V I S U A L I Z Z A D I S C U S S I O N E |
Biuso |
Inserito il - 09/04/2008 : 19:39:28

Evitiamo questo anziano e folle killer della nostra libertà...
agb ««Per lætitiam...intelligam passionem qua mens ad majorem perfectionem transit» (Spinoza, Ethica, III, XI, Scholium) |
15 U L T I M E R I S P O S T E (in alto le più recenti) |
Biuso |
Inserito il - 19/11/2008 : 22:13:03 Riporto una dichiarazione di Leoluca Orlando in merito alla gravissima situazione della Commissione di Vigilanza parlamentare sulle telecomunicazioni.
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18 Novembre 2008
Ho pubblicato nel 1990 un volume dal titolo Palermo, edizioni Mondadori. Il libro, curato dai giornalisti Antonio Roccuzzo e Carmine Fotia, è un'analisi della mia esperienza e della situazione politica palermitana e nazionale lungo tutti gli anni 80. Il testo fa riferimento a un'importante stagione di impegno politico e culturale contro il sistema politico-affaristico-mafioso rappresentato anche da personaggi poi anche coinvolti in Tangentopoli. Il libro è stato venduto in oltre centomila copie, in pochi mesi.I responsabili della casa editrice, in considerazione del successo di vendite, hanno curato e immesso nel circuito anche un'edizione tascabile (collana Oscar Mondadori). La Mondadori viene, nel frattempo, acquistata dal dottor Silvio Berlusconi e il libro viene ritirato dal commercio, scompare dai cataloghi e dalla rete distributiva.
Nel 1992, il movimento per la democrazia La Rete organizza oltre cinquanta incontri pubblici in tutte le regioni italiane per denunciare il rapporto, nelle singole realtà locali e a livello nazionale, tra Politica, Affari, Mafia e Massoneria (PAMM) e organizza una forte mobilitazione, nel pieno della stagione di Tangentopoli, in Parlamento e nel Paese per l'abolizione della immunità parlamentare. E' superfluo ricordare, essendo noti, i rapporti del dottor Silvio Berlusconi con esponenti di quei mondi e con personaggi emblematici di Tangentopoli. L'iniziativa conclusiva della Rete si è tenuta in Arezzo, per sottolineare e denunciare il ruolo della P2 di Licio Gelli.
Il Questore di Arezzo del tempo mi informa di atteggiamenti minacciosi del figlio di Licio Gelli, volti ad impedire la mia presenza davanti la loro abitazione. A seguito di tali escandescenze ed accogliendo la richiesta del Questore, l'iniziativa viene spostata in centro città e la mia annunziata sosta davanti la villa dei Gelli si protrae, al termine dell'incontro pubblico in città, soltanto per alcuni minuti in considerazione delle ragioni di sicurezza invocate dal Questore. Il signor Licio Gelli per reazione si esibisce in esternazioni alla stampa, offensive nei riguardi miei e di mio padre. Mio padre adisce le autorità giudiziarie competenti e ottiene la condanna, passata in giudicato, del Gelli per diffamazione. Le stesse diffamanti affermazioni del Gelli vengono pubblicate su "Il Giornale" (quotidiano di proprietà della famiglia Berlusconi) il giorno 1 agosto 2008, a distanza di oltre quindici anni, e proprio nel pieno della procedura di formazione della Commissione di vigilanza Rai; le posizioni del Gelli vengono utilizzate per denigrare me e dichiaratamente per contrastare la mia elezione a Presidente di quella Commissione. Gelli viene assunto a criterio di riferimento per le scelte parlamentari. Ho subito annunziato, e ho dato mandato ai miei legali, di agire giudiziariamente contro quel quotidiano.
Mi limito, ancora, a ricordare che nei giorni scorsi il signor Licio Gelli ha espresso fiducia nei riguardi dell'On. Silvio Berlusconi e fiducia/auspicio che lo stesso possa realizzare oggi il noto "piano di rinascita democratica" della loggia P2 con devastanti progetti nel campo dell'informazione.. Non risulta, a tutt'oggi, alcuna personale presa di distanza dell'attuale Presidente del Consiglio dei Ministri da tali gravissime affermazioni e preoccupanti auspici.
Nel 2001, dopo la cessazione dall'incarico del Professor Pino Arlacchi, si avvia il procedimento per la nomina del Vicesegretario Generale della Organizzazione delle Nazioni Unite con delega al UNDCP, con sede a Vienna e competente nel mondo per la prevenzione e il contrasto al traffico di droga. Diplomatici americani, italiani ed esponenti delle Nazioni Unite vengono informati e, per le rispettive competenze, incaricati di informare il Governo italiano della intenzione del Segretario Generale Kofi Annan di procedere alla mia nomina a Vice segretario Generale dell'ONU, nomina vista con favore dal Dipartimento di Stato USA (entrambe realtà, ONU e USA State Department, con le quali avevo da anni collaborato sin dall'incarico rivestito dalla signora Madeleine Albright e continuavo a collaborare, per l'affermazione di cultura della legalità e per l'azione internazionale di contrasto alla criminalità organizzata). L'On. Silvio Berlusconi, all'epoca Presidente del Consiglio dei Ministri, esprimeva il proprio irriducibile veto a tale nomina, così come mi veniva confermato dal dottor Gianni Letta nel Gennaio 2002, Sottosegretario alla Presidenza del Consiglio dei Ministri, nel corso di una conversazione telefonica. E' superfluo ricordare lo stupore a me personalmente manifestato da quanti, esponenti anche non italiani, erano stati informati di quel veto. Nel 2008 vengo indicato da tutti i gruppi parlamentari dell'opposizione quale Presidente della Commissione di Vigilanza Rai. Si scatena su di me e sul mio partito Italia dei Valori una incredibile quantità di opposizioni e veti, in vario modo e sempre genericamente motivati. Mi vengono, altresì, rivolti ripetuti inviti a mezzo stampa (da me ovviamente mai raccolti) a dissociarmi dalle posizioni e dalle dichiarazioni del Presidente Antonio Di Pietro quale condizione perché la mia candidatura possa essere accettata. Protagonisti di tali esternazioni sono stati e sono ancora oggi esponenti del Governo nazionale e del PDL, taluni notoriamente indicati come legati all'organizzazione o come coinvolti nelle attività della P2 di Licio Gelli. Con mia nota riservata del giorno 8 luglio 2008 ho informato doverosamente il Presidente della Repubblica sulle anomalie di tali critiche e "sull'irrituale ostruzionismo di maggioranza". Analoghe considerazioni ho espresso successivamente al Segretario Generale presso la Presidenza della Repubblica, nel corso di due conversazioni telefoniche.
Dopo le ferie di agosto, vengo contattato dal presidente del Senato che chiede di incontrarmi e al quale ribadisco – come ho ribadito anche al Presidente della Camera dei Deputati – di essere un esponente dell'opposizione, di un'opposizione intransigente, e di essere anche consapevole della natura parlamentare di garanzia dell'incarico che avrei dovuto ricoprire e consapevole degli obblighi che su di me sarebbero gravati in considerazione di tale natura (tale posizione è stata da me espressa con chiarezza in due interviste rilasciate al quotidiano "La Stampa" il 7 ottobre 2008 e al quotidiano "la Repubblica" il 13 novembre 2008, nelle quali confermavo la consapevolezza di quel ruolo parlamentare di garanzia, preannunciando le mie dimissioni dall'incarico di Portavoce nazionale dell'Italia dei Valori nel caso di assunzione dell'incarico di Presidente della Vigilanza).
