V I S U A L I Z Z A D I S C U S S I O N E |
Cateno |
Inserito il - 18/04/2004 : 15:07:12 Ho letto da poco un libro, un centinaio di lucide, critiche e colte pagine riassunte dal titolo: “Contro il Sessantotto”. Ora, immaginavo, non avendolo vissuto e raccontatomi da qualche “storia personale, nostalgia di giovinezza”, che l’ormai mitico Sessantotto fosse stato un’incredibile rivoluzione pacifica (almeno nelle intenzioni) e libertaria che decretò il definitivo ed atteso distacco dei giovanotti di quel tempo da modi di vita ed istituzioni obsolete e soffocanti: i genitori intransigenti e quasi dittatoriali, gli insegnanti con le bacchette e le scuole come prigioni, il sesso come tabù (ammesso che anche adesso non sia un divieto sacrale vanamente e volgarmente tentato di esorcizzare), la musica dei megaraduni sulla scia di Woodstock, e cose del genere. Ebbene, “Contro il Sessantotto” mi ha letteralmente stravolto. Non credo di essere preparato sull’argomento poiché non ho mai letto nulla o quasi che trattasse di quel periodo ma l’idea che me ne sono fatto è che continuamente lo fraintendiamo, non ne capiamo gli esiti e addirittura non ne cogliamo le sorgenti. Il Sessantotto va riconsiderato, soprattutto da chi, come me, ha vent’anni e si vede incessantemente sopraffatto da trasmissioni televisive che sono un ricalco fedele di quelle che dovrebbero essere state le assemblee dei nostri padri e, sorprendentemente per qualcuno, mi riferisco alle meravigliose, pregevoli, sublimi discussioni degli amici di Maria De Filippi & Co perché se non ne condividono i temi, ne ricalcano perfettamente l’ampiezza lessicale e la voglia di apparire e primeggiare. Il Sessantotto è la prima espressione di come siamo noi, io e voi, bambini viziati che pretendono tutto e subito. È l’osanna gridato al fighetto di turno che utilizza parole alla moda ma insignificanti e fuma erba e si veste in quel modo così volutamente trasandato con tanto, magari, di Kefia e pizzetto caprino. Davvero i sessantottini (e molti di noi con loro) non hanno nulla da invidiare ai teppisti degli anni Ottanta. Tornando al libro, consiglio vivamente a tutti di leggerlo, soprattutto a chi adora indossare un eskimo o un magliettina del povero Che. Il libro è superbo in senso positivo, ben fatto e strutturato e tocca punti fondamentali anche e soprattutto della contemporaneità. Vi sono suggerimenti per “un’etica della misura”, se l’autore mi consente quest’espressione, e una bella analisi di che cos’è la “massa”. Per adesso mi riservo di commentare o criticare più in profondità poiché quest’intervento vuole solo essere il primo tassello di una spero prolifica discussione. I neo-sessantottini avranno molto da parlare. Concludo con due citazione dal testo in questione: “Il totalitarismo può utilizzare qualsiasi strumento al fine di adattare la realtà alle sue menzogne poiché ritiene non esserci alcuna realtà fuori dai suoi pregiudizi. Tutto è possibile all’uomo che ritiene nulla esistere se non la propria onnipotente volontà. Il disprezzo per la cultura, il radicale antintellettualismo sono la conseguenza di questo culto della volontà che nulla riconosce o apprezza al di fuori di quanto essa stessa crea.” (p. 69); “Intessuto della dismisura dell’utopia, il Sessantotto è l’ultimo rampollo di ogni terrore.” (p. 103). Per adesso basta. Serbo ogni ulteriore intervento ad una lettura più approfondita.
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4 U L T I M E R I S P O S T E (in alto le più recenti) |
Elgheb |
Inserito il - 23/06/2004 : 00:20:09 quote: S.B.? E chi è S.B., SuperBastardo? O Stolto Buzzurro? ;-P
propongo una lista dei possibili candidati al sondaggio: - Santo Burgio - prof di storia della filosfia moderna - Santo Biuso - protettore dei filosofi della mente - Santo Bischero - protettore dei toscani stolti - Samuel Beckett - autore di "aspettando godo" (En attendant Godot) - Stefano Benni - non ha bisogno di commenti - Syd Barret - ut supra - Silvio Beibiscioni - protettore dei viscidi e delle bisce - Santo Berlusconi - ossimoro x indicare il protettore dei dannati - il nostro capo di gabinetto. non posso digitare il nome...ogni volta che lo faccio il mio pc va in crash. dev'essere il virus modoficato della par-condicio!!!
si attendo voti...io x par-condicio, non posso esprimere la mia preferenza...
