2007 : 11:30:34
Ho letto tutti i vostri interessanti interventi e debbo dire che mi ritrovo molto nella posizione del prof. e di Digiu.
A discapito di ancora guarda la televisione ci sono da ripetere delle illuminanti parole di J. Condry: "Quanto maggiore è l'esposizione dello spettatore allo spettacolo televisivo, tanto maggiore è, in genere, l'influenza esercitata dal mezzo. In una certa misura tal influenza sarà determinata dai contenuti. Tuttavia l'esposizione basta da sola ad influenzare lo spettatore, indipendentemente dai contenuti".
Per molte persone, soprattutto adolescenti e bambini, è impensabile una vita senza televisione. Me ne sono accorto soprattutto quando ho organizzato un incontro-dibattito (significativamente in una biblioteca) proprio sulla schifezza televisiva. (Citando anche delle frasi del prof! )
Tuttavia alcune riflessioni vanno fatte.
Tante manipolazioni, propagande, ideoligizzazioni sono state perpretate anche quando la televisione non esisteva e la tecnica cinematografica muoveva i primi passi e cominciava a diffonders (basti pensare al fascimo).
Vero è che la televisione ha una diffusione più capillare ed una potenza iconica di molto superiore rispetto a quanto avessero gli altri mezzi. Ma ciò è secondario rispetto al fatto che sempre c'è chi (e sono la stragrande maggioranza) si farà manipolare e sempre chi vorrà manipolare. (Sulla qualità della televisione non mi pronuncio; basti dire che massa e qualità sono ossimori e la televisione è il mass-media per eccellenza. Questo mi fa riflettere anche su un volantino che circolava tempo fa nella nostra facoltà e che promuoveva una "università di massa e di qualità").
Ad ogni modo, ho visto qualche mese fa un film meraviglioso nella sua reale tragicità: Accadde in aprile (Sometimes in April), che narra della guerra, del genocidio ruandese del 1994. Lì fu principalemente la radio a perpetrare e scatenare la violenza.
Il sostrato è unico: la schifezza dell'uomo. Per la verità si dovrebbero usare termini neutri, giacché "malvagità", "schifezza", "cattiveria" e cose del genere sembrano moralmente connotati ed invece abbiamo a che fare con caratteristiche connaturate dell'essere uomo.
Ancora una volta, mi chiedo (e vi chiedo se potete aiutarmi a rispondere) se la "colpa" dello sfacelo sia di chi il potere (mediatico) lo subisce o di chi lo esercita o di entrambi. Credo che da parte di chi lo subisca ci sia una buona dose di compiacenza; da chi lo esercita solo potenza.
Certo, ci potremmo aggrappare a paroloni come "responsabilità", "senso civico", "gestione della cosa pubblica"; ma, nonostante io cerchi sempre di orientarmi secondo queste parole, non credo che nominandole riguardo alla televisione o ad altri strumenti di potere incorrerremmo in altro che in vacue ciarlerie.
Un confronto mi viene, però, di farlo: ho visto su Raieducational, una trasmissione degli anni '70 in cui Montanelli e Tudisco intervistavano Carlo Rubbia. Credo che nella televisione berlusconiana ciò sia impensabile, dato che la trasmissione più "culturale" che ho visto (a parte qualche comico) è stata un'intervista di Maurizio Costanzo (eh... già!) a Depardieu, accennando qualcosa a proposito di Balzac.
Popper proponeva una patente per chi volesse fare tv; ma dato che anche le patenti si comprano, almeno in Italia, non si farebbe altro che allargare il circolo affaristico della televisione.
Mi piace parecchio il real-pessimismo della saggia e misteriosa G.
A chi obbietta che non si deve fare di tutta l'erba (tutti gli utenti televisivi) un fascio, si può rispondere che di fatto è la televisione stessa che appronta i legacci e che (a proposito di essere omicidi fin dapprincipio) prepara la falce che mieterà quest'erba (oppure verrebbe da dire che "l'erba tinta nun mori mai").
In ogni caso, anche tolta la televisione, smantellata, eliminata, ci sarà sempre qualcos'altro. Il male non è mai il mezzo (il "media"), ma ciò che sta prima e dopo.
L'autoreferenzialità della televisoione è appunto il circolo in cui l'incrintatura è la curva della falce ed al cui principio e fine troviamo, come dice ancora G., la medicorità assassiana delle masse.

Finché non lo fai tuo,/ questo "muori e diventa",/ non sei che uno straniero ottenebrato/ sopra la terra scura. (J. W. Goethe)

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