Sono noti alla cronaca i tentativi di subordinare e collegare la mia elezione alla elezione di un Giudice della Corte Costituzionale. Un tale collegamento è del tutto arbitrario in considerazione della diversa natura ( e delle diverse modalità di copertura) dei due incarichi e in considerazione della improponibilità (espressa oltre che dall'On. Antonio Di Pietro e dall'IdV anche dall'On. Walter Veltroni e dal PD) di un candidato a Giudice Costituzionale in ragione di una nota pendenza giudiziaria e in ragione del ruolo di difensore di fiducia dell'On. Silvio Berlusconi rivestito dallo stesso candidato.
Si è altresì utilizzato a pretesto, per impedire la mia elezione, il testo di una mia intervista sul "Corriere della Sera" del 29 settembre 2008. In tale intervista, quale esponente dell'opposizione, ho denunciato (come hanno, peraltro, fatto e ripetutamente autorevoli esponenti di tutte le opposizioni e anche taluni autorevoli esponenti dell'attuale maggioranza) il rischio di autoritarismo nel nostro Paese per l'indebolimento del ruolo del Parlamento e per l'affermarsi di una forte leadership personalista senza adeguati bilanciamenti istituzionali. Specificavo, in quell'intervista che, così come il giorno prima aveva fatto l'On. Veltroni parlando del "rischio Putin" per l'Italia, il mio riferimento al modello argentino era un "espediente comunicativo", modello quale descritto in tutti i manuali di diritto e di scienza costituzionale.
Non mi soffermo, in questa sede, sul "consiglio" a me rivolto da autorevolissimi esponenti istituzionali della maggioranza di essere disponibile a un contatto …. "riservato" con il Presidente del Consiglio dei Ministri, anche soltanto limitato a una conversazione telefonica. La natura parlamentare dell'incarico di Presidente di Commissione di Vigilanza - ho più volte obiettato, rifiutando quei "consigli" – rendeva istituzionalmente non corretto ogni mio contatto con esponenti del Governo e ciò sin tanto che tale contatto non fosse divenuto necessario a cagione del ruolo da me eventualmente (e non ancora) ricoperto di Presidente.
Nonostante l'atteggiamento di distacco che in questa vicenda il Presidente del Consiglio dei Ministri cerca di far apparire, ricordo che l'On. Silvio Berlusconi ha esternato pubblicamente un veto nei riguardi miei e di altri candidati del mio partito (tra le innumerevoli esternazioni si rinvia alle agenzie di stampa del 7 e del 8 ottobre 2008). Il resto è cronaca a tutti nota, sulla quale avrò e avremo tutti modo di tornare successivamente. Ho ritenuto doveroso rendere pubblica la presente nota per rispetto della verità e per consentire di cogliere, al di là di ogni pretestuosità, la gravità della situazione che si è venuta a determinare, a tutto danno della credibilità delle istituzioni e del regolare svolgimento dell'attività e dei ruoli parlamentari. Ritengo doveroso, inoltre, esprimere ad Antonio Di Pietro e al mio partito gratitudine per l'attenzione e il sostegno, così come ritengo dover esprimere gratitudine per l'attenzione e il sostegno al PD e all'UDC.
Comunico, infine, che ho deciso di rassegnare le mie dimissioni da componente della Commissione Parlamentare di Vigilanza quale mio contributo personale e politico alla denuncia, la più forte possibile, di una inaccettabile mortificazione del Parlamento e di una inaccettabile mortificazione della Commissione di Vigilanza chiamata a garantire nel settore radiotelevisivo e con riferimento al servizio pubblico principi di libertà e di pluralismo sanciti dall'art. 21 della Costituzione
Leoluca Orlando
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agb «Solo l'amare, solo il conoscere / conta» (P.P. Pasolini)
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Stanley |
Inserito il - 17/10/2008 : 16:12:05 Riporto il link di un articolo apparso qualche mese fa sul tedesco "Zeit". Ritengo che sia un'analisi accurata e tragicamente sentita del sistema italiano.
Il paese che purtroppo amo
Buona lettura.
"Chi ha il coraggio di ridere è padrone degli altri,come chi ha il coraggio di morire" (G. Leopardi)
Stanley |
Biuso |
Inserito il - 05/10/2008 : 12:05:38 Segnalo questo incontro, del quale condivido obiettivi e progetto.
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http://questavoltano.splinder.com/ ....................................... FUORI DAL RECINTO! Vicini al disastro, è ora di iniziare battaglie vere. Prima che sia troppo tardi ....................................... INCONTRO NAZIONALE 25-26 OTTOBRE Hotel Sole, Via delle Rose - Chianciano Terme
QUI: http://questavoltano.splinder.com/ trovi documento sottoscritto dai promotori e che funge da base dell'incontro
QUI: http://questavoltano.splinder.com/post/18566850/PROGRAMMA+DEI+LAVORI trovi il programma dei lavori e la lista dei relatori (che sara’ aggiornata man mano)
INVECE: se vuoi informazioni sui costi e/o se vuoi partecipare/prenotare scrivici a: mi-astengo@tiscali.it oppure telefonaci al 346.9418148 ....................................... PERCHE' L'INCONTRO DI CHIANCIANO
Avendo invitato all’astensione in occasione delle recenti elezioni politiche siamo tra coloro che hanno causato l’affossamento della cosiddetta «sinistra radicale». Non ci siamo quindi strappati le vesti per la disfatta elettorale della «sinistra arcobaleno». E’ stato anzi un bene che tanti cittadini abbiano condannato un’operazione tanto sfacciatamente trasformista umiliando gli oligarchi della sinistra.
Non è affatto sinonimo di qualunquismo che un consistente numero di cittadini di sinistra abbia disertato le urne mentre la gran parte accorreva al voto per premiare uno dei due poli sistemici. Questa diserzione indica anzi che c’è uno zoccolo duro che non è più disponibile ad essere utilizzato come stampella del sistema politico vigente. Dobbiamo contrastare i tentativi di rinascita dei rottami della sinistra “arcobalenica”, dobbiamo anzi rendere inappellabile il divorzio della gente di sinistra dalla sua addomesticata rappresentazione politica poiché solo così potrà risorgere una reale opposizione all’attuale devastante sistema sociale ed economico e quindi rinascere un’alternativa.
Opposizione e alternativa quanto mai urgenti in un paese la cui crisi è sociale e morale, in preda al timore di un fatale collasso. Le dilaganti pulsioni reazionarie, securitarie e xenofobe sono il carburante di un governo che militarizzando il territorio, criminalizzando le opposizioni, concentrando su di sé immensi poteri e calpestando le stesse istituzioni, sembra puntare diritto verso un regime autoritario. Il tutto in un contesto internazionale segnato dall’aggravamento della crisi economica del capitalismo e dall’aumento delle spinte belliciste del blocco capeggiato dagli Stati Uniti.
Bisogna costruire un’opposizione che sia al contempo democratica e rivoluzionaria. Un’opposizione che sappia tutelare i diritti sociali degli oppressi e di quanti stanno precipitando al di là della soglia dell’esclusione sociale, che si schieri con tutte quelle comunità locali che tenderanno ad autodifendersi davanti ai nuovi assalti che il sistema porterà ai loro territori e alla loro qualità primaria di vita, che sappia infine difendere lo stesso ordinamento costituzionale-democratico e la sua assoluta laicità.