Un mondo tanto semplice da essere compreso dai suoi abitanti, sarebbe troppo semplice per ospitare degli abitanti in grado di capirlo
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Biuso |
Inserito il - 21/06/2004 : 19:15:39 quote:
Chissà che anche lei, caro prof, se fosse stato lì presente, non avrebbe fatto parte della “massa”! ;-P
La massa è uno di quei fenomeni ai quali è praticamente impossibile resistere. Il Sessantotto italiano è durato a lungo (purtroppo…) e io ho fatto in tempo a starci dentro. Ma sempre con un certo spirito critico. Ad esempio: fui per tre anni rappresentante d’Istituto nel mio Liceo ma quando le motivazioni dello sciopero o della manifestazione non mi convincevano, entravo a scuola, anche a costo di essere l’unico (però mi rieleggevano…). Sulla potenza della massa, avete ovviamente l’assoluto obbligo di sciropparvi le oltre seicento pagine di Massa e potere di Elias Canetti (Adelphi). Uno dei libri più grandi del Novecento. E chi non ne ha sentito neppur parlare, vada in un angolo e si vergogni .
quote:
Il mito del ’68 è, per l’appunto, fatto anche di quello: di fascino per parole. Parole, soltanto parole?
Ecco, un mito. Dici bene, ma mi è rimasto il gusto (sessantottino?) di demolire tutti i miti, di scorgere e far vedere l'ombra che tutte le cose mostrano quando il sole della conoscenza cade su di esse (Nietzsche).
quote:
Niente da fare. E allora ripensavo a quell’era di grandi concerti, di grandi conquiste, di grandi libertà, di figli dei fiori hippies hipsters testedangelo rabbiosi, e orge spinelli musica sesso-pace love-and-peace e quant’altro. E giù immagini da Woodstock,
Al Sessantotto si deve certamente molto. Oltre musica e creatività, la libertà sessuale soprattutto. Ma sono convinto che si trattava di fenomeni impliciti nella società tardo industriale, che si sarebbero verificati comunque, senza bisogno di quell’orgia della mediocrità e del conformismo…
quote:
Niente da fare. Quando si parla di un mito, non c’è ragione di scoprire quel che fu veramente. Non c’è alcun modo, probabilmente. Se non studiarne gli effetti nella cultura e nella società odierne.
È proprio quello che mi sono proposto: comprenderne gli effetti sul presente. E ti ringrazio per l’apprezzamento, rimanendo sempre pronto a discuterne ancora.
quote:
Un solo appunto finale:
quote: i figli di papà che allora giocavano alla rivoluzione e adesso incensano il S.B.
S.B.? E chi è S.B., SuperBastardo? O Stolto Buzzurro? ;-P
Per stabilire quale sia la risposta giusta, organizziamo un democratico, sondaggio, di quelli che piacciono tanto al S.B.?
agb Ma anche la theoria più pura non è del tutto scevra di tonalità emotiva (Heidegger) |
Biuso |
Inserito il - 14/06/2004 : 19:00:22 Non è la prima volta che mi si chiede come mai abbia scritto un testo sul Sessantotto quando all’epoca ero un bambino. E quindi non è la prima volta che rimango assolutamente sorpreso. Chiedereste voi a uno storico delle Crociate se stesse a Gerusalemme all’epoca? O a un altro se avesse conosciuto Pericle prima di scrivere sull’Atene del IV secolo? O, ancora, come mai qualcuno scriva una storia d’Europa dal 1848 al 1918 essendo nato nel 1926? Se così fosse, l’unica storia praticabile sarebbe la cronaca…
Domande talmente retoriche che se le è poste di sicuro anche TommyD, che ringrazio per aver letto il libro e per l’apprezzamento che trapela dalle sue parole. Tanto più che Contro il Sessantotto non è un libro di storia ma di antropologia filosofica applicata a un evento chiave della storia recente, o forse è un testo di pedagogia, o di etica o chissà cos’altro. Ma se come autore posso dire qualcosa, è il mio libro più autobiografico (lo sono tutti…) perché è intriso di passione, di fredda indignazione (Rousseau, la scuola italiana, i figli di papà che allora giocavano alla rivoluzione e adesso incensano il S.B.), di speranza. La speranza, in primo luogo, di capire e di diventare liberi poiché –come recita l’epigrafe tratta da Orwell- «Se libertà vuol dire veramente qualcosa, significa il diritto di dire alla gente quello che la gente non vuol sentire».
Grazie a Tommy e grazie anche a Cateno per il suo precedente intervento. Due ottimi lettori. 
agb ...le isole lontane, macchie verdi e il mare, i canti delle genti nuove all'imbrunire... (Battisti-Mogol) |
Cateno |
Inserito il - 22/04/2004 : 17:53:35 L'ho ordinato da Internet sul sito della casa editrice Guida. Arriva al più tardi dopo una settimana.
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