Un’opposizione di mera salvaguardia delle residue conquiste sociali, ambientali e democratiche, risulterebbe di corto respiro e quindi destinata alla sterilità se non fosse in grado di rivendicare un’alternativa di sistema, un sistema che non sia più fondato sulla mistificazione dello «sviluppo» né appeso come un impiccato alla corda della «crescita del PIL», un sistema che subordini l’economia ai valori etici non negoziabili quali la libertà, l’uguaglianza e la fratellanza, un sistema che faccia della tutela dell’ambiente l’imperativo categorico dell’azione di ogni governo, e della più ampia democrazia partecipativa la stella polare dello Stato e il limite invalicabile della sua azione.
Di questo e di come attrezzarci in futuro discuteremo nell’incontro seminariale aperto che si svolgerà a Chianciano nei giorni 25 e 26 ottobre. Non pensiamo quest’incontro per aggiungere un altro ingrediente allo spezzatino di sinistra, per dire ci siamo anche noi. Esso vuole essere invece un’occasione per proseguire il dibattito già cominciato tra coloro che hanno condiviso la scelta astensionista e che, coerenti con quelle premesse, vogliono compiere un passo avanti.
Approfondiremo dunque la discussione su punti salienti della situazione italiana e internazionale, per dare ulteriore consistenza all’accordo politico sin qui registrato. Nell’incontro verrà discussa anche la proposta di un manifesto che serva ad individuare il prosieguo del discorso astensionista da noi iniziato il 13 e 14 aprile.
I promotori
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agb «Senza la musica la vita sarebbe un errore» (Nietzsche) «La filosofia è la musica più grande» (Platone)
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Biuso |
Inserito il - 07/08/2008 : 13:21:09 Propongo alla lettura due brevi testi: -un articolo di Bocca dall'Espresso del 31 luglio -una riflessione di Stefano Benni che ho letto sul blog di Grillo.
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Giorgio Bocca: Il piacere di servire Tratto da "L'espresso, n. 31, 2008
Tutti educati e con autocontrollo. Niente insulti, niente parolacce. Rispettiamo i capi di Stato e il sommo pontefice. La schizofrenia politica italiana, incontinente, riempie televisioni e giornali con la sua demenza, le contraddizioni, i nonsense, l'assurdo e soprattutto il girare a vuoto. Dicono che il capo dello stato Napolitano si è chiuso in un addolorato silenzio. Fa bene. Che altro resta da fare in un paese che sta andando alla deriva, dove la politica è succube di una economia anarcoide? Vogliamo guardare le cose come stanno? Vogliamo dirci a che punto è la disunità d'Italia, quello che dell'Italia si pensa nel mondo? Ha destato scandalo il fatto che ai giornalisti americani al seguito di Bush sia stata distribuita una biografia del nostro presidente del consiglio che testualmente dice: "Egli è uno che domina il mercato televisivo e grazie a esso è salito ai più alti gradi della politica, anche se in politica è un dilettante, così è diventato ricchissimo e regna nel paese della corruzione e dei corrotti".
Il presidente americano Bush ha chiesto scusa al nostro primo ministro, assicurandogli la sua stima come amico e come statista, ma tutti sanno che la versione data ai giornalisti è sostanzialmente vera, confermata dallo stesso Berlusconi e dai suoi più stretti collaboratori. Vedi l'amico di sempre Fedele Confalonieri, che al momento della scesa in campo di Silvio disse: "Se non entravamo in politica, l'alternativa era di finire in galera come ladri o come mafiosi". E il fondatore di Publitalia, Marcello Dell'Utri: "Che facciamo? - gli chiesi". "Facciamo un partito". "Ma come lo facciamo un partito?". "Lo fanno tutti - disse - lo facciamo anche noi".
Dunque un dilettante, anche se abile e bravo a persuadere i concittadini di essere il nuovo uomo della Provvidenza. Ma è proprio il successo del politico improvvisato, la sua capacità di farsi amare, o invidiare, o temere da milioni di italiani a confermare la versione: il successo di Silvio, la sua capacità di piacere agli italiani, dipende da molti aspetti, ma soprattutto dal piacere di servire i potenti e da quello di "incoraggiare la fortuna" salendo sul carro del vincitore.
Tutto ciò rientra nella mentalità di una borghesia che diffida dello Stato, e che alla libera concorrenza troppo rischiosa e faticosa, preferisce l''amicizia' mafiosa, la pianificazione dei privilegi, oltre, s'intende, che dei servizi e delle obbedienze. Fa dunque un certo effetto schizofrenico leggere le cronache delle manifestazioni della sinistra, dove i partecipanti si esortano alla moderazione, condannano gli eccessi polemici, bandiscono gli insulti come se fossero a un congresso di pacifisti sul lago di Ginevra, e non in una democrazia morente o già morta, con preoccupanti ricorsi di Fascismo. Nessuno, a quanto pare, drammatizza. Il mondo è pieno di stati autoritari dove la gente in qualche modo campa, nel Kazakistan c'è un padre padrone che ha incamerato le ricchezze petrolifere del paese, e con una figlia padrona di tutto il sistema alberghiero. E in Bielorussia il capo del governo democratico è l'ex luogotenente di Stalin.
Dunque su di animo, cari concittadini: in qualche modo vivremo e andremo in vacanza, anche se per qualcuno torneranno i lager e le polizie segrete. La pubblicità è in crescita. Niente paura.
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Non sono d'accordo con chi dice che in questo paese gli scandali sono impuniti ,tutto finisce in prescrizione e tutti cercano l'immunità. Anzi, ho diversi esempi di come alla minima mancanza, politici di alto rango siano stati cacciati prontamente e senza appello.
M.S, ministro, destinata a essere forse il primo presidente del consiglio donna della sinistra. Ebbene, la poverina nel 1996 ha acquistato con la carta di credito del partito, due Tobleroni e dei pannolini per bambini,e non ha reso conto di questa spesa nel bilancio. E' stata allontanata con ignominia. Poi c'è L.F, ministro della giustizia. Nel duemila suo marito ha votato a favore della privatizzazione di un appartamento statale condominiale, mentre la linea del partito era contraria. Dopo aver osato litigare con i giornalisti che assediavano la sua casa, la ministra è stata deposta in un baleno. E' tornata come ministro degli esteri. Ebbene la sera dello tsunami era a teatro ,ed è entrata in azione con due ore di ritardo. Dimessa in poche ore .
E che dire delle decine dei candidati di destra che alle ultime elezioni, sono caduti in una trappola giornalistica? Una telecamera nascosta li ha ripresi mentre pronunciavano frasi del tipo "beh si ,da noi ci sono troppi musulmani" o "sono stato in vacanza in Africa e non mi sono trovato bene". Tutto questo è stato trasmesso in televisione e tutti i partiti ,compresi quelli di destra, hanno convenuto che nessuno di loro poteva essere assolutamente candidato.
Poi c'è stato il caso del ministro dell'economia della destra B.R, . Sorpreso in un locale di strip-tease con alcuni ospiti del governo, è stato deposto senza pietà. Stessa sorte per il ministro della cultura C.S.C, dopo che i giornalisti hanno scoperto che non aveva pagato il canone della televisione per ben 16 anni.
E questa pronta risposta agli scandali non ha coinvolto solo i politici, ma anche i grandi industriali. P. B, direttore del colosso Apb, è andato in pensione con una liquidazione di ben 4 milioni di euro. Ebbene lo scandalo e l'indignazione sono stati così unanimi che egli, proprio come Romiti ha restituito grande parte di questa somma.
E nessuno di questi scandali è stato affossato perché nel paese ,come sapete,, vige un criterio di assoluta trasparenza. Qualsiasi cittadino può chiedere di entrare nell'ufficio di un ministro, vedere i suoi conti e controllare addirittura la sua posta elettronica. Insomma, guai a sgarrare e farsi beccare, in questo paese.
Ora devo fare una necessaria precisazione: il paese di cui parlo non è l'Italia ma la Svezia. Le sigle dei ministri cacciati stanno per Mona Sahlin, Laila Freivalds, Bjorn Rosengreen , Maria Borelius e Cecilia Stego Chilo: L'industriale è Percy Barnevik. Però le similitudini con l'Italia e il lodo Alfano sono impressionanti, e mi sembrava giusto rilevarle.
Stefano Benni
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agb «Io salgo dal mondo ctonio e discendo dal cielo stellato» (P.K. Dick)
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Biuso |
Inserito il - 24/05/2008 : 17:40:11 La dittatura, finalmente
agb ««Per lætitiam...intelligam passionem qua mens ad majorem perfectionem transit» (Spinoza, Ethica, III, XI, Scholium) |
Biuso |
Inserito il - 20/05/2008 : 17:46:38 E' un testo lungo ma illuminante. Lo si trova qui: www.beppegrillo.it/2008/05/passaparola_in.html#more
=================== Oggi alle ore 14.00 Marco Travaglio ha inaugurato la rubrica "passaparola", il suo appuntamento settimanale col blog. Riporto di seguito la trascrizione della diretta video.
"Buongiorno a tutti. Iniziamo questo appuntamento settimanale. Sono un po' inesperto in questa materia e quindi spero che la cosa venga bene, ma verrà meglio nelle prossime settimane. Io vorrei sfogliare con voi i giornali della settimana per mostrare quali sono i problemi che affliggono l'informazione dei quali tutti noi, tutti voi credo, siamo molto preoccupati. Parto da un caso che mi ha coinvolto ma che, in realtà, non è il mio caso: si chiama "caso Schifani" anche se molti l'hanno chiamato "caso Travaglio". Dieci giorni fa sono stato da Fabio Fazio a raccontare alcune cose già presenti in alcuni libri mai querelati e in alcuni articoli querelati da Schifani che però ha perso la causa perché un giudice ha stabilito che tutto quello che aveva scritto di lui l'Espresso era sostanzialmente vero, non c'era alcuna diffamazione. Quella sera, come già mi era capitato sette anni fa quando ero andato a presentare un altro libro nelle stesse identiche condizioni da Daniele Luttazzi, è intervenuta la prima gallina che fa l'uovo, sempre in questi casi, cioè l'allora ministro e ora capogruppo del Popolo della Libertà provvisoria Maurizio Gasparri il quale ha dichiarato che ci sarebbero state delle conseguenze politiche. Per un attimo mi sono domandato "fanno dimettere Schifani?", in realtà volevano far dimettere me da non so cosa e far cacciare tutti i capi possibili e immaginabili della Rai come se io avessi chiesto il permesso o addirittura avessi ricevuto ordini dai capi della Rai, figuriamoci, per dire quelle cose. Mi ha molto colpito il fatto che tra i più solerti a intervenire contro il fatto che avessi raccontato una cosa vera, documentata e già nota, c'è stato il direttore di Rai3 Paolo Ruffini, già noto per aver collaborato alla chiusura del programma di Sabina Guzzanti "Raiot" - anche lì perchè si dicevano troppe cose vere tutte insieme. Ha dichiarato che ho "gratuitamente offeso la seconda carica dello Stato". Effettivamente era gratis, perché nessuno mi ha pagato per farlo. In realtà, Ruffini ha un conflitto di interessi quando parla di Schifani. Forse nessuno, o pochi, lo sanno ma Paolo Ruffini non è [solo] omonimo dell'ex ministro democristiano e dell'ex Cardinale di una certa Palermo anni Settanta: è il figlio del ministro e il nipote del Cardinale. Ma di più: la mamma del direttore di Rai3 Ruffini è la sorella dell'On. La Loggia che non è omonimo dell'attuale parlamentare di Forza Italia (che era socio di Schifani e di Nino Mandalà, poi condannato per mafia, nella famosa società Siculabroker tra la fine degli anni Settanta e la fine degli anni Ottanta): è proprio lui! Praticamente, Ruffini è il nipote di La Loggia. Quindi, le storie della Siculabroker gli basterebbe fare un giro di opinioni in famiglia per conoscerle...
E quando afferma che io non posso raccontarle in televisione... diciamo che sta dicendo che non dovrei rinvangare certe storie di famiglia. Della sua famiglia. Si chiama conflitto di interessi, anche se in questo caso Berlusconi non c'entra, ma nessuno l'ha fatto notare. Pazienza! Meglio sapere con chi si ha a che fare, chi parla e chi dirige la rete progressista della Rai; poi ci sono anche le reti dirette dal centrodestra. A quel punto cos'è successo? Nessuno ha chiesto a Schifani conto e ragione di quello che è nei documenti ma, in compenso, hanno cominciato a chiedere conto a me di una serie di cose che peraltro non ho mai fatto. Per esempio, l'ottimo giornalista di "Repubblica" D'Avanzo ha addirittura insinuato in un articolo mellifluo che io mi fossi fatto pagare le vacanze estive del 2002 o del 2003 da un signore che è stato poi condannato per mafia e che io non ho mai visto, né conosciuto, né sentito nominare. Poi, però, ha scritto "chi potrebbe credere a questa cosa?". Forse è il primo caso di un giornalista che nella riga sopra scrive una notizia e in quella sotto "ma nessuno ci crede!". Ma se nessuno ci crede perché la scrivi? Perché non la verifichi? Perché non fai il tuo mestiere? Pazienza, ma questo ha portato a parlare di me e delle mie vacanze invece di parlare delle società e delle consulenze urbanistiche del presidente del Senato. Consulenze urbanistiche che, guarda caso, sono state commissionate a Schifani dal comune di Villabate, uno dei comuni più infiltrati dalla mafia, e proprio da quel Nino Mandalà che proprio quindici-vent'anni prima sedeva nella stessa società di brokeraggio con Schifani e La Loggia. Comune che poi è stato sciolto due volte per mafia, per cui Schifani non ha potuto portare a termine il suo lavoro a proposito del Piano Regolatore che secondo il presidente del Consiglio Comunale di Villabate, Francesco Campanella attualmente in carcere e pentito, Schifani e La Loggia avevano concordato direttamente con il boss. Altra lezione di D'Avanzo: come fai ad accusare della gente di aver avuto rapporti, anche d'affari, [con queste persone] prima della loro incriminazione e della loro condanna? Uno non diventa mafioso il giorno in cui lo condannano per mafia o lo arrestano. Di solito è mafioso fin dalla più tenera età, è difficile la vocazione adulta nella mafia. Ti reclutano da giovane. Chi sta a Palermo e si mette in società con certe persone dovrebbe prima informarsi di chi siano. Chi accetta consulenze da un comune pesantemente infiltrato dalla mafia non può dire "non lo sapevo". Prima di lavorare in certi ambienti devi prendere informazioni, e su Mandalà le informazioni in loco erano piuttosto copiose. I magistrati, quando arrivano, sono sempre gli ultimi a sapere, un po' come i cornuti. Negli ambienti politici - lo diceva già Paolo Borsellino ma anche Giuseppe Aiala nel suo ultimo libro - chi ha certi rapporti lo si viene a sapere ben prima che la magistratura lo possa mettere nero su bianco. Altrimenti oggi dovremmo dire che Al Capone non era un mafioso. Al Capone non è mai stato condannato per mafia ma solo per evasione fiscale. Dovremmo definire Al Capone il "noto evasore fiscale italo-americano", secondo il metodo D'Avanzo. Ma andiamo avanti, non voglio parlare troppo di questo caso ma dei giornali, di come titolano i loro articoli e di quello che scrivono nei loro articoli. Naturalmente, la fonte che D'Avanzo indicava, cioè l'avvocato di questo Aiello che avrebbe detto di avermi pagato le vacanze, ha scritto a D'Avanzo una letterina su Repubblica in cui diceva "io non posso essere la sua fonte perché non l'ho mai sentita ne vista". La risposta di D'Avanzo non è stata "chiedo scusa, mi sono sbagliato, era una balla". Non ce n'è uno che si prenda la responsabilità di aver detto questa balla. Nessuno lo sa. La risposta di D'Avanzo sono due righe, uno vera lezione di giornalismo: "Il ricordo di Michele Aiello - cioè il ricordo che mi aveva pagato le vacanze, che non è vero - è stato raccolto da fonti vicine all'inchiesta". "Fonti vicine all'inchiesta". Tenete presenti queste parole, sono tutte espressioni nuove, neologismi che vengono fuori per l'occasione. "Fonti vicine all'inchiesta". Non si sa chi l'ha detto, sentito, riferito. "Fonti vicine all'inchiesta". Fonti purissime... Il Riformista: "Travaglio si discolpa su Repubblica: 'Ho pagato io quella vacanza'". Il titolo è già interessante: "si discolpa". Ma di che? Io non mi discolpo di niente, non ho fatto niente! Ho raccontato le mie vacanze proprio perché non ho niente da nascondere, mentre a dieci giorni da "Che tempo che fa" l'unico che non ha ancora spiegato è il presidente del Senato. Anche perché spontaneamente non lo farà mai. Ci vorrebbe un giornalista che gli mettesse un microfono sotto il naso e gli facesse la domanda sulla Siculabroker, sul comune di Villabate e sulle sue consulenze. Ma purtroppo non è accaduto. L'unico che gli ha messo sotto il naso il microfono è stato un giornalista del TG1 che, sdraiato carponi, gli ha chiesto: "Presidente, come agevolare il dialogo tra destra e sinistra?". Il presidente, naturalmente, ha risposto che il dialogo è importante. Meglio del dialogo che ha visto in questi giorni: è stato baciato da Anna Finocchiaro con grande trasporto. Non se lo poteva immaginare. Seconda domanda: "Anna Finocchiaro l'ha difesa, è contento?" Fine dell'intervista. Nessuna domanda. Che risponda lui a domande che nessuno gli fa sarebbe abbastanza impensabile, infatti questo è l'unico Paese in cui uno che ha avuto certi rapporti e ha certi particolari biografici può diventare, di fatto, il vicepresidente della Repubblica in quanto seconda carica dello Stato. En passant cito Il Giornale, che invece di parlare di Schifani parla di me in un articolo pieno di balle. A un certo punto c'è scritto che io avrei una rubrica settimanale su Repubblica Torino, ed è vero, in cui rispondo alle lettere "con il vezzo di un autoritratto firmato dal disegnatore Mannelli". Ma come faccio ad avere un autoritratto firmato da un disegnatore che non sono io? Quello si chiama ritratto, l'autoritratto è quello che mi faccio io! Non si sa più nemmeno che parole usare, in certi casi. Si usano parole completamente fasulle. A questo punto che succede? Le nebbie si diradano, si viene a scoprire che anche la storia delle mie vacanze è una balla, nessuno chiede scusa - anzi si scrive "fonti vicine all'inchiesta" - e partono tutte le procedure legali per cercare di tappare la bocca o a chi ha ospitato o a chi ha raccontato questi fatti. Partono le solite authority, i soliti consigli di amministrazioni, le solite commissioni parlamentari di vigilanza. Tutti organismi politici dove ci sono dentro D'Alema, Fassino, Berlusconi, Fini, Mastella, travestiti tramite i loro emissari, che aprono pratiche, minacciano sanzioni, annunciano codici. Addirittura denunciano violazioni che nessuno ha mai commesso perché i codici li conoscono soltanto loro e le regole le conoscono soltanto loro. Io personalmente una regola conosco: verificare se una cosa è vera, accertarmi se sia interessante. Se è vera ed interessante, dirla. L'unica regola che conosco è che non bisogna violare il codice penale. Qualcuno ritiene che l'abbia violato? Lo dimostri in Tribunale. Qualcuno ritiene di avere qualcosa da rispondere? Risponda. Non ho sentito nessuna risposta, solo tante parole al vento. Segnatevi anche questa: contraddittorio. Fabio Fazio è l'intervistatore, io l'intervistato. La cosa accade tutti i sabati e le domeniche sera, si chiama intervista. Prevede che uno faccia le domande e l'altro dia le risposte. In questo caso hanno detto che ci voleva il contraddittorio, una terza persona - non so, la Finocchiaro o Schifani sotto la poltrona - che sbuca fuori per dire di starmi zitto o che sto raccontando balle. Ma questo non è mai avvenuto in nessuna intervista! Tra l'altro al presidente del Senato non mancano i mezzi, basta che faccia un gesto e si ritrova tutte le telecamere ai suoi piedi pronte a riferire qualunque sospiro esca dalla sua bocca. Perfino quando annuncia una lotta solenne e feroce alla mafia, che verrebbe anche meglio se uno non fosse socio dei mafiosi, ma non si può avere tutto dalla vita. La cosa che più mi ha fatto piacere è che questa manovra per screditare chi racconta i fatti non è andata a buon fine: chi riesce a conquistarsi una credibilità col proprio lavoro, con la propria serietà, alla fine ottiene quei famosi riconoscimenti dal basso di cui parlava Enzo Biagi, che sono incompatibili con i riconoscimenti dall'alto. Si deve scegliere: se li vuoi dal basso non li avrai dall'alto, e viceversa. Quindi, svanita la manovra, mi rimangono alcuni messaggi che mi sono appuntato. Uno viene da un mio amico che lavora alla Rai a Londra il quale mi ricordava che, a differenza che nella sua azienda, in Inghilterra quando un giornalista del servizio pubblico, la BBC, viene attaccato succede esattamente il contrario di quanto accade in Italia. Nel 2004 alcuni giornalisti della BBC fecero emergere il dossier Irak, cioè il dossier di bugie organizzate dal governo Blair d'intesa col governo Bush per mentire ai popoli occidentali, raccontare le balle delle armi di distruzione di massa mai trovate e dei rapporti tra Bin Laden e Saddam Hussein che non esistono. Quando andò in onda questo scoop il governo attaccò questi giornalisti. Bene, il presidente e il direttore generale della BBC, servizio pubblico radiotelevisivo pagato con i soldi degli inglesi, anziché prendersela con i giornalisti che li avevano messi in difficoltà con i loro scoop sul governo, si dimisero per difendere i loro cronisti. Da noi avete visto cos'hanno fatto i vertici della Rai, hanno detto che io avevo fatto qualcosa di inqualificabile, evidentemente perché non sono abituati a sentir raccontare la verità mentre quando vedono uno scendiletto che mette il microfono sotto il naso del presidente Schifani per chiedergli come agevolare il dialogo... beh quello gli piace, gli sembra un'intervista vera. Lì non chiedono il contraddittorio e neanche le domande! E' una questione di abitudine. Quando parlano di BBC, se la guardassero almeno un paio di secondi al giorno per capire così un servizio pubblico radiotelevisivo. Altra cosa che mi ha fatto piacere è che molti mi hanno mandato delle citazioni, delle frasi, degli articoli e persino dei detti. Vorrei concludere con un detto catalano che una studentessa di Barcellona in Italia per una borsa di studio mi ha mandato, insieme a uno di Paul Valéry che già conoscevo. Il detto di Paul Valéry è: "c'è un solo modo per vedere realizzati i propri sogni: svegliarsi". C'è un altro detto di Paul Valéry: "se non riesci a demolire il ragionamento, cerca almeno di demolire il ragionatore". La stessa cosa avviene quando non riesci a demolire i fatti, che hanno una loro forza intrinseca, cerca almeno di demolire chi li ha raccontati. Infine, il detto catalano, che questa ragazza mi ha segnalato dicendomi che non le viene in mente niente di più preciso per descrivere la situazione che sta vivendo in Italia, la qual cosa la sgomenta parecchio. E con questa vi lascio: "ci pisciano addosso e ci dicono che sta piovendo". Ciao, a lunedì prossimo."
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agb ««Per lætitiam...intelligam passionem qua mens ad majorem perfectionem transit» (Spinoza, Ethica, III, XI, Scholium) |
Biuso |
Inserito il - 13/05/2008 : 14:20:02 Sembra non esserci fine alla sicula vergogna. L'amico di Brusca va in Senato.
Repubblica difenderà anche questo nuovo senatore?
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Biuso |
Inserito il - 13/05/2008 : 09:30:47 Ho letto con amara costernazione l'articolo cerchiobottista di Giuseppe D'Avanzo sull'odierna Repubblica. Se anche questo giornale si accoda al giustificazionismo delle anime belle, è proprio finita. Credo che io, voi, D'Avanzo e ogni siciliano che abbia gli occhi un poco aperti sappia bene come certi politici d'alto bordo delle nostre terre siano assai più che contigui alle mafie. Non solo: chi fra questi giornalisti "liberi ed equilibrati" ricorda che Andreotti NON è stato assolto dall'accusa di associazione mafiosa ma è stato prescritto (e quindi riconosciuto colpevole)? Ciò che emerge è la classica punta ma ora anche Repubblica vuole inabissarla.
Ha detto bene ieri Bruno Piazzese riferendosi a quel giornale: chi lo compra paga due volte: una all'edicolante, l'altra con le tasse che vanno a sostenere il finanziamento pubblico alla stampa. Una delle tante vergogne di questo Paese. Per fortuna c'è la Rete, ancora indomabile (per quanto?).

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Biuso |
Inserito il - 12/05/2008 : 15:21:23 Stamattina -anche su richiesta della Presidenza- ho invitato gli studenti a dedicare la seconda ora di lezione alla presentazione in Aula Magna di un libro nel quale Filippo Conticello ha raccolto le testimonianze di imprenditori di tutta la Sicilia che si rifiutano di pagare il pizzo alle cosche mafiose.
E' stato un bellissimo incontro, nel quale di è parlato anche di Berlusconi e di Travaglio. Ne ho scritto su girodivite: L'Isola che c'è

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antonio |
Inserito il - 12/05/2008 : 11:25:00 La mediocrità del potere politico ora in auge, che pervade perfino gli esemplari che hanno costituito il governo ombra, è chiara ed evidente anche per il fatto che a loro delle elite non importa nulla: non sono un problema e non fanno paura; ciò che conta è solo la massa dei senza testa che non riescono ad averne una neanche nella somma delle loro pseudoindividualità (e, del resto, quando una massa avrebbe mai avuto una testa?). Noto inoltre che grado di libertà vi è in Italia: uno dei pochi giornalisti non prezzolati o supinamente servi compiacendosi del fatto di esserlo viene attaccato per aver disonorato un uomo d'onore e l'opposizione (Di Pietro non costituisce alcuna opposizione, è altro rispetto a questo sistema politico e mi piace pensarlo come non in relazione con esso) corre a incensare l'esponente dell'onorata società. Ma l'obiezione più inteligente è stata presentata dallo stesso Travaglio: siamo in un paese ridicolo (questo lo dico io); si è limitato a dire quanto già scritto e pubblicato su dei libri e lo si attacca perchè osa dirlo in tv. Allora è vero che la televisione possiede un potere ontologico, in quanto conferisce realtà e pertanto pericolosità ad enunciati che se espressi con altri mezzi di comunicazione di fatto non esistono. Mi chiedo quante persone in Italia abbiano la percezione dell'ingiustizia che sta subendo Travaglio e con lui tutti coloro che non pensano un gran bene di Schifani: forse noi non abbiamo ancora capito che ci sono ormai Paesi di più scarsa tradizione democratica e liberale che ci hanno superato per libertà. Viva l'Italia!
Antonio Trovato |
Biuso |
Inserito il - 11/05/2008 : 18:24:35 | Biuso ha scritto:
E' un po' lungo. Leggetelo quando avrete tempo, aiuta a capire chi è il nuovo presidente del Senato e in quale gorgo stiamo precipitando. E' tratto da "I Complici - tutti gli uomini di Bernardo Provenzano da Corleone al Parlamento" di Lirio Abbate e Peter Gomez, Fazi Editore, 2007.
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La risposta di Travaglio alle accuse ricevute dopo aver ricordato in televisione alcuni dei fatti narrati in questo libro. Un attentato inaudito all'onore di Schifani, subito condannato a destra e a sinistra... La dolce dittatura berlusconiana eliminerà una alla volta le voci che possono arrivare alle masse. Rimarranno -speriamo- questi nostri spazi telematici, che i potenti sanno bene essere del tutto elitari (tra quattro amici "idealisti", "sognatori", "fessi"...) e dunque altrettanto ininfluenti.
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Biuso |
Inserito il - 09/05/2008 : 08:49:30


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Biuso |
Inserito il - 01/05/2008 : 12:13:23 E' un po' lungo. Leggetelo quando avrete tempo, aiuta a capire chi è il nuovo presidente del Senato e in quale gorgo stiamo precipitando. E' tratto da "I Complici - tutti gli uomini di Bernardo Provenzano da Corleone al Parlamento" di Lirio Abbate e Peter Gomez, Fazi Editore, 2007.

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"Schifani disse a La Loggia: 'senti Enrico, dovresti telefonare a Nino Mandalà, perché ha detto che a Villabate Gaspare Giudice non ci deve mettere piede... e quindi c'è la possibilità di recuperare Nino Mandalà, telefonagli'. Il mafioso è quasi divertito. Tanta confusione intorno al suo nome in fondo lo fa sentire importante. Alzare la voce con i politici è sempre un sistema che funziona. E, secondo lui, anche Renato Schifani ne sa qualcosa. Dice Mandalà: 'Simone, hai presente che Schifani, attraverso questo [il candidato di Misilmeri]... aveva chiesto di avere un incontro con me, se potevo riceverlo. E io gli ho detto no, gli ho detto che ho da fare e che non ho tempo da perdere con lui. Quindi, quando ha capito che lui con me non poteva fare niente, si è rivolto al suo capo Enrico La Loggia che, secondo lui, mi dovrebbe telefonare. Ma vedrai che lui non mi telefonerà. Mi può telefonare che io, una volta, l'ho fatto piangere? Nell'auto di Simone Castello la domanda del boss di Villabate è seguita da qualche secondo di silenzio. Poi le microspie dei carabinieri registrano la storia di un'amicizia tradita. Una storia di mafia in cui i capibastone minacciano e i politici, terrorizzati, chiedono piangendo perdono. Mandalà la narra con astio, tutta d'un fiato. Torna con la mente al 1995, l'anno in cui suo figlio Nicola era stato arrestato per la prima volta. Accusa La Loggia di averlo lasciato solo, di averlo 'completamente abbandonatoì, forse nel timore che qualcuno scoprisse un segreto a quel punto divenuto inconfessabile: lui e Nino Mandalà non solo si conoscevano fin da bambini, ma per anni erano anche stati soci, avevano lavorato fianco a fianco in un'agenzia di brokeraggio assicurativo. 'Non mi aspettavo che dovesse fare niente, che dovesse fare dichiarazioni alla stampa, ma almeno un messaggio, 'ti do la mia solidarietà', [mr lo poteva mandare]. Stiamo parlando di un rapporto che risale alla notte dei tempi, quando eravamo tutti e due piccoli - lui è più piccolo di me - [nemmeno] mi ricordo quando ci siamo conosciuti. [Ma] suo padre... era mio padre, lui era un cristiano con i cazzi, non [come] questo pezzo di merda... [Poi siamo stati] soci in affari perché abbiamo avuto assieme una società di brokeraggio assicurativo, lui presidente e io amministratore delegato. [Andavamo] in vacanza assieme...' Il portaordini di Provenzano cerca d'interromperlo, sembra voler tentare di calmarlo: 'Va bene, magari è il presidente [dei senatori di Forza Italia e non si può esporre]...' #8216;D'accordo, però, dico, in una situazione come questa... Dio mio mandami un messaggio. [Poteva farlo attraverso] 'sto cornuto di Schifani che [allora] non era [ancora senatore], [ma faceva] l'esperto [il consulente in materie urbanistiche] qua al Comune di Villabate a 54 milioni [di lire] l'anno. Me lo aveva mandato [proprio] il signor La Loggia. Lui [Schifani] mi poteva dire, mi chiamava e mi diceva:'Nino vedi che, capisci che non si può esporre però è con te, ti manda [i saluti]'. No, e invece non solo non mi manda [a dire] niente lui, ma Schifani...' 'Dice che non ti conosce...' 'Schifani, quando quelli là in Forza Italia, gli chiedono 'ma che è successo all'amico tuo, al figlio dell'amico tuo' risponde 'amico mio?...no, manco lo conosco, lo conosco a mala pena'. [Così] il signor Schifani [quando veniva a Villabate] per motivi di lavoro [la consulenza per il Comune] vedeva a me e, minchia, scantonava, scivolava, si spaventava come se... come se prendeva la rogna, capisci? Poi, un giorno, dopo la scarcerazione di Nicola, [io e La Loggia] ci siamo incontrati a un congresso di Forza Italia. Lui viene e mi dice: 'Nino, io sai per questo incidente di tuo figlio...'. Gli ho detto: 'Senti una cosa, tu mi devi fare una cortesia, pezzo di merda che sei, di non permetterti più di rivolgermi la parola'. 'Ma Nino, ma è mai possibile che tu mi tratti così?'. 'E perché come si deve trattare? Perché non è possibile spiegarmelo. Chi sei?' 'No, ma io non dico questo, ma i nostri rapporti...' 'Ma quale rapporto.' 'Senti possiamo fare una cosa, ne possiamo parlare in ufficio da me?', #8216;Si perché no...' E ci siamo trasferiti in via Duca della Verdura [lo studio di La Loggia]. [...] Da un certo punto di vista l'astio dell'avvocato Mandalà è perfettamente comprensibile. Lui Schifani e La Loggia li aveva sempre considerati degli amici, tanto che erano stati tra gli ospiti importanti del suo secondo matrimonio, avvenuto nei primi anni Ottanta. A quell'epoca Nino Mandalà era appena rientrato in Sicilia da Bologna, dove lavorava nel mondo delle concessionarie d'auto e dove anche suo figlio Nicola era nato. Con loro aveva fondato la Sicula Brokers, una strana società in cui i suoi futuri leader di Forza Italia sedevano fianco a fianco di imprenditori di odor di mafia e boss di Cosa Nostra. A scorrere le pagine ingiallite di quei documenti societari c'è da rimanere a bocca aperta: la Sicula Brokers viene creata nel 1979 e tra i soci, accanto a Mandalà, La Loggia e Schifani, compaiono i nomi dell'ingegnere Benny D'Agostino, il titolare delle più grandi imprese di costruzioni marittime italiane, poi condannato per concorso esterno in associazione mafiosa, e di Giuseppe Lombardo, l'amministratore delle società di Nino e Ignazio Salvo, i re delle esattorie siciliane arrestati nel 1984 da Giovanni Falcone perché capi della famiglia mafiosa di Salemi. La Sicula Brokers è insomma una società simbolo di quella zona grigia nella quale, per anni, borghesia e boss hanno fatto affari. Palermo del resto è sempre stata così: nel dopoguerra i mafiosi erano i campirei dei ricchi, erano gli uomini di fatica ai quali la borghesia e l'aristocrazia delegavano l'amministrazione delle terre e dei beni. Un rapporto quasi simbiotico, spesso caratterizzato da reciproci scambi di favori. Ecco quindi che Benny D'Agostino, il socio di La Loggia, Schifani e Mandalà, viaggia nei primi anni Ottanta in Ferrari con don Michele Greco, il 'papa della mafia'; ospita nelle sue proprietà i latitanti; si dedica con i prestanome di Provenzano, come il boss Pino Lipari, al controllo della spartizione degli appalti pubblici. Ecco quindi che il senatore Giuseppe La Loggia, il padre di Enrico, stando al racconto di Mandalà, si presenta da un capomafia come Turiddu Malta per domandare il suo appoggio elettorale. Un fatto quasi normale per l'epoca, tanto che del sostegno dato da Cosa Nostra a La Loggia senior parlerà anche Nick Gentile, un pezzo da novanta nella Cosa Nostra made in USA, consigliere di Al Capone e Lucky Luciano. [...] Il problema è che la mafia, al contrario della politica, non dimentica. Anche a distanza di anni, anzi di decenni, è difficile scrollarsi di dosso certi rapporti, certe antiche relazioni. Ed è difficile anche per Enrico La Loggia che pure, a metà degli anni Ottanta, fa parte come assessore della prima giunta del sindaco Leoluca Orlando e, per diretta ammissione di Nino Mandalà, in quelle vesti risponde di no alle sue richieste di aiuto. Così le vittorie elettorali di Forza Italia nelle zone di Villabate e Bagheria, feudi di Provenzano e della famiglia Mandalà, diventano pericolose. Francesco Campanella, che osserva quanto accade dalla sua poltrona privilegiata di presidente del consiglio comunale, se ne accorge quasi subito. Nel 1994 l'avvocato Nino Mandalà sbandiera i suoi legami importanti. Se ne fa vanto. Dice a Francesco di avere'strettissimi rapporti con il senatore', gli parla del suo matrimonio al quale anche lui e Schifani avevano partecipato, e Campanella capisce che non mente. Il nuovo segretario comunale viene scelto dal sindaco Navetta su #8216;segnalazione di La Loggia' e la stessa cosa accade con Schifani: 'I rapporti tra loro erano ancora ottimi durante l'inizio dell'attività politica del Mandalà nel '94, tant'è vero che La Loggia era il suo riferimento all'interno di Forza Italia [...]; a un certo punto Schifani fu segnalato da La Loggia come consulente e quindi nominato dal sindaco come esperto in materia urbanistica. [...] Le quattro varianti al piano regolatore di cui abbiamo parlato, parco suburbano, la variante commerciale, la viabilità, furono tutte concordate dal punto di vista anche di modulazione, di componimento, insomma dal punto di vista giuridico con lo stesso Schifani'. [...] Lì Mandalà organizzò tutto per filo e per segno interagendo in prima persona. [...] Mi disse che aveva fatto una riunione con Schifani e con La Loggia e che aveva trovato un accordo per il quale i due segnalavano il progettista del piano regolatore generale, incassando anche una parcella di un certo rilievo [...]. L'accordo, che Mandalà aveva definito con i suoi amici Schifani e La Loggia, era quello di manipolare il piano regolatore, affinché tutte le sue istanze - che poi erano [la richiesta] di variare i terreni dove c'erano gli affari in corso e addirittura di penalizzare quelle della famiglia mafiosa avversaria o delle persone a cui si voleva fare uno sgarbo - fossero prese in considerazione dal progettista e da Schifani [...] Cosa che avvenne, perché poi cominciò questa attività di stesura del piano regolatore e io mi trovai a partecipare a tutte le riunioni che si tennero con lo stesso Schifani, qualche volta allo studio di Schifani e qualche altra volta al Comune. Io [poi] partecipai anche alle riunioni, più tipiche della famiglia mafiosa, in cui Schifani non c'era...' [...] Il clan di Villabate si butta a capofitto nell'affare. Dal Nord torna il costruttore che se ne era andato dal paese quando era scoppiata la faida con i Montalto. Si mette in società con Nino Mandalà, assieme a lui contatta tutti i proprietari degli appezzamenti di terreno che sarebbero dovuti diventare edificabili e fa loro firmare dei preliminari di vendita. In buona sostanza la mafia si accaparra tutte le zone in cui si potrà costruire. In un incontro con il sindaco Navetta e i due Mandalà, Francesco discute il piano regolatore e 'gli inserimenti fatti dal progettista con i pareri di Schifani'. Domanda il pubblico ministero [a Francesco Campanella]: 'Io volevo capire questo: le risulta che Schifani fosse al corrente all'epoca degli interessi di Mandalà in relazione all'attività di pianificazione urbanistica del Comune di Villabate?' 'Assolutamente sì, il Mandalà mi disse che aveva fatto questa riunione con La Loggia e con lo stesso Schifani e l'accordo era appunto nominare, attraverso loro, questo progettista che avrebbe incassato questa grossa parcella che in qualche modo avrebbe condiviso con lo stesso Schifani e La Loggia [...]' 'Quindi la parcella non sarebbe andata soltanto al progettista?' 'No, il progettista era il titolare di un interesse economico che era condiviso dallo stesso Schifani e La Loggia'. [...] '...però rimane da capire, signor Campanella, esattamente in che epoca si collocano o si colloca, se colo una, quella riunione tra Mandalà, La Loggia e Schifani in relazione alla pianificazione urbanistica del Comune di Villabate'. 'Questa si colloca sicuramente in epoca successiva all'arresto di Mandalà Nicola, nell'epoca in cui stavamo adottando questi atti...
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Biuso |
Inserito il - 27/04/2008 : 10:14:44 | Biuso ha scritto:
Le conseguenze possono essere sostanzialmente due:
- il commissariamento, primo passo verso la liquidazione, ed è «chiaro che gli effetti del commissariamento sarebbero terribili: flotta falcidiata e circa 7.000 persone che perderebbero il lavoro. Inoltre se la compagnia si fermasse anche solo per un paio di giorni o andasse in amministrazione straordinaria senza avere garanzie finanziarie di rilancio, il rischio di crac diventerebbe reale: si bloccherebbero le prenotazioni e i noleggiatori di aerei ritirerebbero i jet in affitto alla Magliana, circa un quarto della flotta». - un "prestito ponte", e cioè lo scaricare ancora una volta sull'intera collettività i costi di una gestione tutta clientelare, partitica, assistenzialistica della Compagnia di bandiera: «un "buco nero" costato alla collettività 15 miliardi in 15 anni, 270 euro per ogni cittadino, neonati compresi»
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Delle due soluzioni, il grande promettitore della riduzione fiscale -bugiardo come sempre- ha scelto quella che "mette le mani nelle tasche degli italiani". Altri soldi pubblici, cioè di noi tutti, buttati nel nulla del fallimento Alitalia invece che nella ricerca, nella scuola o nella sanità...
Lo rileva anche Scalfari su Repubblica di oggi.
---------------- Berlusconi - non il governo Prodi che non c'è più - ha buttato nella fornace Alitalia 300 milioni presi dalle casse pubbliche per guadagnare tre o quattro mesi di tempo.
In attesa di chi e di che cosa? Alitalia non può esser rimessa in piedi da sola. Non è una questione di soldi ma di imprenditorialità e di dimensioni. Non esiste neppure una remota probabilità di una compagnia aerea italiana che abbia da sola un ruolo internazionale.
Aeroflot è una compagnia regionale e statale ancor più piccola del rottame Alitalia. Lufthansa pone condizioni ancora più severe di quelle di Air France.
Gli italiani chiamati da Berlusconi a contribuire alla cordata patriottica si riducono a Ligresti e forse a Tronchetti Provera. Se tra tutti e due metteranno insieme 150 milioni sarà un miracolo. Le banche tireranno fuori un finanziamento solo se ci sarà un piano industriale.
Bruxelles non accetterà mai un aiuto di Stato per rianimare un moribondo, l'ha già concesso una volta e non è servito a niente. Londra, Berlino, Parigi son lì a vigilare perché una violazione delle regole europee in un settore strategico come l'aeronautica non avvenga. Tutta questa incredibile storia è la degna inaugurazione del Berlusconi-ter. Bossi se ne frega, il Nord secessionista vola benissimo con i suoi aeroporti padani.
Da lui Berlusconi non avrà nessun aiuto per Alitalia ladrona. ----------------
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Biuso |
Inserito il - 24/04/2008 : 15:02:22 Questa stagione è aperta da tempo. Tra gli eletti della destra in Parlamento, il 56% è composto da avvocati. Hanno forze bastanti per fare causa a tutta Italia.
Un altro modo per intimorire le pochissime voci libere. Anche questo è l'Italia e la sua "Giustizia".
Uno dei libri più scientifici dedicati all'antropologia italica è Pinocchio, non solo e non tanto per la trionfante e pervasiva bugia ma per molti dei suoi episodi: quando Pinocchio viene picchiato e derubato, il giudice lo spedisce in prigione. Amara ma realistica metafora.
agb ««Per lætitiam...intelligam passionem qua mens ad majorem perfectionem transit» (Spinoza, Ethica, III, XI, Scholium) |
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